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Data: 05/03/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
«Gran Sasso, stagione ormai finita»

Sale la rabbia degli operatori economici del Gran Sasso, dopo la nuova chiusura della seggiovia Fontari, su disposizione dell'Ufficio speciale trasporti a impianti fissi di Pescara (Ustif) del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che ha chiesto nuovi controlli all'impianto, dopo quelli effettuati il 20 febbraio scorso sulle morse della seggiovia. Scuole sci, albergatori, gestori di bar e ristoranti, arrabbiati e sfiniti dai giorni di chiusura e dai mancati incassi, si sono incontrati ieri per fare un punto della situazione, a un mese esatto dall'avvio della stagione. «Il 15 gennaio avevamo stimato una perdita di incassi pari a 150 mila euro afferma Luigi Faccia istruttore della scuola sci Assergi Gran Sasso e presidente di Progetto Montagna Ora sarà salita ulteriormente. Ci siamo riuniti per approfondire alcune questioni, ma la rabbia è tanta nei confronti di chi sta uccidendo il Gran Sasso. Qui non si tratta solo delle attività commerciali del posto, ma di tutto l'indotto che gli ruota intorno. La stagione è ormai finita, anzi, non è mai iniziata». «Il Gran Sasso è economicamente morto. Abbiamo una montagna bellissima, conosciuta e amata a livello nazionale, ma siamo riusciti ad ucciderlo aggiunge - Ci vuole tanto per costruire un'immagine, ma un secondo per distruggerla». Gli operatori nei mesi scorsi hanno inoltrato a Comune e Regione due richieste di stato di calamità ma, come specifica Faccia, sono rimaste lettera morta. «Nessuno ci ha mai risposto precisa Abbiamo fatto la prima richiesta al Comune a gennaio, quando non c'era neve. Eravamo l'unica stazione del centro sud che, pur essendo la più alta non aveva neve, perché non abbiamo l'innevamento programmato. La seconda è stata inoltrata a Comune e Regione subito dopo i terremoti di gennaio e le abbondanti nevicate, ma anche questa è rimasta senza risposta». In relazione alla vicenda della seggiovia Fontari Faccia sottolinea: «Sappiamo tutti che è ormai vecchia. Si doveva cambiare 5 anni fa, quando si poteva. Ma allora scoppiò il caso dei vincoli perché, come si sa, nella zona di un sito di interesse comunitario si può solo sostituire l'esistente, e siccome il progetto era a variante sia in lunghezza che di tracciato, lo hanno fucilato subito. E le responsabilità sono di chi amministra». «Se la montagna sta morendo è per l'inefficacia e l'incapacità di gestire i processi di sviluppo al momento giusto aggiunge E le responsabilità sono dell'amministrazione comunale e del gestore se siamo in balia degli eventi. Quando è arrivata la neve a gennaio sono caduti due tralicci. Il Comune ha 1.2 milioni di fondi in bilancio dal 2013 per realizzare i sottoservizi e un progetto pronto dal 2014, ma i lavori non sono mai iniziati».

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