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Pescara, 25/11/2024
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Data: 05/03/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Politica in fibrillazione - Con la scissione del Pd sale la voglia di sinistra. Chi va e chi ci pensa. Melilla aderisce ai Democratici e progressisti alla Camera. Mazzocca, Sclocco e l’ex M5S Bracco meditano il passaggio. Alfano scioglie Ncd, c’è già chi si sfila. In soffitta metà delle vecchie sigle In Regione ci sono 10 partiti, nei comuni centinaia di liste.

PESCARA C’è chi ha rotto gli indugi. Come Gianni Melilla, già deputato (abruzzese) di Sel e Sinistra italiana, che domani formalizzerà l’adesione alla Camera al gruppo dei Democratici e progressisti. E chi invece è ancora in fase di riflessione. Come il sottosegretario alla presidenza D’Alfonso Mario Mazzocca (Sel), l’assessore regionale Marinella Sclocco e l’ex grillino Leandro Bracco. Tutti alle prese con una riflessione, in alcuni casi sofferta, aperta dalla scissione consumatasi nel Partito democratico. E che, anche in Abruzzo, sembra destinata a sfociare in una serie di addii. Dai piani alti della politica nazionale fino a quelli più bassi, ma cruciali per gli equilibri sul territorio, dei singoli consigli comunali. «Considero più giusto impegnarmi nella costruzione di una sinistra più larga, popolare e plurale che non si confini in una dimensione di residualitá e inefficacia», dice a Il Centro Melilla spiegando le ragioni della sua scelta. Che punta a costruire «un nuovo centrosinistra» come risposta «alla disgregazione politica e alla delusione che ha spinto tanti cittadini ad astenersi alle elezioni», sulla scia della sfiducia «nella possibilità di cambiare l’ordine sociale ed economico che ha allargato a dismisura le diseguaglianze». Un progetto che, insieme agli ex Pd e all’area progressista di Giuliano Pisapia, «deve partire dal basso» per «costruire il campo largo del centrosinistra» e superare «le politiche renziane». Dal jobs act alla buona scuola, cancellando i «regali fiscali» alle multinazionali del web, insiste Melilla. Insomma, una risposta ad una «domanda di cambiamento» restituendo «voce ai lavoratori, ai disoccupati, ai ceti medi impoveriti dalla crisi». Un progetto che sta prendendo piede anche in Abruzzo. «Non ho ancora deciso, ma è chiaro che si tratta di un movimento che non può essere sottovalutato, tantomeno dal sottoscritto», ammette Mazzocca. Che, d’altra parte, sottolinenado la sua militanza in Sel, ricorda di non essere mai stato in sintonia con il governo locale. Mentre a leggere l’intervento ospitato ieri sul Centro, nel quale Mazzocca chiede una verifica di maggioranza su una serie di temi a cominciare dal lavoro, non mancano i punti di convergenza con il progetto politico di Democratici e progressisti. Una «riflessione travagliata», la definisce, invece, l’assessore Sclocco, con una militanza ventennale alle spalle tra Pds, Ds e Pd. «Non sono una renziana: ho votato prima Bersani e poi Cuperlo. Tra Emiliano e Orlando mi sento più vicina a Orlando - ammette -. Ma anche lui ha fatto poco quando si è trattato di difendere la sinistra del partito». Non solo. Pesano anche i tanti dubbi sulle questioni di merito: «Dal jobs act ad alcune misure della Buona scuola». Poi c’è l’ex grillino Bracco. «Ci sto riflettendo - conferma -. A livello nazionale gli ex Pd continueranno ad appoggiare il governo Gentiloni, gli ex Sel resteranno all’opposizione: se aderissi potrei continuare a fare opposizione a D’Alfonso come ho fatto finora». Ma se alla fine tutti e tre dovessero seguire gli “scissionisti” del Pd che ripercussioni ci sarebbero sulla tenuta della giunta e della maggioranza in Regione? Nessuna a giudicare dalle risposte. «Le dinamiche regionali e quelle nazionali sono due cose distinte», assicura Mazzocca. «Il nuovo soggetto si colloca comunque nel centrosinistra, se vi aderissi continuerei a sostenere D’Alfonso. Cambierei casa ma non quartiere», conclude Sclocco. E anche per Bracco non ci sarebbero scossoni: «Piuttosto resta da capire cosa succederà alle primarie del Pd del 30 aprile: se, come temo, Renzi sarà confermato gli spazi per un’intesa volta alla nascita di un Ulivo 2.0 con chi quel Pd lo ha lasciato si ridurrebbero drasticamente».

Alfano scioglie Ncd, c’è già chi si sfila
Chiavaroli: «Riaggreghiamo i moderati». Ma Di Primio: «Resto nel centrodestra»

CHIETI Non è una fine, piuttosto un’evoluzione, una fase per cercare «di fare una cosa più grande, in grado di riaggregare tutti coloro, che come noi, si riconoscono nei valori popolari, liberali e moderati». Lo dice il sottosegretario alla Giustizia, Federica Chiavaroli, coordinatore regionale dell’Ncd di Angelino Alfano, in vista dell’appuntamento del 18 marzo, quando, come ha annunciato il ministro degli esteri, il partito sarà sciolto. «Non è assolutamente una scissione», prosegue Chiavaroli, «perché il progetto che Alfano presenterà il 18 è quello dell’evoluzione. In Abruzzo non cambierà nulla», assicura il sottosegretario, «e anche a livello politico locale non ci dovrebbero essere ripercussioni. Del resto, è una strada che qui in Abruzzo, in particolare per quanto riguarda le elezioni alla Provincia di Chieti, abbiamo in parte già anticipato, con la presentazione di una lista di amministratori che si sono presentati dandosi una connotazione alternativa a quella classica». Un progetto, sottolinea ancora il sottosegretario, «che serve per creare una grande casa, in grado di dare risposte e voce a tutta una serie di esigenze, di persone, che oggi non si sentono rappresentate dagli schemi tradizionali in campo». Chiavaroli, chiaramente, ne farà parte a pieno titolo. «Qui in Abruzzo non so dire se qualcuno pensa di fare un passo indietro. Ci sono state, in passato, voci critiche rispetto a un appoggio a governi con il centrosinistra, ma adesso questo progetto lancia una strada autonoma. Non so come decideranno di collocarsi quelli che avevano espresso perplessità». Intanto, in attesa del 18, a Roccaraso il 10, 11 e 12 marzo si tiene la Winter School di formazione politica, promossa dalla Fondazione “Costruiamo il futuro” presieduta dall’onorevole Maurizio Lupi, che vedrà la partecipazione, tra gli altri, dei ministri Costa, Alfano e Lorenzin, di tutti i parlamentari di Ncd, di numerosi imprenditori e di 250 giovani provenienti da tutta Italia. A mettere le distanze rispetto al nuovo soggetto politico che si sta affacciando all’orizzonte, senza fraintendimenti di sorta, è il sindaco di Chieti, Umberto Di Primio, che già in passato aveva assunto posizioni critiche rispetto all’appoggio, reiterato, ai governi di centrosinistra. Al momento si sa Di Primio non sarà con il partito che nascerà dall’Ncd, e non entrerà in Fli. «L’unica parte politica che io posso frequentare», ha detto, «è il centrodestra. Alfano ha scelto di sciogliere un partito che in realtà era già necrotizzato. Non sta facendo niente di particolare». Quando si è trattato di fondare l’Ncd Di Primio si è detto subito disponibile, perché il Pdl era stato sciolto. La scelta era andare con Fi, che in quel momento non gli piaceva, oppure creare un nuovo soggetto politico. «Ora quel momento è passato, non c’è più necessità di sostenere un governo che non è più di emergenza nazionale, perché il governo di emergenza nazionale si chiamava governo Letta», ha aggiunto Di Primio. E forse, è proprio dal vecchio progetto di Berlusconi, quello di creare una nuova classe dirigente che parte dai Comuni, che il sindaco di Chieti vuole ripartire.

In soffitta metà delle vecchie sigle
In Regione ci sono 10 partiti, nei comuni centinaia di liste. Presto cambierà tutto

PESCARA Si è perso il conto delle liste e delle sigle protagoniste della politica abruzzese. Soprattutto il Consiglio regionale è la cartina al tornasole per capire come cambia la fisionomia della politica in casa nostra. Oggi all’Emiciclo i gruppi sono dieci più il gruppo misto. Sette solo rappresentano partiti nazionali: Movimento 5 stelle, Partito democratico, Forza Italia, Centro democratico, Italia dei Valori, Ncd, Sel. Altri tre sono liste civiche: Regione Facile, Abruzzo civico e Abruzzo futuro. Due primi sette gruppi almeno tre sono in dissoluzione: Angelino Alfano il 18 marzo decreterà la fine dell’esperienza del Nuovo centro destra. Nascerà un nuovo soggetto centrista che in Abruzzo potrebbe inglobare quel che resta del Centro democratico e l’Udc guidato nella regione dal sindaco di Fossacesia Enrico Di Giuseppantonio. Un punto interrogativo merita la sopravvivenza dell’Idv, mentre Sel (rappresentato in Consiglio regionale da Mario Mazzocca e in parlamento da Gianni Melilla) è già migrata in massa tra i Democratici e Progressisti, avanguardia parlamentare del nuovo partito al quale sta lavorando Massimo D’Alema che ha dettato anche il nome: Articolo 1, ispirato alla Carta costituzionale (“L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”). Articolo 1 non sarà presente col proprio simbolo alle amministrative ma lo vedremo certamente alle politiche e alle successive regionali. Vedremo invece alle amministrative liste di Abruzzo civico (quando nacque una costola di Scelta civica), una federazione di liste civiche fondata dal giornalista Rai Giulio Borrelli, che alle comunali trova il terreno più fertile per esprimersi. Una cosa è però certa: dopo il congresso Pd niente sarà come prima: dal punto di vista delle sigle e di chi le anima.

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