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Pescara, 24/07/2024
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Data: 06/03/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Tasse, giù quelle sul lavoro. E l’Ue chiede di alzare l’Iva. Il governo alle prese con il Def e la manovrina da 3 miliardi richiesta da Bruxelles. Gentiloni a Domenica In: «La crescita italiana migliora se sale nel Mezzogiorno»

ROMA Un documento di economia e finanza che mandi forte e chiaro all’Europa il messaggio che le riforme non si sono fermate. E un progetto di taglio del cuneo fiscale sul lavoro da inserire nella legge di Bilancio di fine anno. È il piano che l’esecutivo intende seguire nelle prossime settimane per mettere a punto il Def, che farà da cornice anche alla manovra da 3,4 miliardi per correggere i conti e rimettersi in linea con le regole di Bruxelles. Il presidente Paolo Gentiloni, intervistato ieri da Pippo Baudo a “Domenica In”, ha confermato la propensione al taglio del cuneo fiscale: «Dobbiamo rendere gli investimenti più vantaggiosi, dando un’altra spinta sulle tasse del lavoro». Il premier ha espresso la necessità di una legislazione speciale per il Mezzogiorno. «La crescita italiana - ha detto - può migliorare, se si alza la crescita al Sud». Il problema però sarà, come sempre, quello delle risorse, visto che sul 2018 pesano già 19 miliardi di clausole di salvaguardia sull’Iva da sterilizzare, se si confermerà la linea dello stop a qualunque aumento delle tasse. A dire il vero Bruxelles da sempre insiste sull’opportunità di spostare il carico fiscale verso i consumi e vedrebbe di buon occhio un aumento delle aliquote Iva, almeno di quella agevolata al 10%. Lasciarla salire al 13%, come prevede la clausola, consentirebbe infatti, secondo uno studio messo a punto a fine febbraio, di intervenire in modo progressivo proprio sui redditi dei lavoratori dipendenti e degli autonomi, se le risorse venissero utilizzate per introdurre un credito d’imposta. E l’idea di uno scambio Iva-cuneo fiscale sarebbe stata avanzata anche nelle prime riunioni informali sul tema, ma resta lo scoglio politico di una scelta che rischierebbe di essere impopolare. Una riduzione del costo del lavoro che sia sensibile sia in busta paga sia per le imprese (cioè, un taglio di almeno 5 punti) costerebbe diversi miliardi. Si starebbe quindi valutando l’opportunità di applicarlo solo ai neoassunti. L’altra leva per avere risorse a disposizione, oltre alla nuova tornata di revisione di bilancio che andrà delineata tra il Def e l’inizio di maggio, come prevede la riforma del bilancio, sarà quella della flessibilità. Nell’aggiornamento del Def di settembre si indicava infatti per il prossimo anno un rapporto deficit/Pil in discesa all’1,2%, che significherebbe una ulteriore stretta di quasi un punto di Pil, visto che il 2017 si chiuderà al 2,1%. Per ottenere altri sconti da Bruxelles l’esecutivo cercherà di rispondere punto per punto alle perplessità europee sulle riforme: dallo sblocco del nuovo processo penale alla legge sulla concorrenza, che dopo due anni di stallo in Parlamento potrebbe vedere la luce entro la fine di marzo.

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