Spari contro un bus dell'Atac a Fidene, cinque colpi hanno centrato il lato destro del parabrezza anteriore. «Fortunatamente sono illeso e il vetro ha retto e non si è frantumato - ha raccontato l'autista, Michele Liso appena uscito dal deposito di Grottarossa - ma questo non è più un lavoro, ma una guerra». Il fattaccio è avvenuto alle 6,10 di ieri mattina quando il mezzo della linea 336 è entrato nel quartiere e ha imboccato via Radicofani. Qualcuno da dietro una finestra o appostato su un balcone ha preso la mira e ha premuto il grilletto. Sul posto sono arrivate le volanti del commissariato e gli uomini della scientifica, l'arma che ha fatto fuoco per fortuna era caricata a piombini. Enorme lo spavento per il conducente, sotto choc.
IL RACCONTOÈ lui stesso a spiegare come sono andate le cose. «Stamani stavo lavorando sulla linea 336 - racconta in un audio rimbalzato tra i colleghi - arrivato a Fidene a via Radicofani hanno sparato cinque colpi di pistola. Fortunatamente non hanno perforato del tutto il vetro e mi sono salvato. Ma è stata una brutta avventura, poi è arrivata la polizia». Michele dice di avere visto un puntino rosso, un mirino laser puntato su di lui e poi di avere sentito gli spari. «Non si sa da dove questi colpi sono stati esplosi, ma lo spavento è stato tanto - aggiunge -. Era ancora notte. Li avranno esplosi da qualche finestra o balcone, per forza, perché per strada non c'era nessuno. Vedevo un puntino rosso mentre sparavano». E poi l'amara constatazione. «Non ho parole, questo non è un lavoro, ma una guerra... per guadagnare due soldi».
La sera del 16 febbraio, intorno alle 20, un convoglio della Termini-Giardinetti si ferma sul tratto sopraelevato tra le fermate di Ponte Casilino e Porta Maggiore. Un colpo di calibro 22 ha forato il vetro di una carrozza, all'interno non c'è molta gente, ma sale la paura. Il macchinista ha bloccato il convoglio, i passeggeri vengono fatti scendere. Gli inquirenti archiviano la faccenda come una «bravata», ma che poteva costare cara la pelle ai pendolari. Ma tante, troppe sono le bravate che hanno nel mirino bus e treni urbani. Solo qualche giorno prima sulla linea 059 a Tor Bella Monaca un passeggero infuriato perché l'autista non aveva voluto farlo scendere al di fuori di una normale fermata, ha preso l'estintore e lo ha lanciato contro la cabina di vetro.
LE DENUNCE«I mezzi pubblici e, di conseguenza conducenti e macchinisti, sono diventati un facile bersaglio - dichiara Renzo Coppini, segretario del Sul Ct - Chiunque si sente libero di sfogarsi contro i mezzi pubblici: sassaiole, aggressioni giornaliere e ultimamente spari sui treni e sui bus. Non bastano più le nostre denunce al prefetto, le cabine chiuse, il riconoscimento della figura di pubblico ufficiale. Gli autisti non possono continuare a rischiare la vita per 1300 euro al mese». Gli autisti sono pronti a incrociare le braccia: «I delinquenti si sentono padroni assoluti, non esiste certezza della pena. Se dovessero accadere altri fatti del genere, saremo costretti a bloccare l'intero servizio e non faremo più uscire i mezzi dai depositi in base alla legge 146/90 che lo permette in caso di rischio di incolumità per i lavoratori».