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Data: 08/03/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Alitalia, Gubitosi vuole pieni poteri

ROMA Adesso è solo una questione di deleghe. Perché Luigi Gubitosi, che prenderà la cloche di Alitalia subito dopo l'ok al piano industriale, vuole avere mani libere. Per trattare con le banche gli aspetti finanziari, convincere i sindacati a tagliare i costi, chiedere al governo un aiuto su rotte ed esuberi, cercare nuove alleanze. Proposto da Intesa Sanpaolo e Unicredit, che ne apprezzano la capacità e la competenza di risanatore, supportato dal presidente Luca Cordero di Montezemolo, che lo ha presentato agli arabi di Etihad, Gubitosi sta in queste ore sciogliendo gli ultimi dubbi. Vuole infatti il via libera pieno di Abu Dhabi che, secondo i rumors, non ha ancora assimilato l'idea di un presidente esecutivo tutto italiano, forte e determinato. Gubitosi, consapevole della missione e dei rischi, ha infatti chiesto le deleghe sulla finanza, le strategie, il controllo interno, le relazioni sindacali, la comunicazione e le alleanze. Insomma, le leve fondamentali per pilotare la compagnia fuori dalla bufera. Una posizione dura e per certi versi intransigente ma, va sottolineato, che indica anche come il manager napoletano ex Rai, ex Wind e ex Fiat, intenda metterci la faccia.
ULTIMI DUBBI A gli arabi da un lato piace questa voglia di fare e di giocarsi tutto, dall'altra vorrebbero salvare un ruolo per l'attuale ad Cramer Ball, magari per altri sei mesi, affidandogli le competenze relative agli aspetti commerciali. Un modo elegante per non perdere la faccia e assicurare continuità tra passato e futuro. E' quindi probabile che Ball resti al suo posto con un compito ridotto, anche alla luce degli errori strategici compiuti in questi mesi. Non è un mistero che il manager paghi la forte sfiducia del governo italiano, ribadita dai ministri Calenda e Delrio, che non lo considerano adeguato per una fase così turbolenta e difficile.
Di certo Gubitosi, una volta al comando, farà una vera e propria rivoluzione, cambiando tutta o quasi la prima linea dei dirigenti. Sopratutto cercherà di ridare orgoglio e coesione a un'azienda sfilacciata e per certi aspetti priva di punti di riferimento. In queste ore anche il presidente Montezemolo, che presto lascerà l'incarico che ricopre a titolo gratuito, sta mediando tra i soci bancari e Abu Dhabi per chiudere il cerchio il prima possibile.
Una missione iniziata con il viaggio nell'Emirato e che continua in vista del cda di venerdì che, a Milano, approverà, salvo colpi di scena, il piano industriale. La «garanzia» Gubitosi, che vigilerà soprattutto sugli aspetti finanziari, dovrebbe facilitare le cose. Anche in vista del confronto con i sindacati e con il governo sul fronte caldo degli esuberi.
Il piano, dopo la supervisione di Roland Berger, dovrebbe essere più rigido: 20 aerei a terra, rispetto ai 13 indicati inizialmente, non meno di 2 mila tagli al personale (su 12.500). Difficile che il taglio dei costi, come chiedono invece le banche, possa superare già quest'anno i 160 milioni. Anche se Ball avrebbe individuato ulteriori tagli (sempre non relativi al costo del lavoro) che potrebbero essere realizzati nell'arco di piano: la riduzione a regime arriverebbe a circa 300-320 milioni, ovvero oltre il 20% in più rispetto a quanto stimato. A gennaio, secondo i dati illustrati al board, le vendite di biglietti sono aumentate del 7% e il load factor (tasso di riempimento degli aerei) è cresciuto di 4,4 punti percentuali al 78%. L'obiettivo del piano è poi quello di migliorare queste performances, facendo pagare i servizi a bordo nel medio e corto raggio, riducendo le rotte improduttive e incrementando i ricavi sulle tratte internazionali.

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