Se n’è andato zitto zitto, piano piano. Il vice presidente della Saga, Antonello Ricci, ha lasciato il cda con una lettera inviata al presidente Nicola Mattoscio la scorsa settimana (notizia data in anteprima da Mapero’). Un altro che abbandona la barca dalfonsiana? No, dice Antonello Ricci che in fondo meditava di lasciare un minuto dopo essere stato nominato:
“Sono stato nel cda della Saga quando la Regione deteneva il 40 per cento delle quote e presidente era Filippo De Cecco: era all’epoca una società con i conti in ordine, almeno così me la ricordavo. Quando sono tornato ho trovato una società con un disavanzo strutturale, disavanzo che riguarda tutte le società aeroportuali di queste dimensioni, e mi sono reso conto che il campo pubblico è un campo impraticabile, dove le risorse sono poche e c’è bisogno di molto tempo a disposizione”.
Quindi?
“Quindi me ne sono andato per dormire tranquillo”.
Ma in fondo la Saga, così come è messa, ha bisogno di un cda addirittura con cinque membri? E non sarebbe sufficiente un amministratore unico con funzioni da direttore generale visto che è praticamente amministrata dalla Regione? Certo, conviene anche Ricci su questo punto.
Ma in fondo la Saga, più di tantissime altre società, è più che altro un poltronificio. Utile per acquistare visibilità e fare passerelle politiche (basti pensare che oggi i vertici dell’Enac e della Saga faranno una conferenza stampa insieme al presidente della Regione Luciano D’Alfonso per inaugurare i lavori fatti sulla pista dello scalo e per seguire l’evento i giornalisti sono stati costretti ad accreditarsi, come si fa quando viene un presidente della repubblica)
ps: Ecco, poltrone e strapuntini della Saga servono a questo: a fare le passerelle. Niente più