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Pescara, 24/11/2024
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Data: 09/03/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Lo sciopero delle donne - «Insieme più forti per dire no alla violenza»

PESCARA «Tra le prime violazioni dei diritti umani delle donne c’è sicuramente la violenza. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) siamo di fronte a “un problema di salute di proporzioni globali enormi”, che colpisce un terzo delle donne e delle ragazze nel mondo». Una legge queste parole a voce alta dal suo smartphone, due l’ascoltano guardando il telefonino da sopra la spalla dell’amica. E poi si guardano e ripetono: «Un terzo... oh sono tante!». Le tre ragazze sono arrivate da un po’ in piazza della Repubblica, in anticipo rispetto all’ora fissata per l’inizio della manifestazione, le 16, che corona lo sciopero globale delle donne per l’8 marzo, decisa dal gruppo “Non una di meno”, ovvero «Nessuna donna in meno a causa del femminicidio o silenziata o a cui sia impedita la libertà di scelta sul proprio corpo e sulla propria vita», si legge sulla pagina Facebook del movimento. Hanno anche loro tre un tocco di fucsia che spicca sul nero, i colori della protesta, come tutte le donne che arrivano alla spicciolata e si ritrovano sorridendosi l’una con l’altra: chi la sciarpa, chi il rossetto, chi il foulard intorno al capo, chi una spilla di stoffa, un nastro intorno alla fronte, un segno “di guerra” sul volto. Il corteo parte dietro a un camioncino che spara musica dance, aperto dallo striscione con su scritto “Non una di meno”. Le manifestanti hanno bandiere e cartelloni con un ovale ritagliato in cui infilare il volto e sotto scritte come: “Sciopero dalle aspettative di genere”, “Noi l’8 marzo non festeggiamo, noi scioperiamo”“Chi tocca una di noi tocca tutte noi”. La violenza sulle donne è il tema forte della mobilitazione mondiale di questo 8 marzo 2017, e testimonianza dolorosa a Pescara ne sono il volto pallido sotto gli occhiali scuri di Fabiola e Jonathan, la mamma e il fratello di Jennifer Sterlecchini, uccisa a 27 anni dall’ex fidanzato, che sfilano silenziosi tra il sibilo dei fischietti e il rumore di coperchi e tamburelli intorno a loro. Il corteo percorre corso Umberto e qui si anima sotto gli occhi di commesse sorridenti affacciate dai negozi della via dello shopping: «Difficile aderire allo sciopero, sa il lavoro... Ma siamo con loro», assicurano in diverse. Gli striscioni si moltiplicano, fioccano cartelli che affrontano i tanti aspetti della violenza e discriminazione di genere, spesso con ironia tagliente e il supporto di personaggi delle favole Disney: così ecco la strega di Biancaneve sotto lo slogan “Sciopero dalla maternità obbligatoria”, Mowgli e Bagheera con “Sciopero per le famiglie non tradizionali”, Cenerentola e principesse che guarniscono la frase “Sciopero per gli stereotipi di genere”. Saranno 300, forse qualcuna in più. Ci sono anche molti uomini, i più le fotografano mentre ballano fregandosene dei capelli bianchi, mentre fanno tremare i tamburelli in aria, sbattono pentole e coperchi, cantano, ridono, tuffano il viso nella sagoma ritagliata ad hoc di altri manifesti di protesta – contro disparità salariali, diritti e anche ambizioni negati – firmati con la frase di uno spot famoso e che ben si attaglia al senso della sfida per la consapevolezza lanciata dalle donne di tutto il mondo : «Perchè io valgo».

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