AVEZZANO Non si accorge che sua figlia “prende in prestito” il suo cellulare aziendale, lui ne denuncia il furto contro ignoti, ma viene accusato di simulazione di reato e appropriazione indebita, il tutto con l’aggravante di aver commesso il fatto con abuso di prestazione d’opera. Questa la vicenda che ha visto coinvolto C.G., dipendente della società Arpa Spa, ora Tua, e che al termine del processo è stato assolto. I fatti risalgono al 2011, quando l’autista, in servizio a bordo dell’autobus della linea L’Aquila-Avezzano, si rende conto di non essere più in possesso del telefono cellulare aziendale. Così presenta una denuncia. Dopo le prime indagini gli inquirenti scoprono che il telefonino era utilizzato dalla figlia che aveva sostituito la scheda sim aziendale con la propria. Dopo una serie di udienze, l’autista è stato assolto dal giudice del Tribunale di Avezzano, Marco Sgattoni, perché il fatto non costituisce reato. Era difeso dall’avvocato Roberto Verdecchia.