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Data: 10/03/2017
Testata giornalistica: Il Centro
A14, crolla il ponte morti due coniugi. L’auto della coppia è rimasta schiacciata, in ospedale tre operai. Il ministro Delrio istituisce una commissione, inchiesta della procura. E in Abruzzo resta l’incognita sicurezza sull’A24 e sull’A25. Dal Ministero nessuna risposta

ROMA Emidio Diomede e Antonella Viviani viaggiavano sull’autostrada A14 verso Ancona, diretti da Spinetoli, nell’Ascolano, all’ospedale regionale di Torrette, perché lei doveva fare un controllo dopo un intervento chirurgico. Dopo 36 anni insieme la loro storia è stata spezzata da un incidente senza spiegazioni. All’altezza di Camerano (Ancona), dieci chilometri a nord di Loreto e del suo santuario, il ponte numero 167 è collassato di schianto, investendo la Nissan Qashqai bianca su cui viaggiavano, schiacciando l’auto e i suoi occupanti e trascinando nel crollo tre operai che si trovavano sul cavalcavia per eseguire i lavori legati alle opere di ampliamento a tre corsie della A14 nel tratto Ancona sud-Loreto. I due coniugi, titolari di una azienda di confezioni a Colli del Tronto, non hanno avuto scampo. «Erano due persone eccezionali, che il Signore ha voluto troppo presto a sè» li ha ricordati commosso il figlio Daniele. Attorno alle 13 il ponte si è come “scollato” ai lati nel tratto centrale abbattendosi sulla carreggiata: «Non ci abbiamo capito niente, a un certo punto è crollato tutto e ci siamo ritrovati per terra» hanno raccontato due dei tre operai romeni rimasti feriti, O.E., 47 anni, residente a Frascati, che ha riportato la frattura del polso, e I.F., 57 anni, residente a Montecompatri, che ha un trauma cranico, dipendenti della Delabech, l’impresa romana incaricata da Autostrade per l’Italia dei lavori, già eseguiti su altri 19 ponti. Il terzo operaio, anche lui romeno, è stato medicato per lievi contusioni. La struttura crollata, ha spiegato la società Autostrade, era un manufatto provvisorio utilizzato a sostegno del cavalcavia che, contrariamente all’autostrada, era chiuso al traffico dal 28 febbraio e avrebbe dovuto essere riaperto il 15 maggio. Il sollevamento del cavalcavia era stato completato attorno alle 11.30 e al momento dello schianto gli addetti della Delabech (società «specializzata con qualifiche di legge», precisa la nota) stavano eseguendo attività accessorie. Dunque «nessun cedimento strutturale», ma «un tragico incidente, non prevedibile, determinato dal cedimento di pile provvisorie su lavori di innalzamento del cavalcavia, necessari per ripristinare l’altezza rispetto al nuovo piano autostradale» sottolinea Autostrade per l’Italia, affermando che i cavalcavia della rete «sono sicuri» e «costantemente monitorati». Ma le cause della tragedia dovranno essere accertate. La procura di Ancona, che ha disposto il sequestro dell’area, indaga per omicidio colposo plurimo, mentre il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, ha disposto l’istituzione di una commissione ispettiva per capire che cosa è accaduto sulla A14: «Collaboriamo con la magistratura per un rapido accertamento delle responsabilità» ha detto. A chiedere la verità è stata anche la Regione Marche: la vice presidente Anna Casini parla di fatto «inaccettabile che lascia sgomenti» e chiede verifiche sulla stabilità degli altri cavalcavia, mentre il sindaco di Castelfidardo (Ancona) Roberto Ascani definisce «inconcepibile eseguire lavori così senza chiudere la A14».


E in Abruzzo resta l’incognita sicurezza sull’A24 e sull’A25. Dal Ministero nessuna risposta
L’ad di Strada dei Parchi Ramadori: «Abbiamo chiesto l’autorizzazione a trovare
risorse sul mercato per eseguire i lavori più urgenti, ma siamo ancora in attesa»
Il senatore della Lega Crosio: due mesi fa le nostre interrogazioni, ma da allora non è successo nulla

L’AQUILA E in Abruzzo? Sulla questione della sicurezza dei cavalcavia che sorreggono le autostrade A24 e A25, non si è mosso ancora nulla. Nonostante la situazione sempre più allarmante dopo le scosse del 18 gennaio. Sottolineata anche dalle interrogazioni e dagli ordini del giorno presentati, nelle scorse settimane, dai senatori Jonny Crosio e Aldo Di Biagio. IL SILENZIO. C’è un aspetto politico e uno imprenditoriale, ma entrambi riconducibili al silenzio del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, guidato da Graziano Delrio. In questi due mesi non c’è stato nessun segnale, se non vaghe promesse di interventi. «Ha risposto al mio ordine del giorno presentato in Senato», ha detto il parlamentare del centrodestra Di Biagio, «ma nulla di concreto. Ieri su Twitter ho espresso di nuovo tutta la mia preoccupazione, dopo l’episodio della caduta del ponte sulla A14 tra Ancona e Loreto». I SOLDI CI SONO. «Il paradosso è che i soldi sono depositati in un conto vincolato per il pagamento delle rate Anas che, tra l’altro, a seguito di una recente sentenza del Tribunale di Roma, non sembra più dell’Anas ma del ministero delle Infrastrutture», spiega l’amministratore delegato di Strada dei Parchi, Cesare Ramadori. Che riguardo agli interventi più urgenti da mettere in atto indica «il cosiddetto fenomeno di scalinamento degli impalcati», per evitare, appunto, che l’impalcato possa cadere dagli appoggi creando delle discontinuità sul manto di asfalto estremamente pericolose per chi percorre l’autostrada. «Un piccolissimo passo avanti è stato fatto, rispetto a due mesi fa», afferma Ramadori, «ossia la nostra richiesta, al ministero, di autorizzarci a trovare i soldi sul mercato (le banche, ndr), per eseguire i lavori più urgenti. Ma siamo ancora in attesa di una risposta». E in caso di ulteriori fenomeni tellurici importanti, la convinzione dell’ad di Strada dei Parchi non è cambiata: «Le strade in queste condizioni chiuderebbero. Abbiamo già chiuso la A24, anche se per un periodo breve, nel terremoto del 2009, consentendo solo l’ingresso all’Aquila dei mezzi di soccorso. Siamo intervenuti allora per risollevare 160 campate, un lavoro enorme e fatto in breve tempo», conclude Ramadori. Non si riesce a capire, dunque, perché questi soldi, 223,4 milioni di euro, nessuno riesce a smuoverli. MINISTERO FERMO. «Io una mezza idea ce l’ho», dice il senatore della Lega Nord, l’architetto originario di Zurigo, Jonny Crosio, membro della commissione Lavori pubblici di Palazzo Madama. «Non ho mai visto un simile vuoto all’interno del ministero delle Infrastrutture. Un vuoto che il ministro non riesce a riempire, prima soggiogato dalle follie di Renzi, oggi senza alcuna programmazione. Prima, almeno, c’era la Legge Obiettivo, che seppure criticabile, conteneva un programma. Ora non c’è neppure quella». MAGO MERLINO. «Abbiamo chiamato il ministro Delrio e il premier Paolo Gentiloni, a riferire in Parlamento. L’unica cosa che ha saputo dire Gentiloni è stata “non sono mago Merlino”», prosegue il senatore Crosio. Che però, oltre alle critiche, ha anche una proposta operativa: «Intanto cominciamo ad accantonare, come stiamo dicendo da anni, i mega-progetti di lavori pubblici e pensiamo a intervenire sull’esistente, rendendo le strade, le autostrade, le ferrovie, le case e gli edifici pubblici sicuri, vista l’enorme fragilità della nostra nazione e del Centro-Sud in particolare. È come una casa dove il tetto è crollato: si pensa prima a ricostruire il tetto e poi a fare una stanza nuova o un nuovo bagno. Il problema», conclude Crosio, «è che il nostro governo è abituato alle “annunciate”: annunciano le cose, poi non hanno la “benzina” per farle camminare». «Occorre subito una determinazione del governo per la A24 e la A25», chiosa il senatore Di Biagio, «le risorse ci sono. Cosa fa il ministro? Riflette!».

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