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Data: 10/03/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Via al sussidio anti-povertà Lavoro, il voucher si sdoppia

ROMA Il reddito di inclusione è legge. Ieri il Senato ha approvato definitivamente il provvedimento per combattere la povertà che introduce il sussidio di 500 euro al mese per le famiglie in difficoltà. «L'impegno sociale è una priorità del governo» ha twittato il premier Paolo Gentiloni. E per tutta la giornata si sono susseguiti i commenti soddisfatti della maggioranza parlamentare e delle varie associazioni di volontariato, che parlano di «passo storico». Critica l'opposizione che sottolinea le risorse insufficienti.
Complessivamente sono stanziati 2 miliardi quest'anno e altri 2 il prossimo. Si conta di coprire una platea di circa 400 mila nuclei familiari. Per diventare operativa la misura necessita di un decreto attuativo che ieri il ministro del Welfare, Giuliano Poletti, ha promesso di far arrivare «in tempi brevi». Il decreto servirà soprattutto a definire la soglia di reddito Isee che darà diritto al sussidio (dovrebbe essere intorno ai 3.000 euro annui). La misura si rivolge anche ai single, che però riceveranno un massimo di 250 euro al mese. Sono previste priorità per le famiglie con minori, disabili, over 55 disoccupati e donne in stato di gravidanza.
IL LAVORO OCCASIONALE
Passi avanti anche sul fronte dei voucher. La commissione Lavoro della Camera, presieduta da Cesare Damiano, ha infatti messo a punto il cosiddetto testo unico (accorpa numerosi ddl presentati in materia dai diversi schieramenti) e da martedì prossimo inizierà il suo iter. Con la riforma il voucher imbocca la strada del doppio canale: da una parte le famiglie, dall'altra le micro-imprese e i professionisti (entrambi senza dipendenti). Con un terzo committente che già fa discutere: la pubblica amministrazione, che potrà continuare a pagare personale con i buoni lavoro nel caso di eventi eccezionali, calamità e solidarietà. In ogni caso si tratta di uno schema che cambia in modo sostanziale il destino dei tanto discussi buoni lavoro e che il governo «apprezza», come riferisce il ministro del Welfare Giuliano Poletti. Non è comunque un testo chiuso. Anche perché non piace a tutti. Sicuramente non ai centristi, né di Forza Italia né della maggioranza che promettono battaglia nel passaggio al Senato (dove la commissione Lavoro è presieduta da Maurizio Sacconi). Non piace nemmeno alla Cgil, promotrice del referendum per abrogarli. Sia Damiano che la relatrice Patrizia Maestri (Pd) che lo stesso Poletti, hanno sottolineato che il testo è «aperto alle proposte migliorative». Per questo motivo il confronto tra governo e sindacati - avviato ieri - «va avanti».
I DUE CANALI
Per le famiglie il buono lavoro continuerà a costare 10 euro l'ora, di cui 7,5 vanno al lavoratore e il resto ai contributi previdenziali e assicurativi; per le aziende e i professionisti invece il costo si innalza e passa a 15 euro l'ora lordi, un aumento che servirà a dare ai lavoratori una copertura contributiva piena. Ma il doppio canale riguarda anche altri aspetti. La platea di voucheristi: le imprese e i professionisti potranno pescare solo tra studenti under 25, pensionati, disoccupati, disabili, soggetti in comunità di recupero e extracomunitari disoccupati da oltre 6 mesi. Non ci sarà invece nessun vincolo di «status occupazionale» del voucherista per le famiglie.
Un'altra differenziazione riguarda la tipologia di prestazione consentita con i voucher: le famiglie potranno utilizzarli per le attività occasionali domestiche, come le pulizie e le piccole manutenzioni straordinarie, il giardinaggio, lezioni private, baby-sitting, badanti. Nel canale professionale invece si potranno utilizzare i voucher per tutte le attività ad eccezione di quelle rischiose per la sicurezza.
Viene poi introdotto un tetto massimo annuo di voucher che i committenti possono utilizzare: 3.000 euro. Questo tetto si incrocia con quello dei lavoratori: 2.020 euro di compenso dallo stesso committente (come adesso) e 5.000 euro (dai 7.000 attuali) complessivi annui da voucher. Non cambia il regime fiscale: il buono lavoro resta esentasse ed è compatibile con assegni di disoccupazione e cig.
Il testo introduce anche un'altra importante novità: l'azienda beccata a utilizzarli in modo improprio, non solo rischia una sanzione economica tra 600 e 3.600 euro, ma anche «la trasformazione del rapporto di lavoro in natura subordinata a tempo indeterminato».
Lo schema messo a punto dalla commissione Lavoro piace al ministro Poletti: «I contenuti sono vicini a quelli di merito sostenuti dal governo per un intervento radicale di riduzione dell'uso dei voucher». Non dispiace a Cisl e Uil. Lascia sostanzialmente contraria la Cgil: «La presenza della Pa resta un elemento incomprensibile, la definizione delle imprese senza dipendenti è un corridoio scivoloso» dice Susanna Camusso.

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