ROMA Etihad si impegna a garantire in caso di necessità, una ricapitalizzazione di circa 300 milioni sbloccando il piano di salvataggio di Alitalia che dovrebbe vedere la luce mercoledì 15 quando tornerà a riunirsi il consiglio nel quale si procederà anche alla nomina di Luigi Gubitosi presidente esecutivo. Ieri a Milano il cda ha preso atto del piano di rilancio 2017-2019 «serio e realistico», predisposto dall'ad Cramer Ball e rivisto da Roland Berger, dichiarandosi «in linea con gli obiettivi del piano stesso», come recita la nota diffusa al termine, in vista «di una finale approvazione». Prima del board un vertice tra i soci italiani ed Etihad, molto acceso e dibattuto, alla presenza dei vertici di Intesa Sanpaolo e Unicredit, sarebbe servito a riavvicinare le posizioni. Specie sulla manovra finanziaria a supporto del rilancio industriale. Così si è convenuto di approvare la manovra complessiva la prossima settimana e presentarsi, subito dopo, davanti al Ministro Carlo Calenda che ieri sera sarebbe comunque stato avvertito dai banchieri dell'imminente fumata bianca che sventa il default.
Alitalia si trasforma in low cost sul corto raggio cancellando alcune rotte interne e potenziando invece i voli intercontinentali in Asia e America. La trasformazione dovrà puntare al riequilibrio dei conti da conseguire tagliando i costi di circa 190 milioni quest'anno fino a 250 nel 2019 attraverso una riduzione di circa 2 mila dipendenti (circa l'80% di terra) e il ridimensionamento di alcune attività. I ricavi sono stimati in crescita fino a 3,7 miliardi a regime.
I NUOVI IMPEGNI
Per consentire alla compagnia di riprendere quota i soci devono assicurare un sostegno finanziario che costituisca la fase 2 dopo la fase 1 della fine di dicembre, sulla quale è stato siglato l'accordo di moratoria valido fino al 31 marzo. Sulle modalità e impegni della fase 2 la discussione tra banche e arabi sarebbe divenuta turbolenta, specie nelle ultime due settimane quando con forza, i banchieri hanno posto le necessità di una svolta al vertice con l'innesto di Gubitosi, sponsorizzato da Intesa Sp per ridimensionare Ball, le cui prime versioni del piano sono state bocciate.
Il confronto è divenuto braccio di ferro perchè mentre si discuteva di governance, gli istituti hanno scaricato su Etihad il maggior onere finanziario del rilancio. Fino al vertice di ieri quando si sarebbe consumata la mediazione, sulla base del preaccordo di dicembre. Il vettore arabo dovrebbe garantire il contingent equity, cioè di ricapitalizzare in caso di worst scenario, con circa 300 milioni e versare 275 milioni di cassa che si aggiungeranno alla conversione del bond di 210 milioni e all'iniezione di liquidità di 100 assicurate a dicembre.
Intesa Sp, Unicredit, Mps, Popolare di Sondrio, dal canto loro dovrebbero convertire in strumenti finanziari 146 milioni di linee in essere aggiungendo - novità delle ultime ore - i 60 milioni di derivati su cambi. In più dovrebbero aprire il rubinetto di 175 milioni, dopo che, a fine 2016, hanno erogato 87,5 milioni tra factoring (75) e revolving (12,5): Popolare di Sondrio però non avrebbe finora partecipato.