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Data: 10/03/2017
Testata giornalistica: Prima da Noi
La Saga «ha fatto miracoli» ma D’Alfonso chiede lo stesso aiuto agli amici Toto e Tosto. Trasformare la società di gestione pubblica in una mista con capitali privati

ABRUZZO. La famiglia Toto torna a volare? Dopo l‘avventura finita (molto bene) di AirOne c’è la possibilità di ritrovarsi l’imprenditore-amico dentro le partecipazioni della Saga?

In effetti le molte voci che circolano in questi giorni sono alimentate dalle parole del presidente della Regione (che rimane pur sempre una fonte attendibile anche per quello che riguarda i Toto) e dalle mancate smentite.

Il punto è: come fare a far decollare davvero l’aeroporto d’Abruzzo ed il turismo a questo legato? Secondo D’Alfonso -che peraltro ha decantato veri e propri miracoli di risanamento dei conti della società pubblica- occorrerebbe linfa vitale di privati per dare uno scatto in più. Di certo con privati che rischiano in proprio certi svarioni sarebbero vietati...

Così mentre il gruppo della famiglia Toto aspetta di sapere quale sarà il destino del magaprogetto di raddrizzamento della autostrada A24 e A25 si apre anche un altro ‘spiraglio’ d’investimento.

Una nuova avventura, condizionata ad un bando che sarà aperto per saggiare gli umori di altri investitori (ci sarebbe interesse anche da parte di Luca Tosto) per il patron di Air One che nel 2019 riuscì a piazzare la sua compagnia aerea alla nuova Alitalia.

La Cai gli diede immediatamente 300 milioni in contanti, lui ne reinvestì 60 diventando così azionista della “nuova” Alitalia (circa il 5% delle quote). Al momento di rilevare il 49% di Alitalia, Etihad pose tra le condizioni quella scomparsa definitiva di AirOne. Così e stato, il 30 settembre 2014 infatti decollò l’ultimo volo dell’ex compagnia di Toto: da Caselle a Palermo.

E a pochi giorni dall'aggiudicazione del bando a Ryanair arriva un altro caso di bando alla rovescia che non serve per cercare ma per verificare e legittimare offerte e intenzioni precedentemente espresse.

Dunque visto l’interessamento dei privati la Regione decide di trasformare la Saga in società mista e dunque di trovare i nuovi partner con un bando.
Maurizio Acerbo ricorda conflitti di interesse, interessenze, amicizie e pendenze in corso.

«D’Alfonso è ancora coinvolto in un procedimento giudiziario per un appalto dei Toto, quello dell’inchiesta sulla “mare-monti” che scaturì dalle proteste di Rifondazione e WWF», ricorda Maurizio Acerbo che non vede di buon occhio un eventuale ingresso dell’imprenditore teatino nella Saga.

«Finirà a tarallucci e prescrizione ma indica chiaramente il genere di conflitto d’interessi che c’è tra il ruolo politico di D’Alfonso e quello di “amico” della famiglia. Ovviamente D’Alfonso ci spiegherà che in realtà sono i suoi amici Toto che fanno un piacere all’Abruzzo. Con la tipica faccia tosta a cui ci ha abituato D’Alfonso dà l’annuncio ‘senza provare alcuna difficoltà’ e ci dice di puntare su Toto quale ‘persona esperta e mossa da autorevole e identica ambizione’. Non mi sembra che il popolo italiano e abruzzese abbia ricevuto molti vantaggi dalle operazioni aeronautiche di Toto come d’altronde dalla sua gestione autostradale. Suona perlomeno offensivo che il presidente della Regione Abruzzo poi che lo si riporti nell’aeroporto dove ricordo si è consumata la vicenda dell’AirOne Tecnich: il Centro di assistenza e manutenzione per aeromobili presso l’aeroporto di Pescara. Ricordo che i tecnici specializzati – formati a spese della Regione Abruzzo – abbandonati quando Toto entrò in Alitalia, 80 lavoratori finiti senza lavoro e ora pare anche senza ammortizzatori sociali».

«Soltanto in una repubblica delle banane uno come D’Alfonso dopo le vicende emerse in processi e inchieste sarebbe stato candidato presidente. Mi complimento con tutta la finta sinistra che lo ha sostenuto e continua a sostenerlo», continua Acerbo.



LA SICUREZZA DELLE AUTOSTRADE?

Ma dopo il crollo del ponte sull’A14 torna alla ribalta la questione sicurezza sull’autostrada A24 e A25 e gli improcrastinabili lavori per la manutenzione straordinaria e messa in sicurezza.

Strada dei parchi ha presentato tanti mesi fa un maxi progetto da 6 miliardi di euro ma il ministero non si muove.

O meglio, ha detto chiaramente (per ben 5 volte) che i lavori proposti sono sovradimensionati e che poco hanno a che vedere con la messa in sicurezza antisismica.

L’idea era quella di accorciare di 30 chilometri l'attuale rete, con una variante che propone nuove gallerie a doppia canna, da finanziare interamente dal privato con l’allungamento di 15 o 20 anni della durata della concessione.

Pur non avendo archiviato questo progetto il gruppo Toto ha poi deciso di presentare un altro coerente alle richieste formulate. Dunque attenzione focalizzata tutta sulla sicurezza sismica e nessun allungamento della concessione.

L’istruttoria è ancora in corso, il Ministero ha dato l’ok al privato a cominciarsi a muoversi con le banche per la ricerca del denaro ma nulla di più. Eppure a Roma conoscono bene le criticità più urgenti come il viadotto svincolo Bussi, lo svincolo Tornimparte, il viadotto Sant’Onofrio, e quello di Popoli. Ma in generale tutti i viadotti sono interessati dal pericolo di scalinamento degli impalcati lungo tutta l'asta dell'infrastruttura autostradale.

Si aspetta, dunque, ricordando che il ministro Graziano Delrio nel novembre 2016, a margine di un evento a Sulmona parlò di accordo sulla messa in sicurezza sismica di tutta l'autostrada e che l’investimento sarebbe stato validato dal Consiglio superiore dei Lavori pubblici. Ma al momento non ci sono ancora accordi concreti tra il ministero delle Infrastrutture e la società concessionaria.

Il punto però è che il megaprogetto ha fatto perdere di vista gli obblighi contrattuali di Strada dei parchi tenuta a fare manutenzione periodica ma pare che da molto tempo i lavori non si facciano.

Nel frattempo dal 2009 in poi l’Abruzzo si può considerare “miracolato” per il mancato crollo di viadotti per scosse sismiche (come spiegò in consiglio regionale lo stesso D’Alfonso...).

D’accordo i miracoli, ma la prevenzione vera darebbe quel minimo di certezza in più per evitare altre morti assurde.

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