Cortorillo: “Senza un progetto industriale la compagnia non esiste più, ed è inimmaginabile che il piano sia la somma di sacrifici sul lavoro, visto che la decennale scelta di ridurre attività e personale ha marginalizzato l'azienda in Italia ed Europa"
“Se l’esito dell’intesa tra gli azionisti sarà semplicemente il taglio dei salari, la riduzione degli organici e delle attività, la trattativa partirà estremamente in salita”. È quanto afferma il segretario nazionale della Filt, Nino Cortorillo, in merito al piano industriale Alitalia, sottolineando che “senza un progetto industriale Alitalia non esiste più, ed è inimmaginabile che il piano sia la somma di sacrifici sul lavoro, visto che la decennale scelta di ridurre attività e personale, di fatto, ha marginalizzato la compagnia non solo in Europa, ma ormai anche in Italia”.
Secondo il dirigente nazionale Filt, “nei due anni successivi all’ingresso di Etihad con un’incredibile sottovalutazione, se non un occultamento dei dati che avrebbero dovuto essere ben noti a tutti gli azionisti, si è nascosta la reale situazione produttiva e finanziaria. Quindi, non stupisce che da almeno tre mesi, nel cda di ieri l’ennesimo rinvio del piano, gli azionisti non riescano a decidere su come dare e quale debba essere il futuro di Alitalia”.
“Pretendiamo un piano – chiede l'esponente Cgil – che rientri nelle responsabilità degli attuali azionisti e il governo, in questi giorni cruciali, deve assicurare una sua presenza nell’interesse del Paese e del sistema. Se poi qualcuno pensa di agire con ultimatum o mettendo sotto ricatto il sindacato, sappia che il tempo che gli azionisti hanno preso per loro sarà uguale a quello che servirà per ogni confronto con il sindacato”.