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Data: 12/03/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Politica in fibrillazione - D'Alfonso nel labirinto dei cantieri della politica

PESCARA Lavori in corso un po' ovunque. Un cantiere aperto la politica nazionale che in Abruzzo ha spesso sperimentato le sue formule più complesse, senza dover per questo scomodare i laboratori del Gran Sasso. In realtà siamo anche qui alla ricerca della materia oscura, visto che tutto si sta rimescolando nei partiti rendendo nebuloso il quadro delle future alleanze. Ieri Angelino Alfano è partito dal Winter School di Roccaraso per sancire lo scioglimento del suo giovane partito, l'Ncd e la nascita di una nuova casa dei moderati che vorrebbe tornare a dialogare con la destra ma non con quella populista di Matteo Salvini e Giorgia Meloni. E mentre l'Ncd sembra ormai deciso a interrompere il rapporto con il Pd di Renzi, pur mantenendo l'alleanza organica con il governo in carica, Luciano D'Alfonso rischia di perdere la sponda del sottosegretario alla Giustizia, Federica Chiavaroli, che in Abruzzo è il rappresentante più autorevole del partito di Alfano e ha già allontanato tutti gli ammiccamenti del governatore al consigliere regionale Giorgio D'Ignazio.
IL RITORNO
Ma i problemi sono anche nel partito del governatore. Lui resta un renziano di ferro, convinto che l'ex premier tornerà sulla scena più forte di prima. La scissione nel Pd ha però le sue inevitabili conseguenze anche sugli equilibri in Regione. Il fedelissimo Camillo D'Alessandro non fa mistero della sua amicizia con il governatore della Puglia, Michele Emiliano che sfiderà l'ex premier al prossimo congresso. Così l'assessore alla Sanità, Silvio Paolucci, legato all'area della sinistra Pd che fa capo ad Andrea Orlando, terzo candidato alla segreteria nazionale. Altri due assessori regionali: Marinella Sclocco e Donato Di Matteo (in particolare la prima), guardano con interesse al nuovo movimento dei Democratici e progressisti nato dallo strappo con Renzi, pur non avendo ancora maturato una decisione. Scelta che invece ha già fatto il sottosegretario della Giunta D'Alfonso, Mario Mazzocca, migrato da Sinistra italiana al Mdp assieme al deputato Gianni Melilla e a molti amministratori della Regione. Anche in maggioranza, e fino all'esito del congresso, i rapporti in casa Pd restano dunque piuttosto tesi. Tutto, per D'Alfonso, potrebbe ricomporsi con il possibile ritorno di Renzi alla guida della segreteria, mentre altrettanto importante per il governatore è non perdere di vista gli attuali riferimenti di Palazzo Chigi, come il premier Gentiloni, il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio e quello per il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti, tra i principali interlocutori istituzionali nei rapporti con la Regione.
Una quadro politico incerto, reso ancora più elettrico dalle inchieste giudiziarie che coinvolgono D'Alfono, già vaccinato a certe cose e non a caso a due esami dalla laurea in giurisprudenza (il terzo titolo accademico per lui). Incertezza che domina anche nel centrodestra, dove Forza Italia potrebbe trovarsi presto di fronte a una scelta difficile: l'alleanza con l'area dei moderati (alla cui ricomposizione, oltre ad Alfano, stanno lavorando Pier Ferdinando Casini e Gaetano Quagliariello con il suo movimento Idea) o l'abbraccio con la Lega Nord e il partito di Giorgia Meloni. Rivederli tutti insieme per mano nella corsa alle urne sembra oggi abbastanza improbabile, anche se il coordinatore regionale di Forza Italia, Nazario Pagano sta lavorando proprio a questo: una coalizione più larga possibile per riconquistare i presidi territoriali occupati dal centrosinistra alle regionali e alle amministrative del 2014. Il test di giugno all'Aquila sarà decisivo per indicare la strada. Per le politiche del 2018 molto dipenderà dal sistema elettorale con cui si tornerà alle urne che potrebbe rimescolare tutto in funzione delle elezioni regionali del 2019. Ecco perché i ticket azzardati oggi all'interno dei partiti: tu a Roma, io alla Regione, rischiano di restare un mero esercizio accademico.
ESERCIZI
Lo stesso vale per le alleanze, strettamente legate al nuovo sistema elettorale di cui al momento c'è solo la traccia indicata dalla Consulta. Così non è detto che gli avversari politici di oggi non siano i compagni di avventura di domani, come è già accaduto in epoche recenti. In Abruzzo, l'ex isola bianca quando la Dc dominava la scena con percentuale bulgare, il tentativo di ricomporre l'elettorato moderato ha già visto molti interpreti e qualche frustrazione di troppo dopo la fine della prima Repubblica. Oggi l'ago della bilancia è rappresentato proprio da Forza Italia, al cui interno, come nel Pd di Renzi, convivono però più anime, dagli ex socialisti agli ex di Alleanza nazionale, dove non è sempre facile trovare la sintesi.
Altrettanto nebulosa la galassia della sinistra, complicata dalla scissione avvenuta nel Pd. Il nuovo movimento Articolo 1 - Democratici progressisti fondato da Arturo Scotto, Pierluigi Bersani, Massimo D'Alema e Roberto Speranza, ha già raccolto più di 500 adesioni in Abruzzo, tra cui quella del deputato Gianni Melilla, pescando quasi tutto dal serbatoio di Sinistra italiana che assieme a Rifondazione comunista mantiene una posizione radicale dopo il congresso di Rimini che esclude alleanze di governo con il centrosinistra. Anche qui, i movimenti che si stanno registrando proprio in queste ore in varie amministrazioni locali, dall'Aquila a Vasto, Lanciano, Silvi, Caramanico, Sulmona, Avezzano, Teramo, Roseto, Giulianova..., parlano di un nuovo cantiere aperto nella politica abruzzese ancora tutto da valutare sugli scenari futuri. Per il M5S vale lo stesso discorso: molto dipenderà dal sistema elettorale con cui si andrà al voto alle politiche del 2018.

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