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Data: 13/03/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Atac, il caso dei bus da rottamare venduti in Campania a 600 euro. Sfregiata la navetta appena acquistata, tre danneggiamenti in una settimana

I bus che l'Atac avrebbe voluto rottamare finiscono intestati a una società di Casalnuovo di Napoli, ceduti dalla partecipata del Campidoglio a 600 euro a mezzo. Con il sospetto, avanzato da un'interrogazione al Viminale, che a questo punto possano essere «avviati verso il mercato extracomunitario per continuare a circolare, moltiplicando illecitamente il guadagno per la ditta appaltatrice». Il bando con cui la più grande municipalizzata dei trasporti d'Italia decide di disfarsi di 437 autobus vetusti risale al 22 giugno scorso. La commessa è spacchettata in due lotti: uno da 137 navette, uno da 300. Il primo è stato assegnato ufficialmente con un contratto firmato lo scorso 19 ottobre dal nuovo amministratore unico di Atac, scelto dal M5S, Manuel Fantasia. A vincerlo è la Co.fer.met di Casalnuovo. Il secondo invece, a dicembre, è stato assegnato a un'altra ditta campana, la C.gi.car con sede a Nola e Afragola, anche se in questo caso dopo l'aggiudicazione sono ancora in corso le operazioni di conferimento. Il prezzo d'acquisto dei mezzi da rottamare, in entrambi i casi, è lo stesso: 600 euro, a fronte di un valore di mercato dei materiali di recupero superiore ai 1.500 euro.
Ma non è questa l'unica anomalia. Gli autobus del primo appalto hanno lasciato i depositi di Atac da diversi mesi. Tutti, però, senza i documenti di accompagnamento del trasporto dei rifiuti, come i Fir, i formulari di identificazione dei rifiuti previsti dal decreto legislativo 152 del 2006.
Le navette hanno viaggiato accompagnate da un semplice documento di trasposto, dove in molti casi manca perfino il codice Cer. Cioè il riferimento del Catalogo europeo dei rifiuti, espressamente richiesto invece dal contratto di gara sottoscritto da Atac. Nei documenti di trasporto si parla genericamente di una «cessione per vendita e successiva radiazione», cioè la cancellazione dal Registro automobilistico. Come se i bus fossero stati oggetto di una compravendita e non di un appalto di rottamazione.
I SUBAPPALTI
Che fine hanno fatto i bus da demolire? Quindici sono stati effettivamente smantellati da un'azienda di Guidonia, anche se il capitolato di gara non prevedeva la possibilità di subappalti. Altri ottanta invece, consultando il PRA (Pubblico Registro Automobilistico), oggi risultano intestati proprio alla Co.fer.met. Nei certificati di proprietà, leggendo le annotazioni dove viene riportata la data di consegna dei mezzi, vengono menzionate diverse opzioni: «demolizione/ reimmatricolazione / esportazione».
Proprio per fare luce su questo appalto, venerdì scorso, è stata consegnata al Ministero degli Interni un'interrogazione, firmata dal senatore Andrea Augello di Cuori Italiani, in cui si chiede al Viminale e al Prefetto di Roma di «approfondire le circostanze richiamate, non solo dal punto di vista degli eventuali risvolti penali che la vicenda pare oggettivamente evocare, ma anche per accertare se questi episodi siano effettivamente tali o se rappresentino procedure seriali reiterate all'interno dell'azienda municipalizzata». Secondo l'interrogazione di Augello, la vicenda «induce a sospettare che una parte dei mezzi destinati alla rottamazione siano invece stati riciclati come bus usati e avviati verso il mercato extracomunitario per continuare a circolare, moltiplicando illecitamente il guadagno della ditta appaltatrice».

Sfregiata la navetta appena acquistata tre danneggiamenti in una settimana

Ancora un autobus danneggiato, di quelli nuovi di zecca, matricola 3388, messo ko da un branco di giovani teppisti. È accaduto nella notte tra venerdì e sabato, quaranta minuti dopo la mezzanotte, sulla linea N 15, il notturno che copre la tratta Termini - Corviale. Su via Gregorio VII, all'altezza di piazza Pio XI la gang - una decina di ragazzi italiani tra i 16 e i 17 anni - ha rotto un vetro con il martelletto d'emergenza poi, aperte le porte, è scappata via. Momenti di panico, per fortuna senza conseguenze per i pochi altri passeggeri che erano sul torpedone. L'autista, sotto choc, è stato costretto a interrompere la corsa e a riportare il mezzo in officina per la riparazione. Indagano i carabinieri, che hanno raccolto le immagini degli impianti di videosorveglianza lungo lo stradone. Il raid è stato inquadrato come una «bravata», stesse modalità di quella avvenuta a febbraio sulla N22 a Montesacro. Nel giro di una settimana è il terzo bus della flotta Atac messo fuori uso a danno del servizio.
L'ESCALATION
Venerdì era toccato a un veicolo della linea 556 colpito da una bottiglia lanciata sulla Palmiro Togliatti da altri tre giovanissimi. Giorni fa a dare il benvenuto al conducente del 336 a inizio turno erano stati alcuni colpi di pistola caricata a piombini esplosi contro il parabrezza della vettura a Fidene. Allora come oggi i sindacati sono tornati a chiedere maggiore sicurezza per il personale a bordo e per i passeggeri. «È un'escalation di terrore, siamo diventati il bersaglio prediletto, chiunque si sente autorizzato e libero di sfogarsi contro i mezzi pubblici: sassaiole, aggressioni e persino spari», tuona Renzo Coppini del SulCt. Venerdì il questore Guido Marino e l'amministratore Atac Manuel Fantasia hanno siglato il «Protocollo per la realizzazione di iniziative coordinate per la sicurezza del trasporto pubblico», che prevede, fra l'altro, poliziotti a bordo di bus e metropolitane non solo per prevenire atti vandalici e aggressioni ma anche in versione anti-predatori.

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