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Data: 13/03/2017
Testata giornalistica: AbruzzoWeb
Primarie Pd: in Abruzzo Renzi pigliatutto. Emiliano ''tradito'' e con Orlando gli ex Ds. D'Alessandro, «Orlando ripropone il Pds, io sto con Renzi»

L'AQUILA - I maggiorenti sono con l'ex premier Matteo Renzi, attorno al ministro della Giustizia Andrea Orlando si ricoagulano gli ex Ds, e con Michele Emiliano va solo un manipolo di amministratori locali: poche sorprese in Abruzzo in vista delle primarie del Partito democratico che il 30 aprile sceglieranno il nuovo segretario nazionale.

La Giunta regionale è divisa in due: il presidente Luciano D'Alfonso e gli assessori Silvio Paolucci e Dino Pepe sono con il segretario uscente, il vice presidente Giovanni Lolli e l'assessore Donato Di Matteo stanno con il guardasigilli, Marinella Sclocco sta invece meditando di lasciare il Pd.

In Consiglio il gruppo è granitico, dal capogruppo Sandro Mariani al presidente Giuseppe Di Pangrazio sono tutti con l'ex premier, l'unico a non sostenere Renzi è Pierpaolo Pietrucci, che è sulle posizioni di Orlando ed era in prima fila l'altro giorno all'Aquila dove il ministro ha scelto di aprire la propria campagna congressuale.

E con il governatore della Puglia non va neppure Camillo D'Alessandro, legato da un'amicizia decennale con Michele Emiliano, che è sempre stato al suo fianco nelle campagne elettorali in Abruzzo.

L'avvio della campagna congressuale sembra ridefinire i vecchi schemi di quando il Pd è stato fondato, con una divisione tra coloro che provengono dalla storia del Partito comunista prima e dei Democratici di sinistra poi, che si stanno collocando in massa con Orlando, la cui candidatura viene infatti considerata utile anche dai renziani perché scongiura una ulteriore emorragia verso il Movimento democratici e progressisti fondato dagli scissionisti guidati Pierluigi Bersani e Massimo D'Alema, e i moderati, o comunque coloro che sono nei posti di potere, che sostengono Renzi ritenendo che un suo ridimensionamento significherebbe l'ennesimo indebolimento di un leader. E sarebbe il quarto, dopo Walter Veltroni, Bersani e Dario Franceschini, i tre segretari che ha avuto il Pd da quel 14 ottobre 2007.

Tra le nuove generazioni, poi, c'è anche chi pur provenendo dall'esperienza dei Democratici di sinistra ha deciso di sostenere Renzi collocandosi però nella corrente del ministro Maurizio Martina: è il caso dell'assessore regionale alla Sanità Paolucci.

Con Andrea Orlando è mobilitato quasi l'intero Pd aquilano, dal segretario Stefano Albano al sindaco uscente Massimo Cialente, passando per il presidente del Consiglio comunale Carlo Benedetti e gran parte del gruppo consiliare. A Pescara sono schierati con il guardasigilli il presidente del Consiglio comunale Antonio Blasioli e l'onorevole Antonio Castricone, nel Teramano il presidente della Provincia Renzo Di Sabatino e l'ex segretario regionale dei Ds Stefania Misticoni, in provincia di Chieti l'onorevole Maria Amato.

Con Emiliano c'è un manipolo di amministratori locali, a partire da una pattuglia di sindaci del Teramano capeggiati da quello di Giulianova Francesco Mastromauro, e poi il consigliere comunale di Chieti Luigi Febo, candidato sindaco del centrosinistra sconfitto alle ultime elezioni, il sindaco di Francavilla al Mare (Chieti) Antonio Luciani, l'ex collaboratrice di quest'ultimo e storica segretaria di D'Alessandro, Cristiana Canosa, probabile candidato sindaco a Ortona. Da quanto appreso, dovrebbe sostenere Emiliano anche l'ex vice presidente del Consiglio regionale Giovanni D'Amico, per il quale potrebbero riaprirsi le porte dell'Emicilo se Pietrucci dovesse diventare sindaco dell'Aquila.

Dalla mappa delle adesioni è percettibile la prevalenza di Renzi in Abruzzo, dove sembra prevalere il ragionamento per il quale sarebbe sconveniente indebolire l'attuale leader, nonostante persino tra i renziani sia apprezzata la candidatura di Orlando che aiuta a trattenere nel Pd molti che altrimenti c'era il rischio potessero abbandonare il partito.

Di contro, il ricompattamento degli ex Ds infastidisce chi teme di tornare a sentirsi ospite in casa propria, dopo la fatica fatta per amalgamare quelle diverse anime che si ritrovarono insieme dieci anni fa grazie a quella che in molti hanno sempre definito una fusione a freddo.

D'Alessandro, «Orlando ripropone il Pds, io sto con Renzi»

L'AQUILA - "Sono molto amico di Michele Emiliano anche in termini personali, ma la politica è un'altra cosa e ritengo che con l'indebolimento dell'ennesimo leader nazionale dopo Walter Veltroni, Pierluigi Bersani e Dario Franceschini, rischiamo di non essere più in campo".
Così il consigliere regionale del Partito democratico Camillo D'Alessandro, che al congresso per scegliere il nuovo segretario sosterrà ancora una volta Matteo Renzi.
"Faccio un ragionamento di leader che può determinare le condizioni di una vittoria, io personalmente ho fatto di tutto per fare in modo che Emiliano non se ne andasse, perché l'operazione Bersani-D'Alema che è di forte carattere identitario, con lui avrebbe avuto un'altra natura. Da nostalgica-identitaria-risentita sarebbe stata una operazione politica - spiega - Emiliano non fa parte di quella storia lì, l'operazione avrebbe quindi avuto un'altra fisionomia".
"Mi sto confrontando con tutti i miei amici e sulla base di questo ragionamento emerge una chiara prevalenza di scelta nei confronti di Renzi - aggiunge D'Alessandro - ritengo che mai come in questo momento con un leader sottoposto ad un concentrico attacco della stampa nazionale che prima lo aveva esaltato, piuttosto che del circuito mediatico-giudiziario che non lo tocca direttamente ma che ne scalfisce la figura, una comunità politica deve esseere in grado di fare quadrato".
"Quello su cui non ho avuto mai dubbi è di stare con Andre Orlando" dice D'Alessandro, per il quale il ministro della Giustizia "ripropone in modo voluto, costruito e realizzato una richiamata alle armi degli ex Pci-Pds-Ds che è quanto di più distante dall'anima del Pd, che non è il Pds meno s, mentre lui ripropone il Pd con la esse".
"Renzi ed Emiliano incrociano consenso che va al di là della nostra tradizione - fa osservare D'Alessandro - Orlando ripropone una nicchia identitaria che dentro il partito ripropone una sorta di padroni di casa facendo sentire gli altri ospiti, con Renzi questo non accade anche grazia a Maurizio Martina, e con Emiliano non accade per il consenso trasversale e la popolarità, tanto che alle primarie di popolo viene dato secondo, Orlando terzo".
"Allo stesso tempo svolge funzione importante - conclude parlando di Orlando - di far sentire il Pd la casa di tutti, riducendo l'operazione scissione alla malinconia della rabbia, è anche giusto che in un partito così grande ci siano più anime".

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