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Data: 14/03/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Taxi, si riapre lo scontro: nuovo sciopero

ROMA Altro che dialogo. I taxi non ci stanno e tornano a scioperare. «Un servizio che garantisce un diritto essenziale come la mobilità, non può essere abbandonato alle mire speculative di grossi gruppi economici e devastato dall'abusivismo», hanno fatto sapere le auto bianche nel giorno in cui Uber ha messo nero su bianco in una lettera inviata un invito al «confronto civile e onesto». Il punto è che i taxi italiani si sentono «ancora umiliati dal governo», fanno sapere dalla Fit Cisl, Uil Trasporti, Ugl, Federtaxi Cisal, Usb, che insieme alla Uti, Unica Cgil e Unimpresa hanno indetto un nuovo sciopero il 23 marzo in tutto il Paese. Le auto bianche si fermeranno dalle 8 alle 22.
Solo alcune sigle si sono riservate di aderire in seguito (non parteciperà invece Legacoop).
A far riaccendere i toni della protesta dei tassisti è stata di fatto la mossa dell'Antitrust, la settimana scorsa, che oltre ad aprire ad Uber, ha chiesto al Parlamento «un alleggerimento della regolazione esistente», eliminando «le disposizioni che limitano su base territoriale l'attività degli Ncc». E' qui il nodo centrale per le auto bianche. che di finestre per Uber e Ncc, non vogliono nemmeno sentirne parlare.

L'INTERVENTO Nel dettaglio, l'Autorità Garante per la Concorrenza e per il Mercato ha chiesto al Parlamento un intervento rapido per regolare il settore della mobilità non di linea, cioè taxi e Ncc, che rispondono a «una legge ormai vecchia di 25 anni». La stessa segnalazione del Garante chiede poi «un alleggerimento della regolazione esistente» e la cancellazione dei «limiti territoriali» all'attività che tanto era stato al centro della contestazione da parte delle auto bianche nell'ultimo sciopero di cinque giorni scoppiato all'inizio del mese dopo l'emendamento al decreto Milleproroghe che ha ridotto temporaneamente i limiti per gli Ncc. Le riforme auspicate, spiegava il Garante, «garantirebbero una piena equiparazione» tra tassisti e Ncc e «faciliterebbe lo sviluppo di forme di servizio più innovative e benefiche per i consumatori (tipo Uber black e Mytaxi)». Insomma una riforma faciliterebbe il mercato tanto temuto dalle auto-bianche che devono fare i conti con i costi delle licenze. Ma non basta per i tassisti che il Garante abbia detto a chiare lettere che «la possibilità di successo di una tale riforma in senso pro-concorrenziale del settore» sia «tuttavia legata all'adozione di misure idonee a limitare l'impatto sociale dell'apertura del mercato». Magari «con alcune forme di compensazione», da «finanziate tramite un Fondo finanziato dai nuovi operatori e dai maggiori introiti derivanti da possibili modifiche del regime fiscale».
La protesta è stata proclamata dal parlamentino dei tassisti, dopo una lunga e infuocata riunione a Roma durata quasi quattro ore. «Ancora una volta siamo stati umiliati. Il governo non è stato in grado di fornire alcun tipo di risposta a delle semplici domande, nascondendosi dietro la sovranità del parlamento», dicono le auto bianche. E ancora: «Il governo non può tenere la pistola puntata sulla nostra testa con il ddl concorrenza e chiederci di sederci al tavolo per i decreti attuativi», ha detto Valter Drovetto, vicesegretario Ugl.

LA PROTESTA Le stesse auto bianche hanno fatto sapere che durante lo sciopero saranno rispettate le fasce di garanzia e assicurati i servizi sociali, cioè il trasporto di anziani, portatori di handicap e malati.
La decisione è arrivata poche ore dopo la lettera inviata da Uber per proporre «un incontro a porte chiuse» lunedì 20 marzo. «Credo sia giusto tentare la via del dialogo aprendo una porta a un confronto civile e onesto», ha scritto ai tassisti il general manager di Uber Italia, Carlo Tursi. «Troppo tempo», ha detto, «è stato speso su un confronto che non guarda al futuro penalizzando anche i consumatori. Noi vogliamo guardare al futuro e vorremmo farlo anche con voi». Ma mentre il Codacons chiede di partecipare all'incontro, è secca la replica di Federtaxi. «Solo un imberbe cadrebbe ancora in questi giochetti comunicativi, replicando».

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