ROMA Anche gli autonomi potranno usufruire dell'assegno per i figli a carico. E gli incapienti, ovvero quelle persone così povere che non hanno l'obbligo di presentare la dichiarazione dei redditi, avranno l'aiuto sin dal primo bebè e non solo dal terzo in poi come avviene adesso. L'assegno universale per i figli a carico potrebbe diventare realtà a breve. La commissione Finanze del Senato ha calendarizzato l'esame del ddl delega a prima firma Stefano Lepri (Pd) che ne chiede l'istituzione. Si propone l'estensione a tutti i nuclei familiari con un reddito Isee fino a 30.000 euro di un sostegno economico per ogni figlio a carico. Senza distinzioni tra tipo di lavoro. Conterà invece il reddito familiare: l'aiuto - tra i 200 e i 100 euro mensili per ogni figlio - è parametrato in base al reddito del nucleo familiare. Fino a 30.000 euro di soglia Isee l'assegno sarebbe uguale per tutti, per poi andare a calare nella fascia tra 30 e 50.000 euro di soglia Isee. Il testo prevede anche l'innalzamento della soglia di 5.000 euro per ogni ulteriore figlio a carico e per gli incapienti prevede esplicitamente che «il beneficio sia riconosciuto in denaro», in modo da superare l'esclusione dalle detrazioni fiscali.
Il disegno di legge delega ipotizza di accompagnare i figli «fino alla loro presunta autonomia», con un sistema di decalage: fino ai 3 anni l'assegno sarebbe di 200 euro al mese; dai 3 ai 18 anni di 150 euro al mese; la fascia successiva fino a ai 26 anni di 100 euro.
EQUITÀ E PARADOSSI«Secondo le nostre simulazioni - spiega Lepri - la misura consentirebbe di dare il beneficio all'85% dei nuclei familiari italiani» quindi sarebbe «largamente universalistica» e andrebbe in direzione «dell'equità» perché supererebbe l'attuale «paradosso del nostro welfare che non copre le fasce più povere, il lavoro autonomo e gli incapienti».
Come sottolinea la relazione di accompagnamento al disegno di legge, tutte queste «distorsioni hanno contribuito a determinare, negli ultimi vent'anni in Italia, un drastico abbassamento del tasso di natalità, che oggi risulta tra i più bassi in Europa e nel mondo». Fare figli costa e molti non se lo possono permettere. Basti pensare che secondo i dati Istat riportati nel ddl, il 14% delle famiglie con due figli minori e il 21% di quelle con tre o più figli minori «non riesce a fare un pasto adeguato almeno ogni due giorni».
L'assegno andrebbe a sostituire una serie di aiuti attualmente in vigore per dare sostegno alle famiglie in difficoltà. Verrebbero quindi aboliti: gli assegni al nucleo familiare, concessi solo ai lavoratori dipendenti e ai pensionati, e che assorbono 6,5 miliardi di euro l'anno di risorse pubbliche; la detrazioni per minore a carico, di cui non possono usufruire gli incapienti (7,5 miliardi annui); gli assegni ai nuclei con tre figli minori (costo 800 milioni) che valgono però solo dal terzo figlio in poi; il bonus bebè (1 miliardo dal 2017 per 3 anni). Il totale di tutte queste misure fa quindi 16 miliardi annui. L'assegno universale invece dovrebbe costare a regime 20 miliardi l'anno. Per cui c'è da trovare la copertura finanziaria.