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Data: 14/03/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Alitalia, il perito chiede garanzie sui 400 milioni di capitale fresco

ROMA Il perito che attesta la sostenibilità del piano Alitalia Sai pone la condizione che entro aprile ci sia la garanzia dei sottoscrittori del contingent equity, cioè del capitale contingente al verificarsi di un calo imprevedibile di ricavi. E alla luce anche del supplemento di analisi voluto da Unicredit e concluso nel week end scorso da Lazard con la supervisione di Roland Berger e Kpmg, questo fabbisogno che potrebbe rendersi necessario dopo 12 mesi, sarebbe salito a circa 400 milioni.
Domani il cda della compagnia aerea dovrebbe finalmente approvare il piano di salvataggio e procedere alla nomina di Luigi Gubitosi come presidente esecutivo al posto di Luca di Montezemolo con Cramer Ball ad solo per la parte commerciale. La delibera del board sul piano sarebbe subordinata alla manovra finanziaria delle banche e di Etihad, azionista al 49% di Sai. Ma gli istituti - Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps, Popolare di Sondrio - in cambio delle nuove linee di credito e della conversione in capitale di quelle esistenti - avrebbero anch'essi subordinato il loro contributo alle garanzie sul contingent equity.
Etihad che a fine dicembre, ha già convertito il bond di 210 milioni in strumenti finanziari, ha concesso 100 milioni di cassa da convertire anch'essi di semi-equity e, adesso, si appresta a versarne altri 275 milioni per cassa, vorrebbe impegnarsi per garantire solo il 49% del capitale contingente, pari a circa 196 milioni. Nessun vincolo vorrebbe assumere sui residui 204 milioni dai quali comunque le banche si tengono alla larga: da parte dei creditori c'è disponibilità formale a convertire in semi capitale 146 milioni di linee in essere (parte factoring), a concederne 175 freschi di revolving mentre sui 60 milioni di derivati su cambi c'è ancora discussione tra conversione e ristrutturazione.
Se oggi non si trova una soluzione sul contingent equity è possibile che il piano venga approvato con la riserva di sistemare qualche tassello mancante rinviando ad aprile l'asseverazione definitiva di Riccardo Ranalli, con i crismi dell'art. 67 legge fallimentare che mette al riparo i creditori dai rischi di revocatorie e da reati penali. La parte industriale sarebbe confermata, con la metamorfosi in low cost sul corto raggio e il rilancio delle rotte intercontinentali all'interno di un piano di contenimento costi (poco meno di 1 miliardo al 2019). Tra i tagli sono previsti circa 2 mila tra esuberi e contratti di solidarietà.

IL VEICOLO PER GENERALI Nella complessa manovra finanziaria ci sarebbe anche la soluzione al bond sottoscritto da Generali di 375 milioni (durata 2020), che il Leone non vuole trasformarlo in capitale. Nel progetto predisposto dagli advisor sarebbe previsto che un veicolo nuovo di zecca si accolli il pagamento del bond: il Leone diventerebbe creditore di questa newco, probabilmente controllata da Midco - società nata due anni fa per l'investimento di Poste - a sua volta facente capo a Cai che garantisce il bond. Il veicolo emetterebbe strumenti finanziari partecipativi in Alitalia Sai. Sarebbe insomma un nuovo azionista (fittizio).


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