ROMA Il picco massimo di assenteismo si è toccato quando in Aula sono rimasti solo una decina di deputati su 630. Un vuoto surreale per la discussione generale sul testamento biologico, arrivato alla Camera dopo una lunga serie di rimpalli in commissione. Così che ora il disegno di legge uscito dalla commissione Affari Sociali ha sempre più le sembianze della tela di Penelope. Difficilmente potrà essere approvato entro aprile visto il fuoco di sbarramento che anche ieri si è levato contro. Pur di fermare la legge che disciplinerebbe il fine vita sono stati presentati 750 emendamenti, 2 pregiudiziali costituzionali, 4 sospensive. Un percorso ad ostacoli, sul filo, in equilibrio tra etica e politica. Distanze che non si riescono a colmare e imbarazzano non poco la maggioranza che intravede in lontananza il rischio che al Senato si possa andare a sbattere.
VOTO SEGRETO Ma il deserto dell'Aula non scoraggia il Pd. Il capogruppo alla Camera Ettore Rosato sa che i numeri ci sono ma non si sente del tutto tranquillo. Il tema è divisivo. L'Ncd contesta molti punti cruciali del ddl, in particolare la sospensione artificiale della nutrizione e dell'idratazione e il ruolo dei medici nell'assecondare la volontà del paziente. Temi sui quali si potrebbe andare al voto segreto. E' la tesi di Raffaele Calabrò, deputato Ncd e relatore di minoranza. «Ma noi ce la faremo assicura Rosato è un dibattito che già altre volte non siamo mai riusciti a portare in Parlamento, stavolta invece ce l'abbiamo fatta e andremo fino in fondo».
NO EFFETTO- FABO Visto il numero delle presenze in Aula si direbbe però che qualcosa nel passaparola del Pd non abbia funzionato. Anche Lega, FI, Fdi e Area popolare sono contrari al provvedimento, a parte qualche eccezione, ad esempio, Fabrizio Cicchitto (Ap) che si è detto «pronto a votare sì anche all'eutanasia» in difformità del suo gruppo sulla base di una concezione laica e liberale della vita. L'effetto-Fabo, con tutta l'emozione suscitata per la decisione del dj, non vedente e tetraplegico, di ricorrere al suicidio assistito in una clinica Svizzera, non è bastato però, come si diceva, a mobilitare la stragrande maggioranza dei parlamentari favorevoli o sfavorevoli E tra questi anche i deputati del M5S che finora hanno sostenuto sia pure in sordina il provvedimento in commissione e che alla fine potrebbero presentare un emendamento simbolico sul diritto all'eutanasia. Il senatore Gaetano Quagliariello, presidente di Idea, alza il tiro e tira in ballo direttamente Renzi che «dopo aver spianato la strada giudiziaria alle adozioni omosessuali e all'utero in affitto ora apre la porta all'eutanasia».
RISCHIO INCIDENTE Donata Lenzi è la deputata bolognese del Pd relatrice del ddl. Il lavoro in commissione è durato più di un anno, tuttavia molti nodi non sono stati sciolti. Il risultato è la foto che abbiamo descritto all'inizio. Dentro l'Aula una sparuta pattuglia di deputati, per lo più membri della stessa Commissione che ha licenziato il testo che si alternavano al microfono: 17 interventi, 4 ore di discussione, quasi un dibattito privato.
SIT IN RADICALE Fuori da Montecitorio il sit-in dei radicali italiani e dell'associazione Luca Coscioni guidata da Marco Cappato, che ha accompagnato fino all'ultimo respiro Dj Fabo. «Vogliamo buone regole sul biotestamento e la legalizzazione dell'eutanasia», ha ribadito l'esponente radicale. Continuerà le sue azioni di disobbedienza chiedendo di non svuotare il testo che altrimenti diventerebbe «carta straccia». Il rischio rinvio è ormai un dato di fatto. «Quando il testo arriverà a Palazzo Madama, ci saranno i tempi tecnici perché venga approvato entro questa legislatura», non ha perso però tutte le speranze la Lenzi.
PALAZZO MADAMA Ostinata ma non fino al punto da non capire che il clima non è dei migliori e che trasferire il rovello in Senato, dove i numeri sono ridotti e l'incidente è sempre dietro l'angolo, potrebbe mettere a rischio Gentiloni. Ecco allora che molti all'interno della maggioranza vorrebbero sminare il terreno da una questione tanto corrosiva. Mentre la Lega prova a cavalcare l'opposizione e con un gioco di parole chiede di «staccare la spina al governo». Appunto. Meglio rinviare.