PESCARA Il 26 aprile il trasporto pubblico locale si fermerà per uno sciopero di 4 ore indetto dai sindacati. Non proprio un fulmine a ciel sereno quello che arriva attraverso le rivendicazioni della Filt Cgil, Fit Cisl, Uil Trasporti e Faisa Cisal, visto che le varie organizzazioni di categoria fanno sapere di essere impegnate da tempo in un serrato confronto con la Regione per segnalare i disagi degli oltre 2.000 dipendenti delle aziende pubbliche e private operanti nel settore. I temi della vertenza sono tanti, a partire da quello delle risorse. Alla penalità già inflitta all’Abruzzo (8milioni di euro) per il mancato raggiungimento degli obiettivi di efficientamento tra gli anni 2012-2014, si sono aggiunti i tagli del Fondo nazionale trasporti che hanno sottratto ulteriori risorse per 2milioni di euro. Altre indisponibilità finanziarie sarebbero state manifestate dalla Regione con una nota del Dipartimento Trasporti del 14 febbraio scorso, con effetti sull’esercizio 2016 che avrebbero mandato in tilt i piani economici delle aziende. In una recente riunione con i vertici regionali, sarebbe poi emersa la necessità di reperire ulteriori 15,5 milioni per il 2016 e altrettanti per il 2017, al fine di scongiurare il default del trasporto pubblico regionale. Le rivendicazioni della vertenza riguardano anche i mancati investimenti sul materiale rotabile gomma-ferro, visto che il coefficiente di vetustà dei mezzi in circolazione sarebbe al di sopra della media nazionale. C’è poi la mancata realizzazione del biglietto unico e del sistema tariffario intermodale, la mancata applicazione dell’accordo integrativo decentrato per i lavoratori e la mancata definizione del piano regionale integrato dei trasporti. La replica della Regione è affidata al consigliere delegato ai Trasporti, Camillo D’Alessandro: «Stiamo lavorando per trovare le soluzioni. Le risorse che mancano all’appello non dipendono da minori stanziamenti regionali, ma dal nuovo contratto collettivo sottoscritto a livello nazionale. Per l’Abruzzo i maggiori oneri ammonterebbero a 13milioni per il 2016 e a 13milioni per l’anno in corso che lo Stato non ci ha trasferito, anzi ha ridotto di 2milioni».