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Data: 16/03/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Decreto Madia - Società partecipate. La riforma taglia l’Abruzzo. A rischio l’85% delle 1034 controllate da Regione, Province e Comuni. Si salverebbero le più conosciute come Tua (trasporti, 100% Regione) Saga (aeroporto, 99,49% Regione), Abruzzo Engineering (60% Regione), Abruzzo Sviluppo (100% Regione) e Fira (finanziaria al 51% della Regione) (l'articolo in pdf)

PESCARA Stipendifici, poltronifici, mangiasoldi. Ma ora la pacchia sembra davvero finita. Il destino delle società partecipate dagli enti pubblici – Regione, Comuni, Province – è nelle mani del governo. Che oggi fa saperte agli amministratori locali come intende avviare il piano di razionalizzazione voluto dalla riforma Madia di quella giungla di srl, consorzi e carrozzoni che per anni hanno succhiato risorse e prodotto zero. Dopo la sentenza della Consulta, che ha imposto l'intesa preventiva (vincolante) di Regioni e Comuni, il ministero della Pa ha rivisto il decreto sulle partecipate (che dovrà riottenere tutti i pareri, dal Consiglio di Stato e dal Parlamento, per poi ripassare in Cdm) aggiustando il tiro per trovare il placet di massima degli enti locali. Perno della trattativa è la soglia minima del fatturato entro la quale le società partecipate possono continuare ad operare. Nella prima versione di settembre, il decreto stabiliva il tetto di fatturato minimo a un milione di euro. Il provvedimento bis, secondo fonti ministeriali, lo abbasserebbe a 500mila euro su richiesta delle stesse amministrazioni locali. Questo tuttavia solo per il primo intervento di riduzione delle partecipate, in occasione della revisione straordinaria che partirà a fine giugno. Dopodiché, a regime, ovvero a partire dal 2019, il tetto dovrebbe tornare a un milione di euro, come stabilito nella versione originale del decreto. In sostanza agli Enti pubblici verrebbe dato più tempo per adeguarsi ai nuovi obiettivi. Non solo. Viene restituita all'assemblea la scelta tra amministratore unico o cda. Che cosa cambia ai fini delle partecipate? A livello nazionale si calcola che circa 1.500 “carrozzoni” rischiano di dover chiudere i battenti a seguito della prima “sforbiciata”, di fine giugno. Un altro migliaio di partecipate sarebbe poi in pericolo con il fatturato ad un milione di euro nel caso in cui i loro bilanci nel frattempo non migliorassero. In Abruzzo le società partecipate erano fino a poco tempo fa 1.034. C’è un po’ di tutto, società di trasporto, multiservizi, farmacie, centro di ricerca, porti turistici. Quindici di esse sono già state messe in liquidazione, altre fanno parte della galassia delle Province e non si sa come e dove potranno essere assorbite. Per quelle attive le conseguenze della riforma sarebbero in ogni caso micidiali. A prescindere dalla soglia minima del fatturato. Questo perché la maggior parte delle società partecipate comunali, provinciali e regionali hanno micro fatturati (sotto 500mila euro), e produttività pari a zero. Incrociando i criteri minimi per il mantenimento delle società e i dati su conti e dimensioni, emerge come una buona fetta sia fuori target. Se ad esempio si dovesse guardare solo ai bilanci, a rischiare è l’85% delle società. Si salverebbero infatti le più conosciute come Tua (trasporti, 100% Regione) Saga (aeroporto, 99,49% Regione), Abruzzo Engineering (60% Regione), Abruzzo Sviluppo (100% Regione) e Fira (finanziaria al 51% della Regione). Le altre partecipazioni dovrebbero essere messe in liquidazione, vendute ai privati, messe sul mercato. Una strada suggerita tre anni fa dal commissario alla spending review Carlo Cottarelli dopo aver passato al setaccio un centinaio di partecipate abruzzesi. Trenta di esse vennero bocciate per i conti in rosso, altrettante furono definite virtuose, con bilanci in attivo. Anche la Corte dei conti si è interessata delle partecipate analizzando alla fine dell’anno scorso il piano di razionalizzazione avviato dalla Regione. Non c’è stata in questo caso una bocciatura, ma una valutazione con luci e ombre. Sollecitano comunque l’Ente ad agire.

Provvedimento approvato dalla giunta regionale. Sono previsti controlli, audit e ispezioni per il raggiungimento degli obiettivi

PESCARA Stop alla giungla delle partecipate regionali. A mettere ordine nella selva di società e consorzi in cui ha parte attiva l’ente pubblico ci pensa il regolamento approvato dalla giunta regionale. Il cui obiettivo è di dare regole di efficientamento e di servizio analoghe per tutti i Dipartimenti ai quali fanno riferimento le rispettive controllate. «D'ora in poi ogni struttura della giunta saprà, nel dettaglio e senza dubbi interpretativi o di azione, come gestire il rapporto con le società in house», commenta soddisfatta la direttrice generale della Regione Cristina Gerardis che insieme a dirigenti e funzionari della Direzione regionale e del Dipartimento risorse ha portato avanti il piano. Il regolamento è in sostanza un disciplinare che fa rientrare le partecipate sotto l’ombrello e il controllo della Regione. Non dovrebbero più avvenire fughe in avanti sotto il punto di vista funzionale ed economico. In prospettiva anche delle future gare pubbliche. «La Regione potrà evitare il discostamento funzionale e finanziario di questi soggetti satellite dall'Ente, sui quali dovrà e potrà avere una reale e costante regia, in linea con i più recenti ed evoluti indirizzi», precisa la Gerardis. Il testo è stato adottato all'indomani dell'entrata in vigore del Testo Unico sulle società partecipate, avvenuta a febbraio dopo l'intervento della Corte Costituzionale sul decreto legislativo 175/2016 e recepisce le indicazioni del legislatore statale, della normativa europea e della giurisprudenza amministrava e comunitaria. Un modello di condotta finalizzato a portare efficienza, fluidità di rapporti, reale utilità e risparmio di risorse pubbliche. Qualche esempio? Il controllo amministrativo di Abruzzo Engineering finora era a cura del direttore del Dipartimento senza alcun codice univoco e alcuna formalizzazione. «Ora», chiarisce la direttrice regionale, «stabiliamo forme di controllo tipiche sia di carattere finanziario che sulle attività, con poteri anche molto incisivi da parte della Regione». Una di queste forme di controllo può incidere sulla programmazione del personale. Per evitare che si ripetano casi di incarichi-doppione e le società diventino stipendifici. Sono poi previsti controlli sugli obiettivi e sul raggiungimento dei target; è inserita la possibiltà di fare audit; sono contemplate le ispezioni che l’ente madre, cioé la Regione, può disporre in loco. L’idea è che le partecipate diventino funzionali alle esigenze della Regione. Seguendo il dettame stabilito dalla normativa nazionale sulla spending review. «Con il disciplinare si fa in modo che le società controllate “in house” siano come la Regione», precisa la Gerardis a cui piace sottolineare un altro aspetto: la maggiore responsabilità reciproca tra Ente e società: «Nel momento in cui si adotta un disciplinare di questo genere, se avviene che la società partecipata non ha buoni risultati, o non è soddisfacente quanto al servizio reso, si prefigura anche una responsabilità del soggetto regionale che la deve controllare. Non si potrà più quindi dire più dire, ad esempio, che Abruzzo Sviluppo non è la Regione perché in essa si identifica maggiormente. Una struttura più snella che potrà partecipare alle gare pubbliche»

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