ROMA Contrordine: i voucher potrebbero anche essere eliminati del tutto. Via, cancellati dal nostro ordinamento. Scomparirebbero anche per le famiglie. Una soluzione radicale, che potrebbe prevalere per essere sicuri di disinnescare l'appuntamento referendario promosso dalla Cgil e la cui data è stata ormai fissata il 28 maggio. Pd e governo ci stanno pensando seriamente. Lo hanno confermato ieri autorevoli esponenti del partito democratico, dopo una riunione del gruppo alla Camera. La decisione finale sarà presa probabilmente oggi e potrebbe prendere forma in un decreto varato già domani dal Consiglio dei ministri. Poi, con calma, il Parlamento potrebbe mettere in cantiere una nuova normativa che possa venire incontro alle esigenze del lavoro occasionale. Per evitare che i cittadini siano chiamati alle urne solo sull'altro quesito referendario, quello sugli appalti, l'orientamento è di recepire completamente il quesito.
LE POSIZIONI Ma una soluzione così radicale non solo sarebbe in contrasto con quanto dichiarato fino a questo momento dal ministro del Welfare, Giuliano Poletti - che ha sempre parlato di «riduzione drastica» e di lotta agli abusi - ma è fortemente osteggiata dai centristi della maggioranza. «In Parlamento un decreto siffatto se lo voterà solo il Partito democratico» tuona il presidente dei deputati di Area Popolare, Maurizio Lupi. «Sui voucher siamo alla follia. Miglioramenti bene, abolizioni totali no» dice il segretario di Scelta Civica, Enrico Zanetti. «Puntare alla eliminazione formale o anche surrettizia dei voucher vuol dire che in una parte della sinistra prevale la tendenza troglodita che tanti danni ha fatto al mondo del lavoro» aggiunge Fabrizio Cicchitto di Ncd. Contro la soluzione eliminazione anche Forza Italia («cancellare i voucher è una stupidaggine» chiosa Renato Brunetta) e Lega Nord. E persino i Cinquestelle che ora invitano a «non buttare via il bambino con l'acqua sporca».
Nemmeno la Cgil è arrivata a chiedere tanto. Ieri Susanna Camusso faceva sapere che l'ipotesi «solo per le famiglie» poteva anche andare: «Siamo disponibili a ragionare della permanenza dei voucher se questa riguarda solo le famiglie e non riguarda le imprese e la Pa».
In realtà questa seconda via è l'altra ipotesi su cui si ragiona nel governo.
NIENTE NANO-AZIENDE Sarebbe comunque un'accetta più netta rispetto al testo base all'esame della commissione Lavoro della Camera che invece prevede la possibilità di utilizzo dei voucher, seppur con vincoli stringenti sulla platea dei prestatori d'opera, anche per le imprese senza dipendenti. Ieri è scaduto il termine per la presentazione degli emendamenti: ne sono arrivati 140, alcuni anche dallo stesso Pd.
Quel testo - ricorda il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano (Pd) - «era un primo giro di manovella ed era suscettibile di cambiamento. Certo è che l'ipotesi su cui lavoreremo non prevede più le imprese e la P.a». Le ipotesi in campo - conferma - restano due: «o si mantengono i voucher per prestazioni meramente occasionali rese a persone e famiglie (prevista da un emendamento del Pd) oppure laltra tesi è quella di eliminarli».
In ogni caso, stando ai dati forniti dall'Inps, anche lasciare i voucher solo per le famiglie, sarebbe quasi come eliminarli.
Oggi infatti l'incidenza dei buoni lavoro sul totale ore lavorate in Italia è dello 0,40%), all'interno di questa quota i voucher utilizzati dalle famiglie rappresentano il 3%. Circoscrivere lo strumento alle sole famiglie quindi porterebbe l'incidenza dei voucher sul totale delle ore lavorate allo 0,001%. «Di fatto - dice il presidente dell'Inps, Tito Boeri - equivarrebbe a cancellare del tutto questo istituto». Con il risultato di «un arretramento anche rispetto alla versione originaria della stessa legge Biagi». Quella stessa origine che gli stessi sindacati, Cisl e Uil in testa, invocano chiedendo un confronto con il governo prima del varo dell'eventuale decreto.