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Data: 16/03/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Via i voucher per evitare il voto. Si pensa all’eliminazione totale per annullare il referendum di maggio. La Cgil: vediamo cosa fanno

ROMA Eliminare i voucher o limitarne l’utilizzo in modo tale da cancellarli di fatto dal mercato del lavoro. Ecco le due soluzioni, con netto vantaggio per la prima, accarezzate dalla maggioranza che sostiene il governo alle prese con un obiettivo chiaro: disinnescare il referendum del 28 maggio. Per questa ragione il Pd punta a trovare la soluzione tecnica per convincere la Cassazione ad annullare la consultazione elettorale che, in caso di successo dei sì (con l’abrogazione dei buoni lavoro), affonderebbe uno dei cardini del jobs act assestando un colpo probabilmente definitivo all’ex premier Matteo Renzi. «Il nostro obiettivo è superare il referendum, perché riteniamo che su questo tema del lavoro non sia utile uno scontro» ha spiegato Ettore Rosato, capogruppo Pd alla Camera, al termine della riunione del partito specificando che sui voucher le ipotesi in campo, appunto, sono rimaste solo due. E cioè lasciarli solo alle famiglie (e quindi numeri alla mano appena al 3% di chi li usa abitualmente) o eliminarli completamente. In realtà l’opzione di conservarli anche ad uso delle imprese con zero dipendenti è ancora nel testo base della Commissione lavoro alla Camera (al provvedimento unificato sono stati presentati circa 140 emendamenti) che sta cercando di modificare la legge che riguarda anche gli appalti. Ma si tratta di una soluzione ormai tramontata, anche perché in questo modo il 60% del piccolo mondo artigiano e commerciale potrebbe continuare a sfruttare i ticket come adesso. Con il rischio che proseguano gli abusi nei confronti di giovani utilizzati a tempo pieno attraverso rapporti occasionali mascherati. Già domani il governo, come ha spiegato il ministro Maurizio Martina, potrebbe approvare il decreto che abroga i voucher (recependo integralmente anche il quesito referendario). E di fronte a questa svolta la Cassazione, prendendo atto che la materia oggetto del quesito sottoposto al giudizio degli elettori è venuta meno, non potrebbe che ordinare l’annullamento del voto. La Cgil, che per l’8 aprile ha organizzato una manifestazione nazionale, attende sviluppi. «Il referendum è superabile a fronte di una legge già approvata, il giudizio si dà alla fine - ha spiegato Susanna Camusso. - Sui voucher noi siamo disponibili a ragionare della loro permanenza se questa riguarda solo le famiglie, se non sostituisce lavoro e non riguarda le imprese e la Pa. Quando ci sarà un’ipotesi vedremo se questa corrisponde al quesito referendario». Sulla questione è intervenuto anche il presidente dell’Inps, Tito Boeri che, oltre a spiegare che se la soluzione è limitare l’uso dei voucher alle famiglie, «è meglio abolirli del tutto», ha posto l’attenzione sulla possibilità che, senza buoni lavoro, aumenti il lavoro nero. «Il rischio c’è - ha riconosciuto Boeri - ma i voucher sembrano aver dato un contributo relativo e molto limitato all'emersione del sommerso». Nel caso in cui prevalesse la linea conservativa (al momento molto più improbabile), i voucher resterebbero nella sola disponibilità delle famiglie per piccoli lavoretti, fissando una serie di paletti, tra cui il tetto massimo per committente di 3mila euro l'anno.

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