Iscriviti OnLine
 

Pescara, 25/11/2024
Visitatore n. 740.949



Data: 16/03/2017
Testata giornalistica: Rassegna.it
«Partecipate, occupazione e reddito per chi lavora». Cgil, Cisl e Uil alla Conferenza delle Regioni: “Il processo di riforma non è fatto solo di tagli. Se non si individuano strumenti per garantire occupazione e reddito per i lavoratori coinvolti, si rischia di determinare una grave questione sociale"

“Il processo di riforma delle società partecipate non è fatto solo di società da ridurre. Se non si individuano strumenti per garantire occupazione e reddito per i lavoratori coinvolti, si rischia di determinare una grave questione sociale”. È quanto si legge nella memoria presentata da Cgil, Cisl e Uil nel corso dell’audizione presso la Commissione Affari istituzionali della Conferenza dei presidenti delle Regioni, tenutasi nella giornata di ieri.

“Alla luce delle modifiche intercorse al Dlgs 175/16 con l’ultimo decreto correttivo e della vicina intesa da raggiungere con le Regioni – spiegano nella memoria i confederali –, abbiamo forti perplessità circa le tutele occupazionali e reddituali, oltre a quelle inerenti la continuità dei servizi, che, nonostante le numerose variazioni susseguitesi nel tempo al primo schema di decreto attuativo della delega c.d. Madia, continuano a permanere anche nello schema di decreto correttivo del Testo Unico delle società partecipate”.

I sindacati sottolineano che “si tratta di un settore in cui sono impiegati numeri imponenti di addetti, il cui perimetro tuttavia continua a rimanere incerto. Il più recente Rapporto Mef 2014 ne individua 410.000”. Nello schema di decreto “continuano ad essere assenti specifiche e chiare forme di sostegno al reddito dei lavoratori dichiarati in esubero” e, in particolare, Cgil, Cisl e Uil denunciano “un grave vuoto normativo per quanto riguarda le tutele degli addetti di società sotto i cinque dipendenti (circa 2.300), una platea che si aggira sulle 8000 unità e che si troverebbe priva di ammortizzatori, salvo l’accesso alla Naspi. Una prima soluzione al problema potrebbe essere quello di ridurre il numero dei consiglieri, piuttosto che chiudere quelle società e mandare a casa 8.000 persone”.

“Non da poco, inoltre – aggiungono le tre sigle –, sono i dubbi circa il personale con contratto di lavoro non a tempo indeterminato, che rischia di essere tagliato fuori da qualsiasi processo di ricollocazione e dalle relative garanzie occupazionali”. Nella memoria si denuncia poi “l’evidente esclusione del sindacato” e “le scriventi propongono l’istituzione di una ‘cabina di regia’ nazionale e locale che, a fronte del necessario coinvolgimento delle diverse istituzioni interessate, possa gestire, attraverso una migliore cooperazione e un più immediato coordinamento, i processi di mobilità del personale. Governo e associazioni delle autonomie locali non possono escludere le confederazioni da un processo così impattante sui servizi ai cittadini e sulle sorti di centinaia di migliaia di addetti. Per questo, chiediamo di essere convocati con urgenza. Laddove ciò non dovesse avvenire decideremo le opportune iniziative sindacali da mettere in campo”.

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it