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Pescara, 24/07/2024
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Data: 17/03/2017
Testata giornalistica: Il Centro
I voucher per pochi mesi. C’è il sì all’eliminazione. Il Pd vota l’ok, previsto l’addio dal 2018. Verso lo stop al referendum della Cgil. Il testo del decreto oggi in Consiglio dei ministri. Al via l’assegno di ricollocazione

ROMA Abrogazione totale: i voucher si apprestano ad essere cancellati, facendo “saltare” così il referendum promosso dalla Cgil. La commissione Lavoro della Camera ha approvato il testo che va in questa direzione e oggi il governo dovrebbe portare in Consiglio dei ministri il decreto legge che, recependo quel testo, abolirà i buoni lavoro. La Cgil si prepara a cantare vittoria. Se l’intervento dell’esecutivo, dice il segretario generale Susanna Camusso, «dovesse corrispondere» al quesito referendario «lo considereremmo uno straordinario risultato ma, come noto, deve essere una legge». Partono, intanto, le prime 30mila lettere per gli assegni di ricollocazione, la novità introdotta dal Jobs act, rivolte ai disoccupati in cerca di un nuovo impiego, annunciate dal premier Paolo Gentiloni da Avellino. «Sono il 10% del totale di quelle che verranno inviate a regime» ha detto il presidente del Consiglio. I destinatari: un primo gruppo di disoccupati percettori di Naspi da almeno 4 mesi. Il buono sarà compreso tra i 250 e i 5.000 euro. Sui voucher il testo della commissione prevede un periodo di transizione fino al 31 dicembre 2017, per permettere di utilizzarli a chi li ha già acquistati. In questo lasso di tempo, ha fatto sapere il capogruppo Pd Ettore Rosato, «lavoriamo per nuove norme che mettano uno strumento a disposizione delle famiglie per pagare ciò che oggi si paga con i voucher e delle imprese per accedere in modo più semplice al mercato del lavoro». E su questi strumenti «apriremo un confronto con le parti sociali». Passa, dunque, la linea della maggioranza per l’intervento radicale. Ma il dibattito politico resta aperto. «Pare che il governo salti il fosso e cancelli totalmente i voucher, andando forse oltre quello che è il ragionevole. Evidentemente c’è paura del referendum» dice Pierluigi Bersani. Dall’altro ramo del Parlamento, il presidente della commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi, parla di «balzo indietro» e di «schizofrenia legislativa». È un «governo allo sbando e terrorizzato dal voto popolare» attaccano i deputati M5S della commissione Lavoro. Ma anche dal fronte sindacale e imprenditoriale arrivano dure critiche. «Il sistema dei voucher va cambiato, non abolito» attacca la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan. Mentre il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, dice che l’eliminazione dei voucher «non ci piace e nemmeno il modo: se s’ha da fare, si faccia il referendum». Contraria anche Confcommercio, che la bolla come vicenda «dall’epilogo paradossale». Per il leader della Uil, Carmelo Barbagallo, sarebbe stato «meglio fare un accordo prima del referendum» puntando a una drastica riduzione dei buoni lavoro. Il leader della Fiom, Maurizio Landini, tra i primi promotori dei referendum, sottolinea che l’abrogazione è «l’obiettivo che volevamo raggiungere», quindi «vuol dire che abbiamo fatto bene a fare il referendum». Camusso e Landini continuano a puntare l’attenzione anche sull’altro quesito referendario per la reintroduzione della responsabilità solidale negli appalti, che riguarda «milioni di persone». E sulla reintroduzione del reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo: «Noi abbiamo intenzione di continuare la battaglia sul Jobs act», ribadisce Landini. La campagna elettorale «va avanti», insiste Camusso.

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