Cancellazione totale dei voucher, i buoni per pagare i lavoratori a ore, non solo per tutte le imprese ma anche per le famiglie. Il decreto legge che arriva oggi in consiglio dei ministri prevede lo stop immediato all’acquisto dei buoni, probabilmente da sabato con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale. Mentre i voucher già acquistati potranno essere usati (o rimborsati) fino alla fine dell’anno. Resteranno utilizzabili, quindi, i buoni rimasti nei cassetti dalle aziende. Circa 30 milioni, ma destinati a crescere. Proprio in queste ore è partita una corsa all’acquisto on line dell’ultimo voucher per fare scorta in vista delle prossime esigenze, come i saldi nel caso dei commercianti. Nel decreto ci sarà anche il ritorno alle vecchie regole sugli appalti, con la possibilità, per il dipendente non pagato dalla ditta che ha vinto la gara e vuole i suoi soldi, di rivolgersi direttamente all’azienda che aveva dato l’appalto. E il divieto di accordi tra sindacati e aziende che escludono questa possibilità.
Lo stop al referendum
Il decreto riprende il testo approvato ieri dalla commissione Lavoro della Camera, superando così le perplessità del Quirinale sui requisiti di necessità e urgenza. E, soprattutto, fa saltare i due referendum promossi dalla Cgil, anche se la decisione finale spetta alla Cassazione. Arriverà qualcosa al posto dei voucher? Per le imprese resta possibile l’estensione del cosiddetto lavoro a chiamata, massimo 400 giorni in tre anni, che diventerebbe utilizzabile per tutte le fasce d’età e non più limitato ai giovani sotto i 25 anni e agli over 55.
Il no delle imprese
Al momento le ricadute sono tutte politiche. «È quello che volevamo» dice Maurizio Landini della Fiom, i metalmeccanici della Cgil. «Il sistema va cambiato ma non abolito» ribatte Anna Maria Furlan della Cisl, che parla di «ritorno al lavoro nero». Confindustria attacca con il presidente Vincenzo Boccia: «La scelta non ci piace e nemmeno il modo: se si deve fare meglio il referendum». Confcommercio parla di «epilogo paradossale» mentre secondo Mario Resca di Confimprese il «governo ha sacrificato i voucher alla lotta politica senza pensare ai lavoratori e mettendo in difficoltà le imprese». Gli equilibri a sinistra hanno giocato un ruolo importante nella scelta di eliminare qualsiasi appiglio per il referendum.
Il rischio trivelle bis
L’intenzione del governo, e anche di Matteo Renzi, è di evitare un bis del referendum trivelle: su quel voto, che non aveva raggiunto il quorum, Michele Emiliano ha costruito buona parte della sua avanzata nel Pd. Un referendum senza quorum ma con una valanga di sì all’abolizione dei voucher avrebbe dato una bella spinta agli scissionisti del Pd. Dall’opposizione il Movimento 5 stelle parla di «governo allo sbando terrorizzato dal voto». Il presidente del consiglio Paolo Gentiloni preferisce spostare il dibattito su altri temi. Non a caso proprio ieri ha dato il via all’assegno di ricollocazione, somma in denaro destinata agli uffici del lavoro pubblici o privati che riescono a formare e trovare un posto a un disoccupato. Un progetto curato dall’Anpal, l’agenzia per le politiche attive guidata da Maurizio Del Conte. Un’altra novità arriva da Equitalia: mentre le domande per la rottamazione delle cartelle hanno raggiunto quota 440mila, parte EquiPro, nuova area del portale destinata ai professionisti per gestire avvisi, rate e scadenze dei clienti.