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Pescara, 24/07/2024
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Data: 17/03/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Ex ferrovia recintata, l’ira dei residenti. Delegazione in municipio: «Prigionieri in casa». Di Pangrazio: «Piccone deve fermare la vendita»

AVEZZANO I residenti di via Trara bussano alla porta del sindaco Di Pangrazio: «Ci aiuti a impedire la vendita della ferrovia». I binari che collegano la stazione ferroviaria al nucleo industriale sono stati da tempo chiusi, per questione di sicurezza, dalla Società Rivalutazione Trara srl, della famiglia dell’imprenditore Ermanno Piccone, proprietaria della la ferrovia. Una delegazione di residenti – molti lamentano difficoltà a entrare in casa o anche a parcheggiare l’auto vicino alla propria abitazione a causa dei paletti e delle catene – ieri ha incontrato il primo cittadino, Gianni Di Pangrazio, per chiedergli di intervenire. «Piccone non può venire qui e mettere le catene», ha precisato Mario Casale, «un’azione così forte deve corrispondere a un’azione altrettanto forte da parte dell’amministrazione». L’area della ferrovia era abbandonata e ricoperta in parte di buste dell’immondizia, bottiglie rotte e plastica. Per questo Ermanno Piccone ha deciso di recintarla, in quanto proprietà privata. «Ci sono cittadini che non possono uscire di casa e altri che non possono parcheggiare l’auto», ha affermato Giancarlo Di Matteo, «bisogna fare qualcosa perché non si può vivere in ostaggio». Il problema della vendita della storica ferrovia era stato sollevato lo scorso anno da Umberto Irti, ex presidente dell’Archeoclub. Irti aveva lanciato l’appello all’amministrazione per impedire la vendita da Piccone ai privati, ma in un anno niente si è mosso e sono arrivate le catene. I tecnici comunali, su disposizione degli amministratori, sono già al lavoro per chiedere all’ufficio tecnico erariale di valutare il valore della ferrovia per decidere come muoversi. «A giorni partirà una lettera per bloccare qualsiasi compravendita, perché la ferrovia ha un carattere pubblico e non deve essere venduta a privati», ha precisato Di Pangrazio, affiancato dal dirigente Francesco Di Stefano, «abbiamo cercato di smuovere le acque per evitare l’esproprio, soprattutto perché nessuno può impedire di passare a chi ha la casa e l’accesso. A Piccone dico: fermati prima di Paterno che qui ci siamo noi. Non sappiamo ancora quanto vale questa ferrovia, abbiamo chiesto una valutazione e poi nel caso avvieremo una trattativa».

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