ROMA Più dubbi che certezze. Il nuovo piano Alitalia, quello revisionato dall'ad Cramer Ball, corretto dalle banche, limato da Etihad e bollinato da Roland Berger e Kpmg, dopo mesi di discussioni e polemiche, non ha convinto fino in fondo il governo. Quasi un una bocciatura quindi perché, ha spiegato il ministro dei Trasporti Graziano Delrio dopo il vertice di ieri con lo stato maggiore della compagnia, è un testo su cui «bisogna ancora lavorare molto». Sulla stessa linea anche Carlo Calenda, più perplesso del suo collega di governo. Prima di supportare l'azienda sul fronte esuberi, circa 2 mila, mettendo mano al portafoglio e agli ammortizzatori sociali, l'esecutivo vuole capire bene se le cifre illustrate, dal ritorno agli utili nel 2019 al taglio dei costi per un miliardo, sono davvero sostenibili. In una parola se la cosiddetta fase due si basa su una strategia credibile e di lungo periodo. Lo scetticismo di Delrio e Calenda, manifestato anche al presidente uscente Luca Cordero di Montezemolo a quello entrante Luigi Gubitosi, è più che giustificato visti i risultati dei precedenti piani industriali, tutti miseramente falliti. Da qui la richiesta di chiarimenti immediati su più e punti: competitività, nuove rotte, capacità di intercettare passeggeri, spese da ridurre, modello low cost. Non convincono sopratutto i tempi indicati per tornare con i conti in nero. I tecnici delle Infrastrutture si chiedono infatti come sia possibile aumentare i ricavi tagliando aerei e rotte, in attesa poi di recuperare profitti su tratte internazionali ancora da conquistare e dai servizi da far pagare sui voli a corto raggio.
IL PERCORSO Sia come sia il governo spinge per avere maggiori garanzie. Vuole non solo il supporto completo di tutte le banche, Unicredit è ancora molto fredda sul piano, ma l'appoggio del sindacato che è decisivo per far quadrare il cerchio. Insomma, l'invito rivolto alla compagnia è quello di trovare al più presto un'intesa con le organizzazioni dei lavoratori per avviare il rilancio, limitando al massimo l'impatto sociale. Se ne saprà di più oggi quando ci sarà un nuovo round tra azienda e sindacati, dopo quello informale di ieri sera. Quello che va scongiurato, ragionano al ministero dello Sviluppo, è una guerra di posizione in vista della stagione estiva, con scioperi e agitazioni di piloti e personale di terra che metterebbe in ginocchio il vettore tricolore. I ministri hanno comunque considerato «un passo positivo» la presentazione del piano e «l'impegno degli azionisti a portarlo avanti». Il lavoro di approfondimento - hanno detto Calenda e Delrio - inizia già dalle prossime ore nei rispettivi ambiti di competenza.
All'inizio della prossima settimana è poi previsto un incontro congiunto azienda-sindacati-governo. In attesa di vedere le carte, i sindacati attaccano: un piano industriale «non può essere solo di tagli ed esuberi» avverte Anna Maria Furlan della Cisl. E' un piano che «sembra fondato sulla sabbia» rincara la dose Claudio Tarlazzi della Uilt che boccia l'idea di tagliare il costo del lavoro del 30%, come fatto trapelare dall'azienda già in paio di mesi fa.