Governo, Regioni e Comuni hanno trovato un'intesa sulla riforma delle società partecipate. Tra i punti dell'accordo la riduzione della soglia minima di fatturato che le spa pubbliche dovranno rispettare per rimanere in vita. Con l'accordo ci sarà un periodo ponte di tre anni: per il triennio 2017-2019 la soglia da raggiungere è di 500mila euro. Dal 2020 invece salirà per tutte a un milione in tre anni. Questo - secondo quanto riportato da alcune agenzie di stampa - incentiverà l'aggregazione delle ex municipalizzate.
Previsto anche un sostanziale via libera alle gare fuori ambito per le società partecipate che hanno i conti in regola. E' anche questo uno dei punti dell'intesa raggiunta.
A quanto si apprende a termine della Conferenza Unificata, è stato deciso di inserire nel decreto "correttivo" una norma che consentirà alle società comunali e regionali di partecipare a gare d'appalto per i servizi pubblici di acqua, luce, gas, rifiuti e trasporti al di fuori del loro territorio. Uniche due clausole: le spa dovranno avere i bilanci in ordine (almeno quattro degli ultimi cinque come previsto dall'articolo 2 del decreto Madia) e affidamenti solo tramite appalto e non diretti.
Raggiunto anche accordo sulla norma per salvare le sale da gioco pubbliche. Queste, secondo quanto riportato dall'agenzia public policy - , saranno escluse dall'articolo 20 del decreto Madia, dunque potranno continuare a operare anche se in perdita. Ciò eviterà la chiusura dei casinò in rosso (cfr. notizia precedente). Inoltre, viene consentito alle sale l'estensione di un anno del piano strutturale triennale per il rifinanziamento delle perdite. Tutte le altre norme della riforma Madia, invece, continueranno ad applicarsi.
C'è "soddisfazione", si è fatto un "passo in avanti, nonostante le complicazioni subentrate dopo l'emanazione della sentenza" della Corte costituzionale che sui decreti attuativi della riforma P.a ha imposto l'intesa con gli enti territoriali. Così il sottosegretario alla Pubblica amministrazione, Angelo Rughetti, ha commentato l'accordo raggiunto con Regioni e Comuni, al termine della conferenza unificata sui provvedimenti bis relativi ai 'furbetti del cartellino' e al taglio delle partecipate. "Si è sostanzialmente dato vita - sottolinea Rughetti - a un nuovo schema di formazione della legge". Si tratta, ha spiegato il sottosegretario, "di una delega attribuita al Governo - la riforma P.a - sulla quale la Corte costituzionale ha detto che serve l'intesa con gli esecutivi degli enti territoriali. È la prima volta che succede nel nostro ordinamento ed è una novità importante, soprattutto in una materia dove il potere legislativo è stato delegato al Governo. Il dominus della formazione della legge, che è il Parlamento, rischia di dovere prendere atto di decisioni che vengono prese fuori dal Parlamento stesso".
"La prima fondamentale garanzia ottenuta" con l'intesa sul decreto partecipate che corregge la riforma Madia del 2016 è la possibilità per i Comuni di far partecipare "le società partecipate alle gare che si tengono anche fuori dal territorio comunale, quelle che hanno rilevanza di carattere economico generale, ossia per la distribuzine di gas, energia, acqua, rifiuti e trasporti". lo ha sostenuto il vicepresidente dell'Anci, Umberto Di Primio, al termine della Conferenza unificata dove è stata raggiunta l'intesa sui correttivi Madia. "Non si darà vita - ha spiegato - a piccole società comunali bensì a vere società che possono stare sul mercato, per fatturato, organizzazione, controlli". Sull'abbassamento della soglia minima di fatturato, sotto cui tagliare le spa pubbliche, Di Primio ha precisato "che non è una norma da 'riserva indiana', non vogliamo tenerci sotto i 500mila euro, ma chiediamo la possibilit… di potere crescere, di rendere stabili e competitivi" gli organismi. La stessa norma - ha spiegato al termine il presidente Anci Antonio De Caro - "porterà a un'aggregazione delle diverse partecipate che non riescono ad arrivare tra tre anni alla soglia minima di un milione di euro".
“Oggi si sono fatti passi importanti nello snellimento della macchina amministrativa, sia per quanto riguarda il contrasto dell’assenteismo, sia nel razionalizzare le partecipate pubbliche”. Così l’assessore regionale al Bilancio e al personale della Regione Emilia-Romagna, Emma Petitti, ha commentato il via libera di oggi della Conferenza delle Regioni dei due decreti legislativi in materia di licenziamento disciplinare nella pubblica amministrazione e in materia di società a partecipazione pubblica.
“Da una parte- aggiunge l’assessore regionale- vengono previste regole più rigide per contrastare l’odioso fenomeno dell’assenteismo ingiustificato finito più volte alla ribalta delle cronache nazionali, dall’altra si interviene sulla razionalizzazione delle società partecipate. Un capitolo di un impegno notevole che stiamo portando avanti a livello regionale”. In particolare sono due le richieste avanzate dalle Regioni al Governo: “Un forte coinvolgimento delle Regioni- precisa Petitti - nella fase relativa alla ricollocazione del personale delle società trasformate o liquidate in un’ottica di salvaguardia dei livelli occupazionali e la possibilità per le società di partecipare, a determinate condizioni, a gare anche al di fuori del proprio territorio, nel caso di servizi economici di interesse generale e a rete”.
Anche per l’assessore degli Affari Generali e del Personale della Regione Sardegna, Filippo Spanu, "E’ un segnale importante sul piano politico che oggi la Conferenza Unificata abbia espresso l’intesa sui primi due decreti riportati alla sua attenzione dopo la sentenza della Corte Costituzionale sulla riforma Madia che ha previsto, per l’attuazione, la necessità di ricorrere a uno strumento di concertazione più forte rispetto al semplice parere”. L’esponente della Giunta Pigliaru, nell’evidenziare l’importanza dello strumento pattizio, ricorda che “la Sardegna e le altre regioni speciali hanno proposto di applicare questo principio per la modifica degli Statuti e per l’adozione delle norme di attuazione”. Spanu, nel corso della recente audizione davanti alla Commissione parlamentare per le Questioni regionali, aveva chiarito che ”l’esito del referendum confermativo dello scorso 4 dicembre non deve far passare in secondo piano l’assoluta necessità che il processo della riforma degli Statuti debba svilupparsi attraverso uno stretto coinvolgimento delle regioni interessate”.