No, non si possono dare tre milioni di euro alla task force per il Masterplan. Questa volta a dirlo è la Corte dei Conti con una nota inviata al direttore generale della Regione Abruzzo Cristina Gerardis, in cui vengono chiesti chiarimenti sulla delibera dello scorso anno. Proprio quella con la quale la giunta regionale istituiva una task force coordinata dal responsabile unico per l’attuazione del Patto per lo sviluppo Emidio Primavera, formata da una serie di fedelissimi dello staff, decidendo di compensare quel lavoro con lo 0,2 per cento dell’importo complessivo degli interventi, quindi circa tre milioni di euro. Una gallina dalle uova d’oro, un bel gruzzolo da dividere in pochi.
Chi c’è nella task force approvata con la delibera di giugno dello scorso anno? C’è Claudio Ruffini, nominato rappresentante per l’Abruzzo in seno al comitato di indirizzo e controllo per la gestione del Patto; Emidio Primavera, responsabile unico dell’attuazione del Patto “con il compito di sovrintendere all’attuazione degli interventi”. E una serie di altri nomi, tutti pescati all’interno dell’Ufficio di presidenza: e cioè Ebron D’Aristotile, Fabrizio Bernardini, Evelina D’Avolio, Sergio Di Pietrantonio, Sabrina Saccomandi, Andrea Marconi, Fabio Ferrante “quali soggetti deputati alla verifica, controllo e azione di sostegno ai soggetti attuatori”.
Per tutti loro (alcuni però ora hanno preso altre strade, come Ruffini, pronto per andare in pensione dopo essere stato indagato col presidente D’Alfonso per corruzione) un bel premio, che detto così sembra poco ma rapportato al Masterplan fa un botto di soldi: in una delibera successiva, del mese di novembre del 2016, la 693, la Regione decide di “riservare al personale della Task force, per l’attività inerente le funzioni regionali concernenti il coordinamento, il monitoraggio e controllo da esplicare sulla esecuzione delle opere finanziate, uno specifico compenso aggiuntivo al trattamento stipendiale percepito e pari complessivamente allo 0,2 per cento dell’importo degli interventi”.
La delibera
Che fa circa 3 milioni di euro. Fuorilegge, perché i dipendenti regionali già vengono pagati e pure profumatamente e non si può remunerarli due volte. Vige il principio dell’onnicomprensività, tra l’altro già ribadito dalla Corte dei Conti con due pareri che sono ben conservati nei cassetti della Regione.
Il parere della Corte è del 2010 e stabiliva senza possibilità di dubbio la “onnicomprensività del trattamento economico, trattandosi di attività interconnesse al rapporto tra il dirigente e l’amministrazione, che rientrano nelle normali incombenze e pertanto sono considerate già comprese nella determinazione del trattamento economico complessivo”.
E non è rilevante neppure che le attività di lavoro vengano svolte al di fuori dell’orario normale: “La partecipazione di un lavoratore a un progetto dell’ente rientra nei normali compiti istituzionali”, anche in considerazione del fatto che la durata media dell’orario di lavoro, ricorda la Corte dei Conti, non può superare per ogni periodo di sette giorni, le 48 ore, comprese le ore di lavoro straordinario”.
Un doppione indebito, dice la Corte dei Conti che chiede conto alla Regione di questa decisione. Una bella gatta da pelare per la direttrice generale che si è impegnata con la Corte dei Conti a modificare la delibera. E che ha dovuto rassicurare i magistrati contabili garantendo che fino a oggi non è stato tirato fuori un euro.
ps: c’è poco da scherzare con l’onnicomprensività. Specie di questi tempi. Dipendenti pagati due volte: non sta ne’ in cielo né in terra.