LANCIANO Com’era giusto e prevedibile il caso diventa nazionale. Dopo le denunce de il Centro e le proteste dei familiari, la vicenda del bambino autistico rifiutato da tre scuole medie di Lanciano esplode, mobilitando associazioni e parlamentari. E il Miur dispone «i dovuti accertamenti. L’Ufficio», informa il ministero, «sta predisponendo una relazione per fare luce sull’accaduto, ma soprattutto per far sì che sia al più presto trovata una soluzione. Tutte le studentesse e gli studenti, a maggior ragione se in situazione di difficoltà, hanno diritto a frequentare serenamente la scuola dell’obbligo». Non è un caso isolato, come dimostra anche la storia della mamma di Vasto che deve essere operata e dimessa in giornata perché non c’è chi si possa prendere cura della figlia disabile, tanto da tirare in ballo le responsabilità della Regione, e non solo. «Un ritorno al Medioevo, una situazione resa ancora più indecente dalle giustificazioni addotte per non ammettere a scuola il bambino». Parole dure, quelle che usa Dario Verzulli, presidente di Autismo Abruzzo onlus, che non nasconde l’indignazione alla notizia del bambino autistico rifiutato da tre istituti scolastici di Lanciano. Una situazione per la quale Verzulli chiama in causa, innanzitutto, l’istituzione scolastica, «che non può negare a un bambino il diritto allo studio, un diritto, ricordiamo, costituzionalmente garantito a tutti». Anche a chi vede il mondo da una prospettiva diversa da quella usuale. «Abbiamo già presentato dei ricorsi», aggiunge, «attraverso l’avvocato Giovanni Legnini (non il vice presidente del Csm, ma il cugino, ndr), che presta gratuitamente la propria opera professionale per le famiglie iscritte all’associazione. Tra l’altro studiare non è solo un diritto, ma anche un obbligo previsto dalla legge fino alla maggiore età», ricorda ancora il presidente di Abruzzo autismo onlus. Nel frattempo il sindaco di Lanciano, Mario Pupillo, e l’assessore comunale alla pubblica istruzione, questa mattina incontreranno la mamma del bambino «per favorire», si legge in uno scarno comunicato, «un esito positivo della vicenda. Abbiamo esteso l’invito anche ai dirigenti scolastici degli istituti coinvolti, affinché vengano chiariti i contorni della vicenda raccontati dalla mamma del bambino, che mi ha informato della questione direttamente. Auspichiamo una rapida soluzione della vicenda nell’unico e preminente interesse del bambino e del suo diritto allo studio. Lavoriamo di concerto con i dirigenti e la mamma per questo obiettivo, senza clamori e a tutela del bambino». È ancora Verzulli a indicare la strada da seguire. «La famiglia deve immediatamente riproporre la domanda alla scuola che ritiene più opportuna, quella dove il bambino può trovare la situazione che gli è più congeniale». Insomma, non deve essere la famiglia a “piegarsi” alle esigenze di bilancio della scuola, ma deve accadere il contrario. Dove trovare le risorse non è un problema che si può scaricare sulle spalle di un bambino. «Subito dopo aver ripresentato la domanda», aggiunge Verzulli, «bisogna fare una denuncia cautelativa alla Procura della Repubblica e mandare una diffida all’Ufficio scolastico provinciale, che dovrebbe prendere seri provvedimenti nei confronti dei dirigenti che hanno rifiutato la domanda di ammissione». Sul caso intervengono e Francesca Puglisi, e Vanna Iori, deputate Pd, stigmatizzando la gravità dell’accaduto. Anche Alessandra Portinari, neo presidente di Angsa Abruzzo (Associazione dei genitori dei bambini autistici), si mette a disposizione della famiglia del bambino. «Le scuole», dice, «per legge non possono rifiutare il diritto allo studio dei disabili, e anche dei ragazzi autistici». Nell’insieme, dice Claudio Ferrante, presidente dell’associazione “Carrozzine determinate”, l’Abruzzo non è esattamente quella che si può definire una regione a misura di disabile. Una regione nella quale, sottolinea, la popolazione di diversamente abili è in linea con la media nazionale del 5%. «Siamo stanchi dei parolai che ci raccontano solo barzellette», dice, «perché la realtà è drammatica, ma purtroppo siamo gli unici che scendono in piazza e protestano. Siamo di fronte a una macelleria sociale. Le famiglie sono abbandonate a se stesse, la situazione è diventata precaria sotto ogni punto di vista, dal problema delle barriere architettoniche, ancora irrisolto, all’inclusione scolastica. Ci sono famiglie costrette a ricorrere al Tar per avere ore di sostegno e assistenza specializzata». Una regione nella quale il tasso di disoccupazione dei disabili è pari all’80%, nella quale costruirsi una vita è praticamente impossibile, così come è quasi impossibile trovare una casa in affitto. «Come si fa», aggiunge Claudio Ferrante, «a vivere con 280 euro di pensione al mese? Siamo all’anno zero per ausili e protesi, sono 15 anni che aspettiamo il nomenclatore tariffario. Siamo di fronte allo smantellamento dello stato sociale». La situazione, secondo Claudio Ferrante, «è nettamente peggiorata, come nel resto d’Italia». Per questo, insieme ad altre associazioni, Carrozzine determinate sta organizzando una grande manifestazione di protesta a Pescara, per la fine di aprile. La data, ancora da confermare, dovrebbe essere quella del 29.