ROMA Nuove regole in arrivo per taxi, noleggio con conducente e app. Il decreto del governo che riordina il settore è pronto per essere sottoposto ai diretti interessati. Il tutto per rispettare gli impegni presi ed evitare nuovi scioperi. Ma i tassisti sono sul piede di guerra, temono concessioni per Uber e Ncc. Per questo hanno confermato lo sciopero di giovedì prossimo. A Roma è prevista una concentrazione della auto bianche sotto il Colosseo e poi una assemblea a Piazza Venezia che, con ogni probabilità, bloccherà il traffico della Capitale. Ma c'è anche chi teme azioni più pesanti. Una parte della base sta pensando ad interventi ancora più eclatanti, come il blocco di qualche autostrada.
LE LINEE GUIDA I punti cardine del decreto sarebbero tre: la definizione di zone libere per gli Ncc, che una volta lasciato il cliente non dovrebbero rientrare nel garage di partenza ma in un ambito territoriale ben preciso. Non è ancora chiaro se il perimetro sarà regionale o più limitato. Il secondo punto riguarda invece i paletti per le piattaforme tecnologiche che collegano gli autisti con chi cerca un passaggio. Verranno introdotti - questa la linea che stanno mettendo a punto al ministero dei Trasporti - delle norme non invasive ma in grado di fare ordine. Dovrebbero essere istituiti un registro pubblico e una serie di obblighi anche sul fronte fiscale e più in generale dei controlli.
Per i tassisti, ed è il terzo punto, si parla di eliminazione dei vincoli attualmente esistenti al cumulo di più licenze, con possibilità di esercitare l'attività in forma di impresa, di libertà su turni ed orari, di possibilità di offrire nuovi servizi integrativi (come l'uso collettivo dei taxi), di flessibilità anche sui prezzi, pur con il vincolo della tariffa massima in particolare per aeroporti, stazioni ed altre destinazioni particolari. Intanto, come accennato, il clima resta teso: i sindacati delle auto bianche hanno disertato l'invito al confronto con Uber, che oggi salirà al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per una riunione tecnica. Su tutto incombe lo sciopero di giovedì 23. Al momento la protesta è confermata ma sorprese dell'ultima ora non sono naturalmente escluse. «Le regole sul lavoro e sul trasporto pubblico non di linea non le devono imporre i mercanti», avverte Nicola Di Giacobbe, esponente di Unica Cgil, spiegando le ragioni della buca data a Uber.
IN ATTACCO «Il governo deve dire no alle innovazioni tecnologiche senza una certificazione» e «sì a controlli specifici». Sulla stessa linea Alessandro Atzeni della Uil Trasporti: «Se non arrivano garanzie lo sciopero è l'unica strada». Ma anche chi non ha, almeno per ora, aderito allo stop del 23, come Loreno Bittarelli di Uritaxi, non ha accolto l'invito di Uber. «Non abbiamo intenzione - ha detto - di riconoscere soggetti che rappresentano interessi privati». Adesso, ha aggiunto, «aspettiamo le risposte che ci deve dare l'esecutivo» e formalmente c'è tempo fino a venerdì 24. Come accennato, questa mattina il ministero dei Trasporti sentirà le ragioni di Uber, che, con il numero uno italiano, Carlo Tursi, ha espresso dispiacere, ma non stupore, per il mancato incontro con le sigle sindacali dei taxi: «Mi auguro che ci siano altre occasioni», ha detto il general manager dopo avere aspettato invano un'ora. Per Alessandro Genovese dell'Ugl è «assurdo che il governo faccia accordi con Uber, che va considerata una organizzazione non legale».