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Data: 21/03/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Padoan: «Manovra subito dopo il Def»

BRUXELLES Non devono esserci dubbi: il governo deciderà la manovra di correzione dei conti pubblici, allo scopo di evitare la procedura europea per violazione della regola del debito, «parallelamente» alla presentazione del Documento di economia e finanza (fissata il 10 aprile) o «qualche giorno dopo». È stato il ministro dell'economia Pier Carlo Padoan a precisarlo ai giornalisti a margine della riunione dell'Eurogruppo. I ministri finanziari hanno parlato soprattutto di Grecia, ma conti pubblici e banche restano al centro delle discussioni collaterali di Padoan (oggi il ministro vedrà la responsabile della concorrenza Margrethe Vestager su Mps e banche venete).

I TEMPI Il messaggio del ministro è stato questo: non c'è alcuna resistenza da parte del governo a rispettare l'impegno per la manovra di 3,4 miliardi nei tempi previsti. Certamente la discussione-negoziato con Bruxelles sui contenuti non è finita. Il responsabile degli affari economici Pierre Moscovici ha ripetuto per l'ennesima volta che il dialogo Bruxelles-Roma «è positivo e costruttivo». Oggi incontrerà Padoan per proseguire il confronto. Il commissario francese è ottimista, come al solito: «Lavoriamo sulle stesse cifre e sullo stesso calendario: sono convinto che l'Italia farà quanto necessario».
Dunque, non ci sono sconti nè sull'entità della manovra nè c'è la possibilità di oltrepassare la data del 30 aprile, magari per aspettare l'esito delle primarie del Pd. A metà maggio la Commissione pubblicherà le nuove stime macro-economiche, poi ci sarà la valutazione della Commissione su Def e manovra dopodichè nella riunione del 22 l'Eurogruppo verificherà la congruità delle misure.
Fonti Ue hanno indicato che tra i ministri c'è stata una discussione «molto accesa» sulla governance economica. Italia, Spagna, Portogallo, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Slovenia e Slovacchia hanno criticato esplicitamente la lentezza con cui presidenza Eurogruppo e Commissione hanno dato seguito all'impegno di semplificare le regole della supervisione e a garantire metodi di calcolo meno aleatori per definire le correzioni strutturali dei bilanci. Comincia a emergere insofferenza per lo stallo delle istituzioni europee dovuto a un ciclo elettorale lungo e incerto.
Quanto alla presidenza dell'Eurogruppo, il voto olandese ha riaperto il problema: il partito (socialdemocratico) del ministro delle finanze Jeroen Dijsselbloem ha preso una sonora batosta e potrebbe restare fuori dal governo. Il mandato di Dijsselbloem scade a fine gennaio 2018, quindi c'è tempo. E' già in corsa lo spagnolo De Guindos, che però è del partito popolare: impossibile che anche la presidente dell'Eurogruppo, come quelle di Ue, Commissione e Parlamento, vadano a un popolare. Si fa il nome dello slovacco Petr Kazimir, dello Smer che è un partito socialdemocratico ma su posizioni anti-immigranti. Piace al tedesco Schaeuble. Qualcuno avanza l'ipotesi che possa essere nominato un presidente permanente, ma non ve ne sono ancora le condizioni: rifletterebbe la scelta di una maggiore integrazione che non è stata ancora fatta.

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