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Data: 22/03/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Istat, un milione di famiglie senza redditi da occupazione. Le difficoltà economiche crescono all’aumentare dei figli. Valori più alti per i mono-genitori. In oltre 100mila casi le donne vivono da sole e in 970mila sono l’unica fonte di guadagno

ROMA Un milione di famiglie senza redditi da lavoro, la metà al Sud. È l’amara fotografia aggiornata dall’Istat al 2016: rispetto all’anno precedente non è cambiato pressoché nulla, dato che si è passati da 1 milione 92mila del 2015 a 1 milione 85mila (-0,7%) dello scorso anno. Si tratta di famiglie dove tutti i componenti attivi, che partecipano al mercato del lavoro, sono disoccupati e quindi se c’è una fonte di reddito arriva da altre fonti e non dall’impiego (rendite e/o, soprattutto, pensioni). E lo evidenzia la Coldiretti: «Le pensioni aiutano i bilanci per più di una famiglia su tre. La presenza dei nonni in casa viene giudicata positivamente per il contributo economico e sociale che sono in grado di offrire in un momento di difficoltà», spiega un sondaggio diffuso proprio ieri dalla principale associazione agricola. «Il 93 per cento degli italiani ritiene che la presenza di un pensionato in famiglia sia una vera e propria fortuna con una netta inversione di tendenza nella percezione del ruolo degli anziani rispetto al passato. In particolare - sottolinea la Coldiretti - ben il 37% sostiene che un pensionato in famiglia sia determinante per contribuire al reddito, mentre il 35% lo considerata un valido aiuto per accudire i nipoti al di fuori degli asili e della scuola». Il milione di famiglie senza lavoro rappresenta il 6,6% delle famiglie presenti sul mercato del lavoro (16,5 milioni) e si intreccia, in larga parte, con il drammatico dato sulle famiglie in povertà assoluta che secondo le ultime indagini dell’Istat in Italia sono 1 milione 592mila. Dieci anni fa il numero dei nuclei familiari in povertà assoluta era di un milione e l’incremento registrato è drammatico e pari al 63%. Tornando sui nuclei senza lavoro: 448mila sono coppie con figli e 290mila sono famiglie con un solo componente, single, più spesso uomo che donna (178mila contro 113mila). Seguono 222mila nuclei mono-genitore (e stavolta sono più donne, 192mila) e 80 mila coppie senza figli. Al top di famiglie senza redditi da lavoro è, come già per quelle in povertà assoluta, il Mezzogiorno (587mila), che precede sia il Nord (300mila) che il Centro (198mila). Analizzando il tasso di disoccupazione delle persone tra i 25 e i 64 anni e incrociando i dati con il loro ruolo in famiglia, si nota come i valori più alti si registrino per i mono-genitori (12%), stanno invece decisamente meglio i single (8,4%). Per un milione di famiglie a zero occupazione ci sono 13,9 milioni in cui tutte le forze lavoro sono impiegate. Accendendo un faro su chi fa parte di coppie con figli, si sottolinea come all’aumentare della prole salga anche il tasso di disoccupazione (7,3% se c’è solo un figlio, 7,7% se due e 10% per tre o più). I coniugi o conviventi senza bambini si fermano al 7,6%. Sono 970mila le famiglie, con e senza figli, dove la donna risulta occupata a tempo pieno o part time, mentre l’uomo è in cerca di occupazione o inattivo (pensionato o comunque fuori dal mercato del lavoro). Il dato riguarda i coniugi o i conviventi tra i 25 e i 64 anni. Sono invece 192mila le famiglie monogenitore, dove c’è solo la mamma ed è disoccupata, con un incremento del 5% rispetto al 2015. Il reddito di inclusione approvato dal parlamento, varato per assicurare il sostegno economico in modo progressivo a tutte le famiglie che si trovano al di sotto della soglia di povertà assoluta, punta a partire dei nuclei con bambini che oggi si stima che siano circa 400mila unità. Il reddito di inclusione andrà a sostituire il Sia (Sostegno per l’inclusione attiva), una misura nazionale di contrasto alla povertà che prevede l’erogazione di un beneficio economico, condizionata all’adesione a un progetto personalizzato di attivazione sociale e lavorativa, in favore delle famiglie in condizioni di fragilità sociale e disagio economico. Oggi il Sia ammonta a 400 euro al mese, ma l’importo per il reddito di inclusione potrebbe aumentare.

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