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Pescara, 24/07/2024
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Data: 23/03/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Speciale pensioni - Con Ape sociale via a 63 anni. Ecco chi può. Disoccupati da almeno tre mesi senza sussidi e lavoratori impegnati in attività gravose. Tempi stretti per le domande. Lavoratori precoci uscita a 41 anni. Ecco i beneficiari. Opzione donna estesa alle nate nel 4° trimestre 1957-58. Attività usuranti, al via le domande per il 2018 (Preleva l'inserto speciale)

Parte dal primo maggio la corsa alla presentazione delle domande per l’Ape sociale, ovvero l’anticipo pensionistico senza costi per il lavoratore in condizioni di disagio. Ma bisogna affrettarsi, perché, le domande andranno presentate entro giugno per chi matura i requisiti nel 2017. Mentre per chi li matura nel 2018 la data limite di presentazione sarà nel mese di marzo del prossimo anno. Lo ha annunciato il governo ai sindacati nell'ultimo incontro tecnico sui decreti attuativi dell'Ape. Nello stesso incontro è stato confermata la partenza dello strumento per il primo maggio, anche se i decreti attuativi sono in ritardo. I sindacati chiedono ancora modifiche: in particolare criteri meno restrittivi sia sulla data limite per le domande, sia sulla continuità dei contributi versati per l’Ape a carico dei lavori di lavori pesanti: invece degli ultimi sei anni continuativi impegnati in questi lavori (su 36 complessivi) si chiede di neutralizzare gli eventuali periodi di disoccupazione che dovessero essere intervenuti in questi sei anni (come accade per i lavoratori edili). Per l'Ape sociale si prevede una corsa alle richieste. Sono 35.000 quelli che potrebbero uscire nel 2017, secondo le previsioni del governo, e 20mila nel 2018. Ma vediamo di cosa si tratta.La prestazione è accessibile agli iscritti all’assicurazione generale obbligatoria, alle forme sostitutive (ex fondo Elettrici, fondo Trasporti, fondo Telefonici e Inpdai e altri) ed esclusive della stessa (lavoratori dipendenti di amministrazioni statali, degli enti locali e della sanità, Poste e Ferrovie), e alla gestione separata dell’Inps.
DISOCCUPATI. L'Ape sociale può essere chiesta da soggetti che abbiano almeno 63 anni di età e 30 anni di anzianità contributiva in condizioni di disagio (disoccupati - per licenziamento anche collettivo, per giusta causa o risoluzione consensuale - che abbiano esaurito la disoccupazione da almeno tre mesi, invalidi civili con almeno il 74% di invalidità; lavoratori riconosciuti dalla 104/1992 che assistono da almeno sei mesi il coniuge o un parente convivente con handicap).
LAVORI GRAVOSI. Il requisito sale a 36 anni di anzianità contributiva per i lavoratori dipendenti che svolgono attività difficoltose o rischiose. Nello specifico operai dell’industria estrattiva, dell’edilizia e della manutenzione degli edifici; conduttori di gru, conduttori di mezzi pesanti; conduttori di convogli ferroviari e personale viaggiante, conciatori di pelle e pellicce, infermieri e ostetriche ospedaliere organizzati in turni; insegnanti di scuola dell'infanzia ed educatori degli asili nido; facchini, addetti allo spostamento merci e assimilati, personale dei servizi di pulizia, operatori ecologici.
INDENNITÀ. L'indennità corrisposta per 12 mesi l'anno, è pari all'importo della rata mensile di pensione calcolata al momento dell'accesso alla prestazione ma non può superare l'importo massimo mensile di 1.500 euro e non è soggetta a rivalutazione. A differenza dell’Ape volontaria (vedi pagina seguente), non saranno coinvolte le banche o le assicurazioni nella concessione dell’indennità perché i costi saranno a carico dello Stato. Sarà un decreto attuativo a stabilire le procedure per l’accertamento delle condizioni per l’accesso al beneficio.
RITA. Un altra forma di pensione anticipata senza costi per il contribuente è la Rita (Rendita integrativa temporanea anticipata). I requisiti sono gli stessi dell’Ape volontaria: almeno 63 anni e 20 anni di contributi, e naturalmente l’iscrizione a un fondo complementare. La prestazione è pari all’erogazione della rendita del fondo. A Rita possono accedere anche i dipendenti pubblici, i quali però riceveranno le indennità di fine rapporto nel momento in cui maturano la vera pensione.



Ape volontaria. Assegno tagliato tra il 4 e il 5%. La riduzione si fa su una quota della mensilità. Requisiti: 63 anni di età e 20 di contribuzione. La domanda a partire dal 1° maggio. All’Inps vanno indicati la banca che eroga il finanziamento e la compagnia assicuratrice per la polizza

PESCARA Se l’Ape sociale prevede un anticipo di pensione a costo zero per il lavoratore che la richiede, l’Ape volontaria rischia di essere molto costoso. E sembra difficile che possa prendere piede. Il Governo ha confermato il calcolo sulla rata del prestito annunciato nei mesi scorsi pari al 4,5-4,7% per ogni anno di anticipo, ma su una media di importo dell’85% della pensione (nel caso di tre anni di anticipo) e solo per 12 mesi (mentre la rata sulla pensione si paga su 13 mesi e per 20 anni). In pratica, secondo i calcoli diffusi dopo il varo del provvedimento alla fine dell'anno scorso, a fronte di un anticipo complessivo per tre anni di circa 39.300 euro se ne restituirebbero in 20 anni oltre 54.000 (208 euro netti di rata al mese trattenuta su una pensione di 1.286 euro ma per 13 mesi). Il decreto attuativo dovrebbe prevedere un tetto di importo per la richiesta di prestito dell’85% nel caso di un anticipo di tre anni rispetto alla pensione di vecchiaia, del 90% nel caso di anticipo di due anni e del 95% nel caso di anticipo di un anno. Per chiedere l’Ape volontaria bisognerà avere almeno 63 anni di età e 20 di contributi e aver maturato un importo di pensione al netto della rata di ammortamento per il rimborso del prestito richiesto pari o superiore a 1,4 volte il trattamento minimo. Per il 2017 il valore soglia è di 702,65 euro. L’anticipo può essere chiesto dai lavoratori iscritti all’assicurazione generale obbligatoria dell’Inps, alle forme sostitutive (Enpals, Inpdai), alle forme esclusive (ex Inpdap, ex Ps, ex Ipost), nonché dalla gestione separata. Non possono accedere i titolari di un trattamento pensionistico diretto. La domanda per la certificazione del diritto all’Ape va presentata all’Inps , che certifica e indica l’importo minimo e massimo della rata di anticipo concedibile. Conseguita la certificazione, il lavoratore potrà presentare la domanda di anticipo pensionistico, indicando anche la banca che finanzia il prestito e l’impresa assicuratrice con la quale verrà stipulata la polizza contro il rischio morte. In caso di decesso sarà l’assicurazione a pagare. Gli eredi non avranno oneri.


Lavoratori precoci uscita a 41 anni. Ecco i beneficiari

PESCARA La legge di bilancio 2017 ha reintrodotto una disciplina specifica che riguarda i lavoratori precoci, coloro cioè che hanno almeno 12 mesi di contribuzione versata prima dei 19 anni di età. Per questi lavoratori è prevista la possibilità di accedere al pensionamento anticipato in tempi più rapidi rispetto ai criteri ordinari. L’anzianità contributiva per la pensione anticipata viene infatti ridotta, partendo da una base di 41 anni, sia per gli uomini che per le donne. La nuova disciplina sarà operativa dal 1° maggio 2017. Per arrivare all’obiettivo dei 41 anni di contributi utili, oltre a maturare il requisito previdenziale della anzianità contributiva minima, occorre, oltre al profilo contributivo del lavoratore precoce, rientrare in una specifica categoria professionale e sperare di trovare le risorse ancora disponibili. L’accesso alla pensione anticipata scatterà dal 1° maggio 2017 al raggiungimento di quota 41, quindi a 2.143 contributi settimanali versati a prescindere dall’età anagrafica, sia per gli uomini che per le donne. Quindi 41 anni al posto degli attuali 41 anni e 10 mesi per le donne e 42 e 10 mesi per gli uomini. Però dal 1° gennaio 2019 scatterà anche per questi lavoratori l’adeguamento alla speranza di vita che sarà di 4-5 mesi. Per rientrare nel beneficio occorre essere disoccupato o senza assegno da almeno tre mesi o appartenere ad alcune categorie di lavoratori. Coloro cioè che svolgono professioni pesanti al momento del pensionamento da almeno sei anni in via continuativa: operai edili e industria estrattiva; conduttori di gru nelle costruzioni; conciatori di pelli; autisti di mezzi pesanti; infermieri e ostetriche turnisti; assistenti di persone non autosufficienti; insegnanti degli asili nido; facchini; addetti alle pulizie; operatori ecologici. L’accesso al pensionamento è soggetto al vincolo delle risorse: 360 milioni di euro stanziati nel 2017 e 550 milioni di euro nel 2018. Pertanto pur in presenza di tutte le condizioni, l’insufficienza delle risorse potrebbe bloccare la domanda, perché in eccesso rispetto al numero programmato di uscite.


Opzione donna estesa alle nate nel 4° trimestre 1957-58

PESCARA Finora i numeri hanno promosso l’Opzione donna, nonostante la penalizzazione economica che la norma introduce. L’Opzione donna consente infatti un pensionamento anticipato rispetto alle regole generali, a fronte di una penalizzazione dell'importo della pensione dovuta all’applicazione integrale del sistema di calcolo contributivo anche per quelle lavoratrici che, in ragione della propria storia contributiva, avrebbero potuto vedersi calcolata la pensione con il sistema misto, ovvero, fino al 2011, interamente retributivo. Nonostante questa penalizzazione, l’utilizzo è cresciuto esponenzialmente dal 2012 in corrispondenza alla riforma Fornero: erano appena 4 le domande nel 2008, sono diventate oltre settemila nel 2012, nel 2015 sono state quasi 29 mila. Inizialmente la legge era riservata alle lavoratrici che avevano raggiunto i requisiti di 57 anni e 3 mesi, se dipendenti, e 58 anni e tre mesi se autonome entro il 31 dicembre 2015, con 35 anni di anzianità contributiva. E con incrementi per l’accesso alla pensione sulla base dell’aumento della speranza di vita, che nel 2016 è stata di 4 mesi. Ora la legge di stabilità 2017 estende la norma alle donne lavoratrici, dipendenti e autonome, nate nell’ultimo trimestre del 1958 e del 1957, quelle cioè escluse dalla prima sperimentazione proprio per effetto dell’aumento della speranza di vita. In pratica: adesso l’opzione donna è consentita a chi abbia maturato entro il 31 dicembre 2015 almeno 35 anni di contributi e 57 anni. Ma il diritto vero e proprio scatta a 57 anni e 7 mesi per le dipendenti e a 58 anni e 7 mesi per le autonome, perché valgono i mesi di incremento della speranza di vita. Restano le finestre mobili. E l’effettiva erogazione della pensione avverà dopo 12 mesi dal compimento dei 57 anni e 7 mesi per le dipendenti e 58 anni e 7 mesi per le autonome. In sostanza queste lavoratrici conseguiranno la pensione rispettivamente a partire dal 1° agosto 2017 e dal 1° febbraio 2018.


Attività usuranti, al via le domande per il 2018

PESCARA Anche l’accesso alla pensione per gli addetti ai lavori usuranti è diventato più agevole dal 1° gennaio 2017. Restano i requisiti principali ritoccati nel 2011, ma sono state introdotte facilitazioni legate all’anzianità maturata: dallo stop degli incrementi per la speranza di vita per dieci anni, all’abolizione delle finestre mobili posticipate (di 12-18 mesi) per la decorrenza della pensione dopo la maturazione del diritto, a facilitazioni nelle procedure per le domande. Sono considerati lavori usuranti i lavori in galleria, nelle cave, in cassoni ad aria compressa, palombari, lavori ad alte temperature, in spazi ristretti, di asportazione amianto; lavoratori adibiti a turni di notte per almeno sei ore ogni giorno e per un minimo di 64 giorni all’anno; addetti alla linea catena; conducenti di veicoli, di capienza complessiva non inferiore a nove posti, adibiti a servizio pubblico di trasporto collettivo. Per rientrare in questa categoria i lavori devono essere svolti per metà della vita lavorativa oppure per sette degli ultimi dieci anni per un minimo di 35 anni di anzianità contributiva. Le quote (età più anzianità contributiva) vanno da 97,6 con un minimo di 61 anni e 7 mesi di età a quota 99,6 con un minimo di 63 anni e 7 mesi di età. Per il 2017 la tempistica rimane invariata. Quindi la richiesta all’Inps andava presentata entro il 1° marzo se l’interessato perfezionava nello stesso anno i requisiti. Tuttavia entro il 1° maggio 2017 dovrà presentare la domanda chi maturerà i requisiti nel 2018.


Versamenti diversi utilizzabili per tutte le forme previdenziali. Le istruzioni in una circolare dell’Inps. I contributi possono essere
valorizzati anche se è stato già raggiunto il diritto alla pensione

PESCARA Se avete lavorato e versato contributi a varie gestioni, potete sommare i contributi per maturare il diritto alla pensione. Il cumulo permette di raggiungere i requisiti di legge che altrimenti non sarebbe possibile sommando gli anni contributivi di una sola gestione. Il campo di applicazione riguarda la pensione di vecchiaia, pensione di anzianità (nel 2017 e 2018 per gli uomini 42 e 10 mesi di contributi, per le donne 41 anni e 10 mesi; nel 2019 e 2020 la contribuzione va adeguata alla speranza di vita) pensione indiretta e pensione inabilità. Nei giorni scorsi la circolare n. 60 dell’Inps ha fornito le prime istruzioni sul cumulo dei periodi assicurativi non coincidenti da parte degli iscritti a due o più forme di assicurazione gestite dall’Inps (lavoratori dipendenti, autonomi, gestione separata e forme sostitutive ed esclusive come ex Inpdap, ex Ipost e gestione separata). Con una successiva circolare, a seguito delle istruzioni che saranno emanate dalle casse professionali, saranno fornite le istruzioni per i casi di cumulo di periodi assicurativi non coincidenti anche presso le Casse professionali. Da dove nasce la circolare? Dal primo gennaio 2017 la facoltà di cumulo può essere esercitata per conseguire la pensione di vecchiaia anche da coloro che sono già in possesso dei requisiti per il diritto autonomo al trattamento pensionistico in una delle gestioni interessate oppure per conseguire la pensione anticipata con i requisiti previsti dalle norme in vigore, compreso l’adeguamento agli incrementi della speranza di vita. SUPERSTITI. La facoltà di cumulo può essere esercitata dai superstiti di un lavoratore per conseguire la pensione indiretta, anche nel caso in cui quest’ultimo abbia già maturato i requisiti per il diritto autonomo alla pensione in una delle gestioni. CONTRIBUTI ESTERI. Anche la contribuzione estera sarà oggetto di valutazione, nei limiti delle norme previste dai regolamenti comunitari e dalle convenzioni bilaterali: il cumulo è possibile soltanto se risulta perfezionato in Italia il minimale di contribuzione richiesto per la totalizzazione internazionale. RIMBORSI. In caso di domande di pensione in totalizzazione (quindi onerose) presentate anteriormente al 1° gennaio 2017 ed il cui procedimento amministrativo non sia ancora concluso, è possibile rinunciare a tale domanda e accedere al trattamento pensionistico in cumulo (quindi senza costi). La rinuncia può essere effettuata anche dagli eredi dell’assicurato. Allo stesso modo, la rinuncia può essere utilizzata anche da coloro che, pur avendo in corso un provvedimento di ricongiunzione onerosa, non hanno ancora perfezionato il pagamento integrale dell’importo dovuto, sempre che abbiano già perfezionato un diritto a pensione in cumulo. In tal caso, previa rinuncia alla domanda di ricongiunzione effettuata entro il 1° gennaio 2018, è prevista la restituzione delle quote versate in quattro rate annuali.


Stipendi alti, assegni più bassi. L’assegno si riduce in proporzione all’aumentare della retribuzione media

PESCARA Come si calcola la propria pensione? Il risultato finale dipende molto dalla carriera individuale del lavoratore. Un calcolo virtuale è stato sperimentato dal presidente dell’Inps Tito Boeri con l’invio delle famose buste arancioni. Ma sta al singolo lavoratore monitorare passo dopo passo la propria posizione previdenziale per studiare aggiustamenti in corso d’opera (soprattutto con il pilastro della integrativa) prima che sia troppo tardi per intervenire in maniera efficace. Il calcolo retributivo, quello più conveniente, garantiva l’80 per cento della retribuzione media finale e veniva applicato ai lavoratori iscritti prima del 31 dicembre 1995. Ma ormai il sistema è misto. Per chi aveva un’anzianità pari o superiore a 18 anni al 31 dicembre 1995 si applica il sistema Monti-Fornero: un retributivo fino alle retribuzioni del 2011 e un calcolo contributivo per le annualità successive. Per tutti gli altri si applica la riforma Dini con il retributivo applicato solo fino al 31 dicembre 1995. Con il metodo contributivo la pensione finale viene calcolata sulla base di tutti i contributi versati, rivalutati annualmente. Al momento del pensionamento il totale dei contributi viene convertito in pensione applicando una serie di coefficienti che dipendono dall’età del lavoratore. I coefficienti vengono rivisti periodicamente in base all’aspettativa di vita media della popolazione. La prossima revisione sarà applicata dal 1° gennaio 2019, la successiva dal 1° gennaio 20121 con cadenza biennale. Gli effetti sull’assegno finale sono molto diversi in base all’età del soggetto e all’entità dello stipendio. Il Sole24 Ore ha fatto una simulazione in base alla quale un lavoratore di 65 anni percepirà una pensione media del 79% su una retribuzione lorda di 30mila euro, del 69% su una retribuzione lorda di 75 mila euro e del 54% su una retribuzione lorda di 150mila euro l’anno. Per un lavoratore di 45 anni le percentuali si abbassano rispettivamente a 54%, 37% e 26%. Per questi ultimi la pensione integrativa è ormai una necessità.

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