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Data: 24/03/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Anticipo pensionistico, pronti i decreti per la sperimentazione

ROMA È solo una questione di manciate di ore: i decreti attuativi dell'Ape, lAnticipo pensionistico che consentirà di uscire fino a tre anni e 7 mesi prima dal lavoro, sono pronti. Saranno varati «a giorni», forse già nel Consiglio dei ministri di oggi. La data del primo maggio per l'entrata in vigore sarebbe così rispettata. Lo ha annunciato il ministro del Welfare, Giuliano Poletti, al termine dell'incontro di ieri con i sindacati. Il confronto ormai è chiuso. Restano sospese alcune questioni che riguardano la platea dell'Ape social, che il governo ha promesso di affrontare nella prossima legge di Stabilità.
Due quindi i decreti in arrivo. Uno riguarda l'Ape volontaria: riguarda i lavoratori che hanno almeno 63 anni di età, 20 anni di contributi e hanno maturato un importo di pensione pari o superiore a 1,4 volte il trattamento minimo. Se lo vorranno potranno andare in pensione prima pagando una rata sul prestito in 20 anni del 4,5-4,7% per ogni anno di anticipo.
L'altro decreto riguarda l'Ape sociale o agevolata. In questo caso il costo dell'anticipo pensionistico è tutto a carico dello Stato. Sono 35.000 i lavoratori che potrebbero uscire secondo le previsioni del governo. Potrà essere chiesta in via sperimentale dal primo maggio 2017 al 31 dicembre 2018 da soggetti in condizioni di disagio (disoccupati che hanno esaurito la disoccupazione da tre mesi, invalidi civili con almeno il 74% di invalidità) e lavoratori che svolgono da almeno 6 anni in via continuativa un lavoro gravoso (tra gli altri: operai edili, conduttori di mezzi pesanti e convogli ferroviari, insegnanti di scuola dell'infanzia, infermieri organizzati in turni) che hanno compiuto 63 anni di età e hanno almeno 30 anni di anzianità contributiva (36 nel caso di lavori gravosi). L'indennità non può superare l'importo massimo mensile di 1.500 euro e non è soggetta a rivalutazione.
Intanto ieri l'Inps ha diffuso i dati relativi all'andamento del mercato del lavoro a gennaio. Spicca quello sui licenziamenti disciplinari nelle aziende con più di 15 dipendenti: sono stati 32.232 in aumento del 31% rispetto ai 24.595 registrati a gennaio 2016. Complessivamente i licenziamenti sono stati 46.921 (+1,8%). Le assunzioni a tempo indeterminato (154.363 comprese le trasformazioni) risultano in calo del 6,9% rispetto a gennaio 2016, probabilmente a causa della scomparsa da quest'anno degli sgravi contributivi, salvo che nel Sud. Calano anche le cessazioni per questo tipo di contratto (pari 122.595, -9,2%) cosicché il saldo netto resta positivo per 31.768 unità. In forte aumento invece (+10,6%) le cessazioni di rapporti a termine .

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