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Data: 24/03/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Pensioni, presto i decreti. Poletti incontra i sindacati: «Partenza a maggio». Resta il nodo dell’Ape social

ROMA «L’anticipo pensionistico serve a produrre un turn-over che consenta ai giovani di subentrare nei posti di lavoro» detta il ministro del Lavoro Giuliano Poletti garantendo che entro pochi giorni i decreti attuativi necessari per far partire l’Ape entro maggio saranno pronti. Ma intanto i provvedimenti continuano a slittare suscitando un pizzico di nervosismo tra i sindacati che ieri hanno incontrato il governo. «Il metodo è positivo, ma non abbiamo visto ancora un pezzo di carta» ha ironizzato il leader Cgil, Susanna Camusso. È l’Ape social il nodo principale da risolvere. Resta confermato che le domande per l’anticipo pensionistico senza costi per il lavoratore in condizioni di disagio, andranno presentate entro giugno per chi matura i requisiti nel 2017. Mentre per il 2018 la data limite di presentazione sarà nel mese di marzo. Tuttavia sui requisiti per poter rientrare tra i beneficiari non c’è intesa tra Palazzo Chigi e parti sociali. «La richiesta di sei anni consecutivi di contribuzione rischia di essere un criterio di esclusione. Abbiamo proposto un’interpretazione sul fatto che la continuità sia su un arco di tempo più ampio: l’orientamento del governo sui sette anni è insufficiente» ha sintetizzato Camusso. I sindacati chiedono, appunto, che i sei anni non siano consecutivi, ma spalmati lungo un arco di otto. In pratica, si punta a neutralizzare gli eventuali periodi di disoccupazione che dovessero essere intervenuti durante i sei anni (come accade spesso per i lavoratori edili). Stando alle prime simulazioni, sono 35mila i potenziali beneficiari dell’Ape social. Si tratta di soggetti in condizioni di disagio (disoccupati che abbiano esaurito la disoccupazione da almeno tre mesi, invalidi civili con almeno il 74% di invalidità e che abbiano almeno 63 anni di età e 30 anni di anzianità contributiva (36 anni per coloro che svolgono attività difficoltose o rischiose). Le categorie di lavoratori che potranno chiedere l’Ape social sono tra gli altri gli operai dell’edilizia, conduttori di gru, conduttori di mezzi pesanti e convogli ferroviari, insegnanti di scuola dell’infanzia, infermieri organizzati in turni. L’indennità, corrisposta per 12 mesi l’anno, è pari all’importo della rata mensile di pensione calcolata al momento dell’accesso alla prestazione ma non può superare l’importo massimo mensile di 1.500 euro e non è soggetta a rivalutazione. Dopo l’incontro con i sindacati il ministro Poletti ha riferito che sono stati fissati due nuovi appuntamenti, il 6 e il 13 aprile: il primo dedicato ai giovani e il secondo alla governance dell’Inps. Tutta in salita la strada dell’Ape volontaria. Nei giorni scorsi il governo oggi ha confermato il calcolo sulla rata del prestito annunciato nei mesi scorsi pari al 4,5-4,7% per ogni anno di anticipo, ma su una media di importo dell’85% della pensione (nel caso di tre anni di anticipo) e solo per 12 mesi (mentre la rata sulla pensione si paga su 13 mesi e per 20 anni). In pratica secondo i calcoli diffusi dopo il varo del provvedimento a fine 2016 a fronte di un anticipo complessivo per tre anni di circa 39.300 euro se ne restituirebbero in 20 anni oltre 54mila (208 euro netti di rata al mese su una pensione di 1.286 euro, ma per 13 mesi). Il decreto dovrebbe prevedere un tetto di importo per la richiesta di prestito dell’85% nel caso di un anticipo di tre anni rispetto alla pensione di vecchiaia, del 90% nel caso di anticipo di due anni e del 95% nel caso di anticipo di un anno. Per chiedere l’Ape volontaria bisognerà avere almeno 63 anni di età e 20 di contributi e aver maturato un importo di pensione al netto della rata di ammortamento per il rimborso del prestito richiesto pari o superiore a 1,4 volte il trattamento minimo.

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