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Data: 25/03/2017
Testata giornalistica: Rassegna.it
Pensioni: la fase 2 inizia dai giovani

Fissato il primo incontro tra governo e sindacati. Ghiselli (Cgil) a RadioArticolo1: "Partiremo da loro, dalla necessità che essi abbiano un futuro sereno nonostante lavori poveri, precari e discontinui". La fase 1, però, non è ancora conclusa

I giornali di venerdì 24 marzo titolano più o meno allo stesso modo: “Pensioni, conclusa la fase 1 del confronto”. Ma è davvero così? “Non esattamente – spiega il segretario confederale della Cgil, Roberto Ghiselli nel suo intervento su RadioArticolo1 nel corso di ‘Italia Parla’ –. È vero che a ore verranno emanati i decreti da parte del Consiglio dei ministri, però vi sono alcuni aspetti, per noi significativi, che ancora non hanno trovato una risposta positiva. Per questo abbiamo chiesto e in parte ottenuto la disponibilità del governo a fare ulteriori approfondimenti e trovare altri strumenti per correggere alcuni aspetti che rischiano di ridurre in maniera significativa la positività delle misure, in particolare per quanto riguarda l'accesso all'Ape social e la possibilità di uscita pensionistica per i lavoratori precoci”.

Nello specifico per i sindacati sono da rivedere i criteri di accesso ai benefici per i lavoratori che hanno svolto mansioni gravose: “Costoro dovrebbero aver svolto queste mansioni – spiega il sindacalista – in maniera continuativa negli ultimi sei anni. Ma con una previsione così rigida si tagliano fuori tantissimi lavoratori, soprattutto in quei settori dove è forte la discontinuità lavorativa, come ad esempio l'edilizia, le imprese di pulizie, le cooperative sociali”.

L’altro aspetto riguarda i lavoratori disoccupati a seguito della scadenza di un contratto a termine: “La legge di stabilità prevede la possibilità di accedere all'Ape social – o a essere considerato lavoratore precoce – solo in caso di licenziamento o di dimissione per giusta causa. Quindi, un lavoratore che magari, dopo un periodo di Naspi, di mobilità, trova un lavoro a termine per qualche mese non avrebbe la possibilità di accedere ai benefici, pur avendo gli altri requisiti. Per modificare questa giustizia, non è sufficiente un decreto, ma serve una norma nuova in tempi rapidi. Il ministro Poletti ha riconosciuto fondate le nostre argomentazione e si è impegnato a verificare se vi è un veicolo normativo che consenta, in fase di approvazione, di inserire le modifiche attraverso un emendamenti. Speriamo mantenga la promessa”.

Come è noto, l’incontro del 23 marzo doveva anche servire ad aprire la cosiddetta fase 2, quella che dovrebbe riguardare le pensioni in essere e quelle del futuro. “Infatti – racconta il dirigente Cgil – abbiamo richiamato i punti fissati nel verbale del 28 settembre. Il ministro ha accolto la richiesta avanzata principalmente dalla Cgil che è quella di partire dai giovani. Il tema è quello della pensione contributiva di garanzia: cioè un sistema pensionistico che dia una prospettiva previdenziale anche a chi oggi fa lavori discontinui, precari e poveri, riconoscendo e valorizzando ad esempio il lavoro di cura e i periodi di disoccupazione”.

Un altro tema della fase 2 che stan a cuore ai sindacati riguarda la flessibilità in uscita: “Tema non risolto dalla fase 1 – riprende Ghiselli –: vi sono persone che svolgono lavori gravosi, usuranti, pesanti e che sono rimaste tagliate fuori”. Altro obiettivo importante è quello di “favorire l'adesione ai fondi di previdenza complementare che oggi, soprattutto nelle piccole imprese e in chi fa lavori parasubordinati non è agevole anzi spesso, di fatto non è consentita”. Importante anche la questione della rivalutazione e la necessità, sottolinea il segretario confederale della Cgil, “di andare a fondo nella verifica della separazione fra l'assistenza e la previdenza. A proposito dei bilanci dell'Inps, si parla spesso di un’eccessiva spesa pensionistica ma, se poi andiamo a vedere, molto spesso si considerano spese pensionistiche quelle assistenziali”.

Infine, i tempi della discussione: “Per ora – racconta il dirigente sindacale – abbiamo stabilito le prime due date del confronto: la prima, il 6 aprile, riguarderà le pensioni dei giovani; la seconda sarà sulla governance degli istituti previdenziali, in particolare dell'Inps. Altro tema molto delicato, anche perché abbiamo un presidente dell'Inps che sta facendo di tutto tranne che far funzionare bene quell'istituto”.

È ovvio, conclude Ghiselli, che una scadenza oggettiva c’è: “È quella della prossima legge di stabilità perché la fase 2 comporterà dei costi che dovranno essere coperti con la nuova legge di bilancio”.

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