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Data: 26/03/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Pensioni, così le uscite con il prestito

ROMA L'ultimo vero scoglio da superare è una sorta di franchigia per i lavori faticosi, quelli che danno diritto ad anticipare la pensione con i costi del prestito pensionistico totalmente a carico dello Stato. Tutti gli altri tasselli sono più o meno al loro posto. Agli inizi della settimana il governo potrebbe varare i tre Dpcm (decreti del presidente del Consiglio) sull'Ape social, sull'Ape volontaria e sull'uscita anticipata dei lavoratori precoci. Questo significa che dal primo maggio, sarà possibile anticipare il pensionamento a 63 anni utilizzando lo strumento disegnato dal governo nell'ultima legge di Stabilità, la cui regola generale è l'erogazione di un prestito da parte delle banche che il lavoratore dovrebbe restituire a rate mensili in 20 anni a valere sulla futura pensione. La peculiarità dell'Ape social, quella rivolta a chi ha svolto lavori faticosi, è che questo prestito è totalmente a carico dello Stato. Hanno diritto ad ottenere questa via agevolata coloro che hanno 30 anni di contributi se sono disoccupati, invalidi o con parenti entro il primo grado invalidi, o 36 anni di contributi nel caso di lavori pesanti. Per questi ultimi nei decreti attuativi, il governo vorrebbe inserire una nuova restrizione: l'obbligo di aver svolto questi lavori faticosi per almeno sei anni in via continuativa. Una proposta che ai sindacati non piace e che stanno provando ad ammorbidire. La loro alternativa sarebbe quella di calcolare i sei anni non in modo continuativo, ma sugli ultimo otto anni di lavoro. Si tratterebbe, insomma, di una franchigia di due anni. Il governo tuttavia, non sarebbe disposto a concedere più di un anno, anche se alla fine il punto di caduta potrebbero essere 18 mesi. L'altra novità è che ci saranno due finestre per presentare le domande per l'Ape. La prima scatterà il primo maggio e si chiuderà il 30 giugno. La seconda andrà dal primo luglio al 30 novembre per accogliere le domande in base alle risorse residue. Per il 2018 la data limite di presentazione, sarà invece il mese di marzo.

SCELTA LIBERA Sull'Ape volontaria, quelle che dà libera scelta ai lavoratori sia pubblici che privati di lasciare in anticipo il lavoro grazie al prestito, i dettagli che ancora mancano riguardano il tasso d'interesse che sarà applicato dalle banche che aderiranno alla convenzione per concedere l'anticipo, e il costo dell'assicurazione. Nelle sue slides di fine anno scorso Palazzo Chigi aveva indicato il tasso al 2,5%, ma secondo le ultime indiscrezioni si sarebbe già saliti al 2,75%, con la postilla che periodicamente il tasso potrà essere aggiornato. Anche il costo della polizza, inizialmente indicato nel 29% del totale del prestito, potrebbe essere rivisto al rialzo. Il governo tuttavia, ha confermato il calcolo sulla rata del prestito annunciato nei mesi scorsi pari al 4,5-4,7% per ogni anno di anticipo ma su una media di importo dell'85% della pensione (nel caso di tre anni di anticipo) e solo per 12 mesi (mentre la rata sulla pensione si paga su 13 mesi e per 20 anni). In pratica secondo i calcoli diffusi dopo il varo del provvedimento alla fine dell'anno scorso a fronte di un anticipo complessivo per tre anni di circa 39.300 euro se ne restituirebbero in 20 anni oltre 54.000: 208 euro di rata mensile al netto della deduzione del 50% concessa su interessi e polizza, su una pensione di 1.286 euro ma per 13 mesi. Il decreto dovrebbe prevedere un tetto di importo per la richiesta di prestito dell'85% nel caso di un anticipo di tre anni rispetto alla pensione di vecchiaia, del 90% nel caso di anticipo di due anni e del 95% nel caso di anticipo di un anno. Per chiedere l'Ape volontaria bisognerà avere almeno 63 anni di età e 20 di contributi e aver maturato un importo di pensione al netto della rata di ammortamento per il rimborso del prestito richiesto pari o superiore a 1,4 volte il trattamento minimo.

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