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Pescara, 24/07/2024
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Data: 26/03/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Decreto terremoto - «Bene i rimborsi per le frane. Ora pensiamo alle imprese». Il governatore D’Alfonso: «Chiederemo la sospensione per 3 anni degli oneri previdenziali e fiscali per chi denuncia una riduzione del 50% di fatturato. Un passo avanti i fondi per le verifiche sismiche»

PESCARA Questo decreto terremoto è un “quasi gol” per il presidente della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso, che assegna un voto alto al provvedimento, «nove», grazie anche al lavoro fatto dalla Regione ai fianchi del governo, con il contributo decisivo dei parlamentari abruzzesi, che hanno svolto un’attività di «custodia», ha detto D’Alfonso, «rispetto a tentativi di ingrandimenti non giustificati». Rispetto cioè ad alcune richieste delle opposizioni (e non solo) che chiedevano l’inserimento di altri comuni nel cratere (per esempio Penne) o l’istituzione di aree franche dal punto di vista fiscale per le imprese. Oggi con i nove inserimenti (Castel Castagna, Colledara, Isola del Gran Sasso, Pietracamela, Fano Adriano, Barete, Pizzoli, Cagnano Amiterno, Farindola) i comuni del cratere sono 23 per quasi 110 mila abitanti. Danni, anche importanti, si sono verificati fuori da quell’area. Ma per gli esclusi dal cratere, ha detto D’Alfonso, non va concepito un «allargamento a oltranza», ma la distribuzione di alcuni strumenti già previsti per i Comuni inclusi. Ma perché il provvedimento meriti un 10 tondo (e persino la lode, ha precisato il governatore nella conferenza stampa di illustrazione del documento, ieri in Regione) manca un passo che D’Alfonso e gli altri tre governatori delle regioni terremotate (Marche, Umbria e Lazio) affronteranno martedì a Palazzo Chigi. «Non c’è una norma», ha spiegato D’Alfonso, «che consenta, dopo la ricostruzione materiale dei territori, la ricostruzione economica». C’era in realtà già un appunto preparato dai governatori, ma problemi tra ministero delle Finanze e Unione europea ne hanno consigliato l’accantonamento. Martedì i quattro governatori torneranno a presentarla. Si tratta della richiesta di una «compressione di tutti gli oneri assicurativi, previdenziali concernenti il cuneo fiscale, dunque del rapporto tra datore di lavoro e forza lavoro». In sostanza si chiederà di sospendere per 3 anni tutti gli oneri assicurativi, fiscali e previdenziali, a condizione che l’impresa abbia subito nell’ultimo anno una riduzione superiore al 50% del fatturato a causa degli eventi calamitosi. Tra le altre misure introdotte dal decreto, D’Alfonso sottolinea la presenza di una norma, finora assente in Italia, che consente di ricostruire con aiuti pubblici le case distrutte dalle frane. «Le case demolite dalle frane trovano una copertura giuridica e finanziaria alla stessa stregua delle case distrutte dal terremoto», ha spiegato il governatore. Inoltre «per la prima volta di dà la possibilità che anche la seconda casa distrutta fuori dal cratere trovi una copertura al 100%, a condizione che sia in borghi o in centri storici». Le altre dovranno accontentarsi del 50%. Una «grande conquista», per D’Alfonso, è il fatto che «finalmente» fare le verifiche sismiche alle scuole (sono in attesa 313 istituti) sarà considerato alla stregua di un investimento e dunque sarà finanziabile dalla Cassa depositi e prestiti. Per la prima volta vengono anche stanziati fondi per i danni indiretti: venti milioni. Forse non tanti, ma è importante la «conquista giuridica» dice D’Alfonso. Perché poi ci sarà sempre tempo e modo per ottenere altri soldi. Per questo capitolo dovrà aprirsi un’istruttoria con le associazioni di categoria. Altra «vera notizia» è l’aumento delle competenze affidate ai comuni e la possibilità per questi di assumere personale per il disbrigo delle pratiche o di richiederlo in prestito alla Regione. D’Alfonso e il sottosegretario con delega alla protezione civile Mario Mazzocca hanno quindi sottolineato la velocità dei tempi. «Nel 2009 ci vollero 5 anni per arrivare a norme come queste», ha detto Mazzocca. «Certo, quel terremoto era molto più complesso, ma c’erano pezzi dello Stato, come la Protezione civile, che avevano una dotazione di strumenti, uomini e risorse oggi inimmaginabili».

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