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Data: 27/03/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Trattati, 2000 bus saltati e milioni di incassi persi: «Ma niente devastazioni»

Il centro di Roma interdetto alle auto e ai pedoni. Le corse dei bus - oltre duemila - quelle saltate, i mancati incassi per i commercianti, che stimano circa 20 milioni di euro in meno rispetto a un normale weekend. Passano le celebrazioni per il rinnovo del Trattato di Roma. E passano anche i cortei. Temuti fino all'ultimo ma scivolati poi via senza troppo clamore, con il rischio di infiltrazioni black bloc che non si è concretizzato. Complici anche i numeri: dei 25 mila manifestanti complessivamente attesi, ne sono scesi in piazza circa 15 mila. E così la Capitale si risveglia un po' stordita. Certamente provata. Ma non colpita al cuore. Qualche disagio alla fine i residenti, i turisti, i negozianti soprattutto, l'hanno dovuto pur sopportare. Sul fronte dei trasporti, della raccolta dei rifiuti, con i dipendenti dell'Ama cooptati lungo il percorso dei cortei a ripulire le strade piuttosto che impegnati a svuotare i cassonetti in periferia. In molti hanno detto addio allo shopping. Mentre chi è solito stare dall'altra parte della cassa ha anche impiegato tempo e fatica per montare sbarre in legno e in plexiglass, per una difesa delle vetrine che poi non è servita.
I PRECEDENTI Questa volta, per fortuna, restano lontane le immagini di devastazione, degrado, assedio con cui la Capitale dovette fare i conti nel 2010 e poi ancora nel 2011 e nel 2013. Conti amari. Salatissimi. Che poi nessuno ripagò, nonostante le rimostranze della Confcommercio. Sei anni fa i negozianti di San Giovanni furono costretti a fare i conti con oltre 2,5 milioni di danni provocati dalla manifestazione degli Indignati. Sabato è andata diversamente, e l'unico danno che le stesse associazioni di categoria hanno potuto ravvisare riguarda il crollo dei fatturati. «Tutto il comparto del centro storico ha vissuto una situazione di disagio - analizza Renato Borghi, commissario della Confcommercio Roma - gli incassi sono crollati del 70 per cento e si è dovuta sopportare anche la domenica ecologica che di certo, dopo una giornata di stop totale alle vendite, non ha risollevato la situazione, ma fortunatamente nessun ha dovuto far fronte a danni ai locali». Nulla a che vedere, sottolinea il numero uno di Confesercenti, Valter Giammaria, «con quanto accaduto nel 2010 durante il corteo contro la Gelmini (all'epoca ministro dell'Istruzione, ndr)»: via del Corso e piazza del Popolo furono letteralmente assalite». E a farne le spese furono i negozianti: anche in quell'occasione i danni superarono i 2 milioni di euro. «Abbiamo lavorato di meno - racconta il titolare del ristorante Assuntina in via Luca della Robbia, a Testaccio - ma poi sabato sera abbiamo comunque aperto, i tavoli non erano tutti occupati ma l'avevamo previsto».
I SERVIZI PUBBLICI La mobilità cittadina ha tenuto bene, grazie allo scarso afflusso di manifestanti e alla scelta della maggioranza dei romani, che si sono tenuti lontani dalle zone calde. Alla fine il bilancio dei mezzi pubblici parla di 33 linee deviate per quasi tutta la giornata e di una stima di oltre duemila corse deviate o limitate: ma i disagi per i cittadini, anche in questo caso, sono stati limitati. Lavoro straordinario per l'Ama, che per gli eventi di sabato ha messo in campo cento operatori, con 30 squadre incaricate di pulire le aree interessate dalle manifestazioni. Su disposizione della Questura, sono stati rimossi temporaneamente 180 cassonetti, 35 campane per la raccolta del vetro, circa 400 cestoni in lamiera e ghisa. Nelle zone interessate - da Prati all'Esquilino, a Testaccio a Monti - è stata quindi anticipata la raccolta dei rifiuti, proprio per poter rimuovere i raccoglitori. Contenuta, sui ventimila euro, la spesa straordinaria per l'azienda di via Calderon de la Barca.

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