ROMA Gaffeur Poletti. Di nuovo lui. Appena parla dei giovani, scivola. Quando tocca il tema dell'occupazione dei giovani, cioè l'argomento più importante per uno che fa il suo mestiere di ministro del Lavoro, non riesce ad azzeccare mai le parole. «I giovani che vanno all'estero? Alcuni è meglio non averli tra i piedi», fu il picco della sua tendenza alla gaffe.
Allora si scusò. «Evidentemente mi sono spiegato male, non volevo dire quello che ho detto». E ora che cosa ha detto? «Il rapporto di lavoro è prima di tutto un rapporto di fiducia. È per questo che lo si trova di più giocando a calcetto che mandando in giro dei curriculum». Lo ha detto agli studenti di Bologna il ministro gaffeur.
LA BOTTA Dando una botta all'idea che il merito, gli studi fatti, le tappe superate e i successi acquisiti nel periodo universitario e in quello successivo dei master e delle altre forme di specializzazione, possano valere più delle relazioni amicali nella ricerca e nella conquista di un impiego. Si scuserà ancora una volta? In serata il ministro si è spiegato: «Non ho mai sminuito il valore del curriculum e della sua utilità. Ho sottolineato l'importanza di un rapporto di fiducia che può nascere e svilupparsi anche al di fuori del contesto scolastico. E quindi dell'utilità delle esperienze che si fanno anche fuori dalla scuola».
«Vedo - ha proseguito il ministro - che si stanno strumentalizzando alcune frasi che ho pronunciato in occasione di un incontro con gli studenti di una scuola di Bologna - ha spiegato - per parlare di alternanza scuola-lavoro, frasi - sostiene il ministro - che gli studenti hanno compreso e condiviso nel loro significato».
Ma intanto sui social si è scatenata una mezza rivolta con una valanga di critiche. Critiche anche da alcune parti politiche ed in particolare dal Movimento 5Stelle e dal Partito della Rifondazione Comunista.
Poletti non è nuovo a polemiche del genere. In passato tra l'altro disse che «la laurea da 100 e lode è inutile a 28 anni»? Voleva dire, ma lo disse male, che i giovani non devono attardarsi negli studi, nell'interesse dell'interessato.
Forse però un ministro, in un ruolo così delicato come è quello del Lavoro, potrebbe scegliere con più cura le parole, e non farsi vanto di una semplicità da uomo del fare - ha passato una vita nelle coop - e da comunista di Imola tutto pop. Autocontrollo cercasi, insomma, per lui. Che, tra parentesi, è stato anche immortalato in una cena famosa con Buzzi, il quale come si sa il lavoro lo aveva e sapeva come procurarselo.
IL VIDEO Con un video via Facebook, Poletti si scusò delle parole sui giovani italiani che vanno all'estero. Ma non fu sufficiente. Vuole essere ironico il ministro, nelle sue uscite, e usare un linguaggio spigliato. Ma ne rimane continuamente impigliato. E poi si stupisce: oddio che ho detto? Si pensava che a causa di tutto questo, nel passaggio tra il governo Renzi e il governo Gentiloni uno dei sacrificati potesse essere proprio Poletti. Invece si è salvato.
Gentiloni sembra imbarazzato ma pare che intenda lasciarlo dove sta e non aprire un caso politico. Ma l'immagine del ministro e quella della politica hanno subito un'altra diminutio.