ROMA C'è ancora un muro alto e spesso nel confronto tra sindacati e azienda sul piano Alitalia. L'incontro tecnico di ieri al ministero dello Sviluppo economico alla presenza dei ministri Carlo Calenda (Sviluppo economico) e Giuliano Poletti (Lavoro) è servito ad approfondire i numeri, le cifre di dettaglio sugli esuberi area per area e sugli investimenti, ma non è riuscito di certo a cambiare il clima dello scontro in atto. Le posizioni sono ancora molto distanti tra sindacati e Alitalia. E non lo sono soltanto sui numeri. Non ci siamo nemmeno sui tempi. Da parte sua la compagnia, in linea con il governo, punterebbe a chiudere un accordo entro venerdì, e comunque ben prima di Pasqua, in modo da avere i tempi tecnici per sistemare, su un altro fronte, il dossier con le banche per niente disposte a nuove concessioni. L'accordo con gli istituti di credito va chiuso entro il 15 aprile, insistono le banche azioniste, altrimenti Alitalia rischia di saltare davvero, visto che avrebbe cassa solo fino a fine aprile. Ma i sindacati, da parte loro, non ci stanno a una trattativa con il countdown. La situazione critica è chiara a tutti, e l'urgenza di stringere i tempi è stata ribadita ieri anche dai ministri, ma «è impossibile che si arrivi ad un accordo questa settimana», ha detto il segretario generale della Uiltrasporti, Claudio Tarlazzi, ricordando che il 5 aprile c'è lo sciopero di 24 ore della compagnia «assolutamente confermato». La trattativa è «delicata», ha aggiunto, «e va affrontata nei tempi giusti».
Intanto il prossimo incontro è previsto per giovedì pomeriggio, sempre alla presenza dei ministri. Un primo round a cui seguirà un secondo incontro venerdì.
L'INFORMATIVA Ieri le distanze si sono confermate tali da non consentire ancora l'avvio della trattativa vera e propria. Il confronto è cominciato con una riunione plenaria tra i ministri e la delegazione aziendale guidata dal presidente esecutivo in pectore di Alitalia, Luigi Gubitosi, e i sindacati di categoria Filt, Fit, Ultrasporti e Ugl. Una riunione a cui è seguita un'altra ristretta a livello tecnico, prima del nuovo incontro con il ministro Calenda.
Sul tavolo il dettaglio degli esuberi che riguardano 2037 unità del personale di terra. Di cui circa 1.330 contratti a tempo indeterminato e il resto personale in outsourcing con una parte minima di stagionali. Il punto per Filt cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl, è che il dettaglio dei numeri ha confermato l'essenza di un piano segnato da tagli senza una concreta prospettiva di rilancio.
«Ancora una volta ci siamo resi conto si tratta di un piano di sopravvivenza». «Deve avere invece», per il segretario nazionale della Fit Cisl, Emiliano Fiorentino, «una parvenza di piano di sviluppo, altrimenti sarebbe il quarto errore a distanza di otto anni», ha insistito lo stesso Fiorentino. Che auspica una trattativa con due paletti forti: «Nessun licenziamento e un confronto sul costo del lavoro dal punto di vista contrattuale».