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Data: 29/03/2017
Testata giornalistica: Il Centro
L'Abruzzo e la crisi - Diminuisce la spesa delle famiglie. Tagli ad abbigliamento e vacanze. Il rapporto del Cresa fotografa una crisi perdurante soprattutto nei bilanci dei nuclei monoreddito e di nazionalità estera. Cresce la disparità tra aree interne e costiere e tra generazioni

CHIETI Fanno la spesa preferibilmente di domenica nei centri della grande e media distribuzione, con tendenza a orientarsi verso prodotti biologici o a chilometro zero, e a casa cucinano sempre meno. Lo rileva il rapporto confezionato dal Cresa, su un sondaggio affidato alla Doxa, che fotografa le abitudini delle famiglie abruzzesi nel periodo 2014-2015. Famiglie sempre più alle prese con gli effetti della crisi, costrette a comprimere i consumi del 10,5%, e anch’esse alle prese con un processo di profonda trasformazione, come testimonia lo studio presentato ieri nella sede della Camera di commercio di Chieti. Erano presenti il direttore del Cresa, Roberto Di Vincenzo, il consigliere regionale Camillo D’Alessandro, Fausta Emilia Clementi, e Matilde Fiocco, rispettivamente direttore e ricercatore Cresa, Antonio Di Ferdinando, amministratore delegato di Conad Adriatico, Daniele Erasmi, presidente Confesercenti Abruzzo, Marisa Tiberio, vice presidente Confcommercio Abruzzo, e le organizzazioni dei consumatori con Antonio Terenzi, presidente Federconsumatori Abruzzo e Vincenzo Zangardi, responsabile Adiconsum Abruzzo. A moderare il dibattito finale è stato Primo Di Nicola, direttore de “il Centro”. Secondo i dati del Cresa la spesa media è passata dai 2.289 euro del 2010 ai 2.049 del 2015, con una flessione del 10,5%. Le quota più consistente della spesa riguarda ancora l’abitazione (788,7 euro, pari al 38,5% della spesa), gli alimenti e le bevande analcoliche (430,9 euro, pari al 21,9%), nonché i trasporti (228,7 euro, pari all’11,2%). Se c’è da risparmiare, le famiglie preferiscono tagliare voci come abbigliamento e vacanze, anche se il budget complessivo e il peso delle singole voci dipendono, oltre che dal numero dei componenti, anche dall’età e dalla tipologia familiare. LARGO AL NONNO. La società abruzzese mostrata dall’indagine Cresa è composta dal 30% di famiglie con un solo componente. Il 25% ne ha due, il 21% tre, 19% 4 e il 5% da nuclei con più di cinque persone. Separazioni e divorzi, inoltre, hanno fatto impennare il numero delle famiglie monogenitoriali, quasi sempre costituite da madri con figli. E come ha sottolineato la direttrice, del Cresa, Fausta Clementi, anche in Abruzzo è molto diffusa la famiglia dove coabitano tre generazioni, con la figura del nonno che assume un’importanza preminente per il sostentamento del nucleo. Se le famiglie autoctone sono state costrette a tagliare le spese del 10,5%, quelle formate da stranieri che vivono nella nostra regione, spendono addirittura il 41% in meno rispetto agli abruzzesi. Sempre a proposito di differenze, il Cresa segnala la tendenza dei “locali” a bere di più degli stranieri; trend che si inverte, invece, per quanto riguarda il fumo. Gli stranieri vanno controcorrente anche per quanto riguarda l’abbigliamento: sono gli uomini, contrariamente a quanto avviene nelle famiglie italiane, a spendere di più per vestirsi. Quasi il 30% delle famiglie abruzzesi ha preferito l’acquisto di alimenti e vini Doc, Igt, Dop, con un aumento rispetto ai due anni precedenti di poco superiore al 10%. Il 71 % ha effettuato spese nei periodi di saldo. DOLCE CASA. Le famiglie con figli mostrano una maggiore attenzione alla qualità, all’ambiente e al risparmio, e sono soprattutto le monoparentali a far registrare il maggior incremento dell’acquisto di prodotti a risparmio energetico. Il 63% delle famiglie effettua la spesa di generi alimentari presso la distribuzione organizzata una o due volte la settimana, e l’importo dello scontrino è per il 93% delle famiglie inferiore a 100 euro, ma sono cresciuti del 14% gli acquisti online. Analizzando i consumi, ha osservato il consigliere regionale Camillo D’Alessandro, emerge che una parte consistente della spesa è quella destinata all’abitazione. «Questo fabbisogno», ha detto, introducendo un tema sul quale la Regione si potrebbe interrogare, «può essere aiutato da una manovra pubblica». Di Vincenzo ha sottolineato che le pubbliche amministrazioni possono fare molto, anche alla luce del fatto che, se da un lato l’export, le grandi e piccole imprese, stanno ripartendo «in maniera straordinaria, la media impresa e l’edilizia presentano ancora criticità importanti». I dati, ha osservato il direttore Di Nicola, parlano chiaramente di una trasformazione dell’istituzione famiglia, «con la tragica avvertenza che stiamo facendo l’inno al nonno, visto che in molte famiglie abruzzesi si vive e si consuma grazie al reddito degli anziani». Difficile, hanno sottolineato i presenti, far ripartire gli investimenti, e quindi creare lavoro, in mancanza di una politica seria di sviluppo delle infrastrutture, comprese quelle che riguardano i trasporti di merci e persone. GRANDE ESODO. «Senza infrastrutture il motore non riparte», ha detto Marisa Tiberio, «e questo motore poi si porta tutto dietro, anche i settori che in questo momento stanno soffrendo». Per Daniele Erasmi, i dati Cresa fotografano bene la forbice che divide la società, tra consumi sempre più di qualità, oppure, al contrario, prodotti a basso costo. A delineare un quadro alternativo è stato Antonio Di Ferdinando, ad di Conad Adriatico, che ha evidenziato come, a seguito dei terremoti e dei tragici eventi del 2016 e inizio 2017, si stia assistendo a un esodo dalle zone interne verso la costa, almeno stando ai consumi rilevati nei punti vendita della grande catena. Un fenomeno, ha detto Di Ferdinando, «destinato a perdurare».

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