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Data: 30/03/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Congedi negati bufera sull’azienda di Ballone

TERAMO Il caso del congedo parentale non concesso a due dipendenti della Baltour di Teramo andrà a finire sui tavoli della presidente della Camera, Laura Boldrini, e della Sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi. Nonché della segretaria Cgil, Susanna Camusso, e del presidente nazionale Confindustria, Vincenzo Boccia. L’oggetto è «il diritto negato – si esprimono così i segretari nazionali Filt Cgil, Alessandro Rocchi e Tatiana Fazi – ovvero la possibilità per entrambi i genitori lavoratori di astenersi dal lavoro facoltativamente entro i primi anni di vita del bambino, all’interno del Gruppo Baltour, azienda del trasporto pubblico, di cui è amministratore e titolare Agostino Ballone, presidente di Confindustria Abruzzo». I due sindacalisti denunciano un comportamento «inaccettabile e intollerabile » e sottolineano oltremodo il «silenzio e l’assenza di controllo della Regione Abruzzo, dell’Ispettorato del lavoro e dell’Inps».
Inoltre la segreteria regionale della Filt Cgil ricorda che «a violare queste norme è proprio quella parte dell’imprenditoria privata particolarmente presente nel settore del trasporto locale che, pur inneggiando costantemente alle liberalizzazioni e alle privatizzazioni, realizza profitti e utili soprattutto grazie ai finanziamenti pubblici nazionali e regionali».
Per contro, il presidente Agostino Ballone parla di regolamento di conti per un sindacato, la Cgil, in «difficoltà nella sua sede teramana messa in minoranza dalle altre sigle. Oltretutto – spiega il numero uno degli industriali della regione - stanno strumentalizzando una posizione che invece era intesa come una raccomandazione che si fa ai dipendenti per sopperire a dei momenti di grande impegno lavorativo, facendo quindi appello alla loro responsabilità nel tener conto che stanno in un’azienda di autolinee e qui vanno assicurati i servizi ».
Insomma per Ballone il caso non esisterebbe, anzi ritiene l’azione della Filt Cgil come «un’aggressione personale». E per di più, spiega, «quella disposizione infatti è stata firmata dal direttore generale, che ha una sua autonomia gestionale, io non posso essere al corrente di tutto anche se sono il rappresentante legale, tutto. Non abbiamo mai negato a nessuno un permesso, non c’è un solo caso».

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