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Data: 31/03/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Pensioni, 8 donne su 10 sotto i 750 euro

ROMA Quasi otto donne pensionate su 10 (il 76,5%), dopo una vita lavorativa nel settore privato, riceve un assegno mensile inferiore a 750 euro. Per gli uomini la situazione è già diversa: sotto quella soglia c'è il 45,1% dei pensionati maschi. Al di là delle ataviche differenze di genere che rispecchiano una delle storture del nostro mercato del lavoro, ovvero il diverso livello di retribuzione tra uomini e donne, resta il fatto che c'è una folta pattuglia di pensionati italiani che vive ai limiti della sussistenza. Complessivamente sono oltre 11 milioni e trecentomila gli assegni pensionistici (il 63%) di importo inferiore ai 750 euro. E addirittura 4 milioni e 700.000 pensioni sono sotto i 500 euro al mese. È uno dei dati più significativi dell'ultimo osservatorio Inps relativo alle pensioni 2016 dei lavoratori privati, insieme al costante aumento dell'età media per l'accesso alla pensione, al calo negli ultimi tre anni dell'incidenza della spesa pensionistica sul Pil (11,3% contro l'11,8% del 2014), e alla diminuzione del numero di pensioni erogate, scese del 2,7% negli ultimi cinque anni.
L'ESERCITO DEI POVERI
L'Inps precisa: si parla di assegni non di persone, e ci sono persone che ricevono più di una pensione oppure hanno anche altri redditi.
Resta il fatto, però, che la stragrande maggioranza dei nostri pensionati ha difficoltà ad arrivare a fine mese. Solo il 15,1% del totale esaminato (sono esclusi i dipendenti pubblici e gli ex Enpals) ha un assegno che supera i 1.500 euro al mese. E il 22% è nella fascia compresa tra 750 e 1499 euro. Forse qualcuno riceverà anche più di una pensione ma è difficile credere che possa navigare nell'oro.
Tra le varie prestazioni gli assegni più ricchi sono quelli per la pensione di vecchiaia, l'importo medio mensile è di 1,136 euro, con una differenza notevole tra uomini e donne: i primi si posizionano su una media di 1.430 euro, le donne si fermano a 767 euro in media al mese.
Se individualmente gli assegni sono bassi, complessivamente nel 2016 per pagare 18 milioni e 29.590 pensioni (14.114.464 di natura previdenziale) sono stati spesi 197,4 miliardi di euro, di cui 176,8 a carico delle gestioni previdenziali. La maggior parte delle pensioni, il 48%, è percepito nelle regioni dell'Italia settentrionale, il 19,2% al Centro e il 30,6% in Italia meridionale e Isole: il restante 2,2% è erogato a soggetti residenti all'estero. L'età media dei pensionati è di 73,7 anni con una differenza tra i due generi di 4,6 anni (75,7 anni per le donne e 71,1 anni per gli uomini).
Le pensioni di vecchiaia (comprensive anche delle sottocategorie anzianità e anticipata) rappresentano il 66,3% del totale, mentre il 26,6% sono le pensioni ai superstiti e il 7,1% quelle di invalidità. Nel corso del 2016 sono state liquidate 1.048.096 nuove pensioni, il 53,2% delle quali di natura assistenziale, per un importo totale pari a 9,4 miliardi di euro.
MENO PENSIONATI
La stretta della riforma Fornero si fa sentire sempre più. Nel 2016 le nuove pensioni di anzianità/anticipata del settore privato (requisiti richiesti 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne) sono calate del 46,4% rispetto al 2015 (84.988 contro 158.589). A usufruire di questo canale si confermano soprattutto gli uomini (55.655 nel 2016): è a loro che va il 78% del totale delle pensioni di anzianità/anticipate.
In generale l'Inps rileva «una inversione di tendenza»: mentre da gennaio 2004 a gennaio 2012 il numero delle pensioni è aumentato mediamente dello 0,7% annuo per un complessivo 6,1%, negli ultimi cinque anni è iniziato a decrescere mediamente dello 0,6% annuo, con un calo complessivo del 2,7%. Cambia però la composizione: calano le pensioni di vecchiaia e anzianità e aumentano invece le prestazioni assistenziali, in particolare le invalidità civili e le indennità di accompagnamento, passate da 2 milioni e 734.000 del 2012 a 3 milioni e 60.000 del gennaio 2017 (+1,2%), con una spesa annua in crescita da 13,7 miliardi a 15,8.

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