NAPOLI La primadonna è lei, la nera locomotiva a vapore Bayard, tirata a lucido e tenuta come un diamante prezioso dietro una grande tenda scura dove si possono vivere tour virtuali multimediali dei viaggi in treno nell'800. La Bayard è la riproduzione, realizzata nel 1939, dell'originale che, un secolo prima, percorse la prima linea ferroviaria della penisola collegando Napoli a Portici.
L'intero treno che partì quel 3 ottobre del 1839 è riprodotto e sistemato nel padiglione A, con le sue carrozze di colore rosso e verde differenti in base alle classi. Solo quella di prima classe, rossa, è al chiuso. Le altre, in verde, hanno solo una tettoia e tende laterali. A 28 anni dalla sua inaugurazione, il museo ferroviario di Pietrarsa riceve la sua consacrazione ufficiale con la visita del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dopo un brillante maquillage che lo ha trasformato in luogo da itinerario turistico consigliato. L'intera area, che dà sul mare, è un ponte di conoscenza tra l'esordio del trasporto ferroviario cominciato nel regno delle Due Sicilie e la quarta generazione dei treni cyber 4.0 italiani.
IL PONTE Un ponte tra epoche e tra Stati: quello preunitario nel Sud con la dinastia Borbone e quello unitario con la dinastia Savoia. Pietrarsa, grande fabbrica voluta nel 1844 dal re Ferdinando II di Borbone per fare a meno delle importazioni siderurgiche da Inghilterra e Francia, esisteva dunque già prima dell'unificazione italiana. Il presidente Mattarella arriva nella stazione recuperata proprio all'ingresso del museo e scende dal treno storico «Pietrarsa express» partito da Napoli, iniziando subito la visita ai tre padiglioni, attraverso la grande area all'aperto che affaccia sul mare. «Un luogo che lascia senza fiato» commenta Mattarella al direttore della Fondazione ferrovie, Luigi Cantamessa, che gli fa da cicerone.
Qui c'erano le officine, che davano lavoro nel 1847 a 500 operai, realizzando sette locomotive e tanti altri prodotti siderurgici. Fu un'idea del generale Carlo Filangieri, Una storia che la Fondazione Ferrovie italiane, costituita quattro anni fa, che gestisce il museo con tutti i siti e il materiale storico ferroviario, conosce e ha illustrato con sintesi efficace nella guida scritta realizzata per i visitatori.
Dinanzi ad un parterre di rappresentanti istituzionali della magistratura, delle forze dell'ordine e della politica, il presidente della Fondazione, Mauro Moretti, parla di Pietrarsa come una sorta di «Silicon valley di progettazione tecnologica già nel 1840», senza dimenticare che l'azienda Ansaldo, che dopo l'unità fu preferita allo stabilimento napoletano, venne fondata solo nel 1852. E aggiunge: «Pietrarsa richiamava ingegneri francesi e inglesi e fu il luogo della prima rivoluzione industriale».
Due anni dopo l'unificazione, si preferì l'Ansaldo di Genova, dopo un'allarmante relazione negativa su Pietrarsa dell'ingegnere piemontese Sebastiano Grandis incaricato dal governo di Torino. Lo stabilimento fu concesso in fitto a canoni risibili, subendo pesanti ridimensionamenti. Moretti lo ricorda: «I lavoratori, consapevoli della loro superiorità tecnologica, lottarono contro la delocalizzazione delle attività a vantaggio dell'industria del Nord voluta dai sabaudi. Lotte culminate il 6 agosto del 1863, con sette morti e 20 feriti gravi tra gli operai».
Una storia ripetuta in un discorso ufficiale, una vicenda patrimonio della storia industriale e operaia italiana sconosciuta ai più. Pietrarsa è ormai da tempo un luogo che appartiene all'identità meridionale, ma anche alla storia dell'Italia, su cui la Fondazione ha puntato con obiettivi turistici visto che nel 2016 i visitatori sono stati 65mila con incremento, rispetto all'anno precedente, del 63 per cento. Un'area di 35mila metri quadrati sul mare, un panorama da incanto, tre padiglioni che raccolgono locomotive storiche fino alla terza generazione ferroviaria.
L'eccidio degli operai di Pietrarsa, ricordato in una lapide esterna installata nel 1996 dal Comune di Portici «fu evento spartiacque, quasi dimenticato, da inserire nella questione meridionale. E qui si ricorda la storia anche delle famiglie dei ferrovieri», dice il presidente Moretti.
LA STATUA Per ristrutturare Pietrarsa, compresa la statua in ghisa di Ferdinando II , la Fondazione ha investito circa 15 milioni di euro. Sulla valorizzazione del museo, c'è l'apprezzamento anche dell'amministratore delegato delle Ferrovie, Renato Mazzoncini. Che dice: «Mi auguro che tantissimi italiani vengano a visitare questo museo, che può contribuire a far crescere la passione del trasporto ferroviario. Il treno sta prendendo le sue rivincite. Pietrarsa ha un potenziale turistico incredibile, che la visita del presidente Mattarella esalta. Questa struttura può contribuire allo sviluppo turistico di questa regione».
Questo sito, che fu industriale, può aiutare a conoscere altri tasselli di storia del Sud. Un sito che si raggiunge da Napoli in quindici minuti, con i treni metropolitani al costo di un euro e venti centesimi. Il capo dello Stato risale sul treno storico un'ora e dieci dopo il suo arrivo. Da oggi e fino a domani, Pietrarsa sarà museo porte aperte con una serie di manifestazioni. Costerà due euro l'immersione in un viaggio particolare nel passato.