ROMA «In un momento in cui la società è attraversata da dubbi e paure, cerchiamo di rassicurare il nostro Paese». Lo dice Paolo Gentiloni al Forum di Confcommercio a Cernobbio, e il modo per farlo, secondo il premier, è «lavorare per abbassare la pressione fiscale e favorire la crescita». Corollario di tale affermazione, fatta davanti alla platea dei commercianti, è che «solo aumentando la domanda interna riusciremo a garantire una ripresa massiccia della nostra economia». Solo così, insiste Gentiloni, che ribadisce «l'urgenza di ricostruire un clima di fiducia nel Paese», « si esce definitivamente dalla crisi e l'Italia riparte davvero». Rispondendo agli interrogativi sulle prossime misure del governo, il premier promette: «Continueremo a lavorare per la riduzione della pressione fiscale, lo faremo in primavera e in autunno, forse in autunno sarà un po' più difficile, ma lo faremo con le nostre misure». D'altra parte Gentiloni sottolinea alcuni «segnali positivi di ripresa», come i 700 mila occupati in più tra il 2014 e il 2017: «Un dato incoraggiante che ci spinge a continuare sulla strada degli strumenti innovativi quali il jobs act». E sulla cancellazione dei voucher, criticata dal presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, che li riteneva molto utili per il terziario, il premier dice che è stata fatta «per evitare all'Italia mesi di scontro ideologico costoso», assicurando però che il governo è impegnato per «una regolamentazione seria e diversa del lavoro saltuario e occasionale».
GUERRA DEI DAZI
Quanto alla temuta guerra dei dazi tra le due sponde dell'Atlantico, Gentiloni afferma che obiettivo del prossimo G7 di Taormina sarà «la coesione e non certo la guerra commerciale» tra le sette maggiori economie della terra «in coerenza con i principi del libero mercato». E comunque il premier invita a non vedere la minaccia dei dazi come «un incubo» dal momento che «il nostro export può fare miracoli» aggiungendo di «essere convinto che la qualità non abbia frontiere». Altro tema affrontato dal capo del governo, quello delle banche: «La messa in sicurezza del sistema bancario è fondamentale, e se ci sono stati errori da parte delle banche, bisogna che questi errori vengano riconosciuti e fatti pagare, ma non a spese dei risparmiatori». Un sistema «completamente risanato ed efficiente - sostiene il premier - è indispensabile non solo alla tutela dei risparmiatori, ma per garantire l'accesso al credito soprattutto ai piccoli e medi imprenditori».
Infine Gentiloni, su una questione spesso agitata dalla categoria dei commercianti, come la sicurezza nelle città, nega che il decreto del ministro dell'Interno Minniti abbia «profili illiberali». «Non è così, altrimenti non sarebbe stato approvato dal mio governo e firmato dal capo dello Stato. Si tratta di misure che - osserva il premier - ampliano il potere dei sindaci per impedire che comportamenti di singoli o di gruppi mettano a repentaglio la sicurezza e il decoro delle nostre città».Non una parola di Gentiloni sulle aspettative di vita del suo governo che, quasi unanimemente, viene ormai traguardata al 2018, ma è da Napoli - dove si svolge la prima assemblea del nuovo Movimento democratici e progressisti - che al premier arriva un consiglio sull'argomento: «Il governo - ha detto Pierluigi Bersani - deve arrivare al 2018. Ma per continuare a dargli la nostra fiducia ci aspettiamo che ascolti i suggerimenti di una forza che ha una cinquantina di parlamentari e che intende essere nella maggioranza. Sarà quindi opportuno, già nei prossimi giorni un incontro tra Gentiloni e i nostri gruppi parlamentari». Sempre da Napoli, ma da parte di un altro leader degli scissionisti, Roberto Speranza, una richiesta-invito viene rivolta agli ex compagni dem: «Il Pd deve dire cosa vuol fare: Se vuole l'alleanza con Verdini e Alfano la faccia, se vuole l'alleanza con Berlusconi la faccia. Se vuole rifare il centrosinistra non troverà un muro da parte nostra».