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Data: 02/04/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
«Siamo pronti a paralizzare l'Italia» In piazza la protesta dei terremotati

ROMA «Tra una settimana bloccheremo l'Italia» hanno urlato ieri mattina davanti al Parlamento. Cinquecento persone delle terre colpite dal sisma hanno manifestato riuniti dallo slogan «la Ri-scossa dei terremotati». In altre dieci aree del cratere devastato dalle scosse del 2016 ci sono stati blocchi stradali: in particolare sulla Salaria all'altezza di Grisciano (Accumoli, provincia di Rieti) e vicino ad Arquata, provincia di Ascoli Piceno, gruppi di cittadini hanno rallentato il traffico.
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Non è stata una mobilitazione di massa - in 500 erano a Roma, altre centinaia hanno invaso la Salaria, cifre modeste rispetto alle decine di migliaia di cittadini del centro Italia coinvolte dalle tre scosse dell'anno scorso - e dunque sarebbe scorretto affermare che chi ha protestato rappresenta tutti i terremotati. Ma il malessere c'è, viaggia grazie alle comunicazioni sui social network e arriva anche dai tanti ancora sono negli alberghi sul litorale marchigiano. Ieri la protesta ha raccolto il sostegno di vari gruppi politici, da Fratelli d'Italia a Forza Italia al Movimento 5 Stelle, e l'attenzione della presidente della Camera, Laura Boldrini. Sotto Montecitorio e poi al Pantheon i leader dei comitati delle quattro regioni interessate dal sisma hanno spiegato: «Vogliamo essere ricevuti dal governo e da Errani, altrimenti tra una settimana bloccheremo il Paese». Alcuni sindaci, come Sergio Pirozzi di Amatrice che oggi accoglierà la visita del principe Carlo, hanno però mostrato una certa freddezza: «Io scenderò in piazza solo se il governo non manterrà le promesse. Chiedo una no tax area per le zone colpite dal sisma. Aspetto il provvedimento promesso dal presidente Gentiloni. Se quanto annunciato non ci sarà allora sì che manifesteremo perché tutto si regge sul lavoro, ma io sono serio, e lo dico: per ora le cose si stanno facendo». Pirozzi, va ricordato, è uomo vicino a Fratelli d'Italia. Ad Amatrice poi c'è chi sostiene che a protestare a Roma siano andati soprattutto i romani che in paese hanno la seconda casa. Altri sindaci sono infuriati con il Governo, come Luca Giuseppetti, di Caldarola (Macerata): «Invito i colleghi sindaci dei Comuni veramente terremotati della provincia di Macerata a restituire insieme a me le fasce tricolori al prefetto: è impossibile pagare le ditte che hanno eseguito per le amministrazioni comunali lavori anche importanti».
Più nel dettaglio: la manifestazione La ri-scossa dei terremotati riuniva una serie di associazioni di Illica, Grisciano, Accumoli, Arquata, i comitati La terra trema, noi no, e Quelli che il terremoto. Sotto il Montecitorio hanno spiegato: «Vogliamo una risposta entro una settimana, altrimenti non ci spostiamo più dalla Salaria e bloccheremo il Paese». Una delle attiviste, Francesca Mileto: «Sono passati sette mesi di parole, c'è ancora gente che dice bravi. Ma che cosa hanno fatto? Niente». Alcuni manifestanti erano vestiti da antichi romani («Abbiamo costruito il Pantheon in 330 giorni, voi cosa avete fatto in sette mesi?», altri mostravano lo striscione con scritto «Abbandonati senza casa, lavoro e soldi». I motivi della rabbia: negozi e aziende non possono riaprire, molti allevatori non hanno stalle utilizzabili, le casette arrivano lentamente, la ricostruzione non è cominciata. Elvira Mazzarella del Comitato Illica Vive: «Nei nostri cimiteri ci sono bare divelte all'aria aperta. Hanno cominciato, dopo 7 mesi, a eliminare le macerie, senza alcuna comunicazione ai proprietari». Sabrina Fantauzzi: «Il processo di ricostruzione è incagliato nella burocrazia». Luigi Rendina, Ricostruiamo Grisciano: «Non ci sono tempi certi, le attività commerciali sono bloccate perché lo Stato chiede l'anticipo dell'Iva».

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